Trieste, Teatro Verdi, Stagione Sinfonica 2012
Oleg Caetani interpreta Sostakovic e Čajkovskij
Orchestra della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste
Direttore Oleg Caetani
Violino Kyoko Takezawa
Dmitrij Šostakovic: Concerto nr.1 per violino in la minore op. 77
Petr Il’Ic Čajkovskij: Sinfonia nr.6 in si minore op.74 (Patetica)
Trieste, 15 settembre 2012
Trascinante e quasi perfetto! Questo posso dire del concerto che ha inaugurato la Stagione Sinfonica 2012 della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. In programma il “Primo concerto per violino in la minore op. 77” di Dmitrij Sostakovic e la “Sesta sinfonia in si minore op. 74 (Patetica)” di Petr Ilic Cajkovskij. La replica di sabato 15 settembre alla quale ho assistito, è iniziata con qualche minuto di ritardo a causa delle fila di persone in attesa di acquistare il biglietto: mi sembra uno dei segnali più interessanti visto il deserto che, generalmente, “riempiva” le stagioni sinfoniche precedenti. Evidentemente il livello della solista o i titoli in programma hanno perfettamente funzionato da richiamo anche per i più pigri, che, sicuramente, non si saranno pentiti di aver rinunciato al mare o alla classica passeggiata.
Il concerto iniziava con il brano di Sostakovic è mai ho sentito l’Orchestra del Teatro così coesa, e quasi in competizione, con il violino inarrivabile e sublime suonato da Kyoko Takezawa. La Signora ci ha regalato 45 minuti di pura emozione, portandoci a vibrare come lo strumento nelle sue mani. Il primo tempo, Notturno, ci avvicina quietamente alla musica di Sostakovic, mentre già dal secondo il ritmo incalza per arrivare alle pause, ai silenzi che precedono l’incantevole momento solistico durante il quale l’orchestra tace e il teatro viene invaso dalla tecnica strabiliante e sicura della violinista giapponese: momenti indimenticabili che nutrono le nostre orecchie e i nostri occhi che si beano nel vedere come la Takezawa vive e interpreta la musica che lei stessa produce e che le sconquassa il corpo. Arrivati al finale siamo pervasi dalla stessa fatica che devono aver provato gli esecutori sul palco, tanto è il coinvolgimento e il trasporto. Toni, mezzitoni, sussurri, silenzi: tutto sembra perfettamente calibrato e corretto. La collaborazione con l’Orchestra del Verdi è notevole, grazie anche alla guida sicura del Direttore, il Maestro Oleg Caetani, uno specialista del repertorio russo che deve aver assorbito e perfettamente digerito durante i suoi studi a San Pietroburgo. La sua direzione è elegnate come la figura e come il suo gesto: mai esasperata ma generosa, ordinata ma vissuta.
Questa opera di Sostakovic, per me al primo ascolto dal vivo, accresce la curiosità di conoscere e ascoltare anche le altre, assieme alla sensazione di aver assistito ad un concerto unico per magia pura, in cui tutti gli elementi si combinano perfettamente: orchestra, direttore, solista….fantastico! Tanto per dimostrarci ancora come la grandezza di un’artista non si limiti ad un autore o al proprio autore preferito, la Takezawa ci regala come bis un delizioso Largo da una Sonata di Bach e dimostra, se ce ne fosse bisogno, che per lei 1700 e 1900 sono ugualmente affrontabili e perfettamente idonei alla sua classe e levatura di interprete.
Meno “perfetta” l’esecuzione della “Patetica” di Caikovsij, pagina molto più conosciuta e, come tale, più soggetta a comparazioni con altri direttori. L’interpretazione del Maestro Caetani perde il precedente aplomb e sembra voler togliere pathos e accenti al tema che percorre tutto il Primo movimento: tempi troppo affrettati e poco respiro, poca enfasi a sottolineare il languore del tema. Sembra essere rimasto impressionato dalle note del compositore che scriveva: “Primo movimento. Passione impulsiva, fiducia, sete di attività. Deve esere breve”. In verità, poi, rivoluzionò di molto questa idea rendendo il Primo movimento lungo il triplo degli altri. Ma Caetani sembra attenersi a queste indicazioni e tira via. Anche il Secondo movimento sembra caratterizzato dalla fretta mentre gli ultimi due ritrovano la calma e il giusto respiro, almeno per il mio gusto, ovviamente! Altro piccolo appunto è destinato al volume con cui l’orchestra suