Madrid, Teatro Real, Stagione Lirica 2011/2012
“THE LIFE AND DEATH OF MARINA ABRAMOVIC”
Una creazione in due atti di Marina Abramovic e Robert Wilson.
Musica di Antony Hegarty e William Basinski
Interpreti: Marina Abramovic, Ivan Civic, Amanda Coogan, Willem Dafoe, Andrew Gilchrist, Elke Luyten, Christopher Nell, Kira O’Reilly, Antony Rizzi, Carlos Soto, Svetlana Spajic. Svetlana Spajic Group: Minja Nikolic, Zorana Bantic, Dragana Tomic
Musicisti: Doug Wieselman (chitarra, clarinetto, percussioni), Gael Rakotondrabe (Pianoforte, percussioni), Matmos (Tastiera elettronica, percussioni), Oren Bloedow (chitarra, basso).
Direzione musicale Antony
Regia e scene Robert Wilson
Costumi Jacques Reynaud
Luci A.J.Weissbard
Coproduzione Manchester International Festival, Theater Basel, Holland Festival, Salford City Council.
Madrid, 15 aprile 2012
“The Life and Death of Marina Abramovic, è un’opera? Questa è la domanda che si sono sicuramente posti tutti gli spettatori, in particolare gli abbonati alla stagione lirica del Teatro Real, dopo che si sono trovati nel cartellone questo titolo. Chiaramente questa non è un’ opera, ma “uno spettacolo con musica”, come l’ha definito dal direttore artistico Gerard Mortier. La presenza di questo lavoro tra le opere non ha mancato di dare vita discussioni alquanto accese, alle quali ancora Mortier ha risposto affermando che questa è “un’opera del nostro tempo” come in passato lo erano quelle di Mozart, Wagner, o ancora di Philip Glass, John Adams o Oswaldo Golijov che incarnano la continuità e l’evoluzione del melodramma. Una scelta sicuramente affascinante nel suo essere radicale e trasgressiva, ma Mortier non ha però spiegato come mai, rispetto agli altri titoli in cartellone, questo avesse un costo dei biglietti significativamente inferiore, che non ha comunque salvato da una fuga di spettatori al termine della prima parte.
Marina Abramovic non è nuova a questo tipo di operazione sulla sua vita , oggetto di rappresentazione teatrale. L’ormai leggendario Bob Wilson con lo straordinario supporto musicale del pittore e compositore Antony e di Svetlana Spajic (dal 2005 assidua collaboratrice di Marina Abramovic), ha creato uno spettacolo visivamente tutto costruito sul contrasto luci e ombre che creano creano o amplificano degli spazi che diventano ambienti. Quasi inutile dire che ci trova ad assistere a uno spettacolo nel quale confluiscono tutti i mezzi di espressione artistica: dalla pittura e scultura, al mondo dell’audiovisivo, interpretati nei modi più vari e disparati. E’ un modo strano, fatto anche di dolore, di sofferenza. Già dall’inizio, la prima cosa che si intravede, sono dei cani che, con movimenti nervosi, cercano del cibo tra le osse sparse di tre cadaveri. Da questo angoscioso momento, passiamo a scene di grande bellezza guidati dalla voce del narratore che i magistralmente incarnato dall’attore americano Willem Dafoe.
Una dizione attoriale perfetta sottolineata da una espressività fisica di forte impatto. L’atteggiamento da prendere quando si assiste a questo genere di spettacolo, è quello di lasciarsi sedurre, senza complessi e senza volere cercare razionalmente di cercare dei significati reconditi, ma seguire solo le suggestioni che arrivano dalla scena. Sia Wilson che la Abramovic non pensano affatto di dovere dare una spiegazione, ma semplicemente di godere o soffrire, secondando il proprio istinto. A tale proposito, la Abramovic esprime un chiaro esempio: “Quando camminiamo attraverso un prato e sentiamo il canto di un uccello, ne cerchiamo il significato?…Viviamo una sensazione”.
La musica di Antony Hegarty con la collaborazione di William Basinsky e l’importante supporto di Svetlana Spajic è molto bella e riesce a catturare l’ascoltatore, anche se le loro voci sono amplificate e la cosa appare piuttosto anomala in un teatro d’opera. E’ una musica, piena di poesia, quella interpretata dal cantante inglese, così come fortemente evocative sono le melodie serba cantate da Svetlana Spajic e il suo gruppo. Un momento particolarmente degno di nota, un duetto tra Antony e il controtenore Christopher Neill. Uno spettacolo di indubbia valore artistico, aldilà delle polemiche, sicuramente degno di un palcoscenico importante, che ha comunque scosso e creato un dibattito sulle scelte e gli sviluppi artistici dei teatri d’opera.