Jesi, Teatro Pergolesi, XII Festival Pergolesi Spontini
“LA FUGA IN MASCHERA”
Commedia per musica su libretto di Giuseppe Palomba.
Musica di Gaspare Spontini
Revisione critica a cura di Federico Agostinelli. Edizioni Fondazione Pergolesi Spontini
Elena RUTH ROSIQUE
Olimpia CATERINA DI TONNO
Corallina ALESSANDRA MARIANELLI
Nardullo CLEMENTE DALIOTTI
Marzucco FILIPPO MORACE
Nastagio ALESSANDRO SPINA
Doralbo DIONIGI D’OSTUNI
I Virtuosi Italiani
Direttore Corrado Rovaris
Regia Leo Muscato
Scene Benito Leonori
Costumi Giusi Giustino
Luci Alessandri Verazzi
Nuovo allestimento, in coproduzione con Teatro di San Carlo di Napoli
Prima esecuzione in epoca moderna
Jesi, 31 agosto 2012
Nel corso della conferenza stampa che ha presentato il XII Festival Pergolesi Spontini nelle Sale Pergolesiane del Teatro Pergolesi di Jesi è stato mostrato per la prima volta ai giornalisti il manoscritto autografo di Gaspare Spontini con la partitura de La Fuga in maschera, acquistato dal Comune di Maiolati Spontini, e oggetto della revisione critica nelle Edizioni Fondazione Pergolesi Spontini. Il Festival ha poi curato la l’esecuzione dell’opera in scena allo stesso Teatro Pergolesi di Jesi in prima esecuzione in epoca moderna e con nuovo allestimento: la prima, il 31 agosto scorso, in coproduzione con il Teatro San Carlo di Napoli. L’interesse musicologico per l’evento richiede qualche notizia in merito: il manoscritto autografo dell’opera di Gaspare Spontini, ritrovato nel 2007 a Londra presso una casa d’aste, è il depositario di una musica mai più ascoltata dal 1800. L’opera fu rappresentata un’unica volta al Teatro Nuovo sopra Toledo a Napoli per la stagione di carnevale di quell’anno e poi scomparve nel nulla per oltre due secoli fino a quando, nel luglio del 2007, al mercato antiquario londinese riapparve il manoscritto autografo con la chiara firma in prima pagina di Gaspare Spontini. Queste le circostanze del ritrovamento della commedia per musica scritta dal compositore maiolatese nei suoi anni d’esordio, nel travagliato periodo successivo all’avvento della Repubblica Napoletana del 1799, e pochi mesi dopo la messa in scena de “La finta filosofa” sempre a Napoli. Dell’opera era sopravvissuto solo il libretto di Giuseppe Palomba, pubblicato in occasione della prima esecuzione, ed un’aria di Corallina, pubblicata a stampa in una raccolta di arie italiane per canto e pianoforte. Poi, l’eccezionale ritrovamento nel 2007, quando un’importante antiquaria inglese, Lisa Cox, mise all’asta il manoscritto autografo e il Comune di Maiolati Spontini lo ha acquistato. L’importanza del ritrovamento, oltre al fatto che ci consente di conoscere meglio il periodo giovanile del compositore, il più oscuro della sua carriera, consiste anche nel fatto che si tratta di un manoscritto autografo, ottimamente conservato e redatto nello stile grafico chiaro e ordinato tipico di tutti i manoscritti spontiniani. La prima esecuzione in epoca moderna è quindi anche frutto della revisione critica di Federico Agostinelli per le edizioni della Fondazione Pergolesi Spontini. L’orchestrazione comprende gli archi, due oboi, un clarinetto, un fagotto e due corni e una isolita parte per arpa.
La trama, fitta di equivoci e malintesi ( troppo lunga e complicata per esporla tutta qui) vede in azione un pittore fanatico, una giovane “spiritosa e di alte idee”, un medicastro, un grazioso contadino, una ragazza girovaga con la lanterna magica in una girandola di episodi molto divertenti tra avventure amorose, travestimenti, sedute spiritiche e una festa di carnevale che dà il titolo all’opera. Alla fine l’ingenuo Marzucco sposa la giovane ed interessata Corallina, Elena, figlia di Marzucco, furba ed interessata, ottiene le sue nozze con Nardullo fratello di Corallina, ed anche Olimpia, cugina di Elena, riesce a sposare Doralbo, il ciarlatano che viene a sua volta ingannato dalle due donne. L’azione è ambientata in casa di Marzucco, “un vecchio padre autoritario e ostinato, alle prese con le nozze della figlia, una giovane poco avvenente destinata sposa a un tipetto decisamente ambiguo. L’arrivo in casa di un contadinello squattrinato, e di una fanciulla con le idee fin troppo chiare, porta lo scompiglio tra le mura domestiche. Come da prassi, si ruzzola dentro un turbinio di fraintendimenti, in un ritmo frenetico di eventi, lazzi e comportamenti grevi in cui tutti fanno di tutto per sembrare altro da ciò che in realtà sono”. Numerosi sono i riferimenti al loro mondo contemporaneo, e nella finzione teatrale – spiega il regista Leo Muscato – “Marzucco diventa la parodia di un gangster imbranato, circondato da tre scagnozzi inadeguati a qualunque mansione siano loro destinati; Elena una goffissima fanciulla “costretta” in un abito troppo elegante che stropiccia di continuo; Olimpia, una donzella che si sente delicata come un fiore, ma si muove solo se scortata da un bodyguard; Nardullo si comporta come Pulcinella ma è vestito da punkabbestia; Corallina, furba come poche, si spaccia per maga vestendosi come le Winx; Doralbo, sembra l’imitatore sfigato del Mago Otelma e Nastagio è un servitore che si sente Rodolfo Valentino”. Questo inquadramento dei personaggi ad opera del regista, che si è ben guardato dal riprodurre certe grazie settecentesche, è stato abbinato a una musica che è sorprendentemente anticipatrice di quella rossiniana. Che Spontini anticipi Rossini non è una novità, tuttavia è interessante notare come proprio dal giovane Spontini escano i tratti salienti del compositore ottocentesco, sempre attento agli umori del pubblico e pronto a ripensare e rettificare qualche passo della sua opera non gradito ad un pubblico sempre più borghese e sempre meno acquiescente ai dettami estetico-musicali della aristocrazia. Un teatro, quello della Fuga in maschera, che è votato a strappare la risata piena anziché il sorriso, utilizzando espedienti al limite del grossolano e del raffazzonato.
La musica tuttavia è la vera protagonista dell’opera: i caratteri vocali si specializzano ulteriormente (la coloratura diventa solo appannaggio delle parti femminili), nell’orchestra emergono diversi timbri e colori, come quello dell’arpa e si percepisce lo slancio verso quello che sarà il crescendo rossiniano. Sotto l’eccellente direzione di Corrado Rovaris, i Virtuosi Italiani hanno brillato particolarmente nel rendere efficace la pienezza dell’orchestrazione spontiniana e nel sottolineare i punti di forza dello spartito: strette finali, formule cadenzanti, timbriche diverse nelle scene d’insieme. La compagnia di canto era particolarmente adeguata e nessuno emergeva, dando invece l’impressione di un’accurata operazione di laboratorio lirico-teatrale e di un equilibrato lavoro d’èquipe: Ruth Rosique nella parte virtuosistica di Elena, Alessandra Marianelli in Corallina, un ruolo da vero soprano soubrette, e Caterina Di Tonno in Olimpia hanno dato un credibile carattere vocale ai personaggi, così Filippo Morace, che ha messo in campo doti di basso “parlante”, indi Clemente Daliotti, nella tipica parte in napoletano di ascendenza pergolesiana, si è impossessato bene del ruolo del contadino naif che viene irretito dalla società cittadina; il tenore Dionigi D’Ostuni in Doralbo, più in difficoltà per la messa a fuoco del timbro nella prima parte dell’opera, ha poi ben delineato la parte con efficacia e infine Alessandro Spina ha mantenuto lo stesso taglio brillante con un Nastagio vocalmente eclatante e sonoro. Il bel successo riscontrato alla prima è dovuto anche alle agili e frizzanti trovate sceniche con i morbidi chiaroscuri dei velatini, le luci ammiccanti e le agili proiezioni che davano effetto ai numerosi cambi di scena a vista.
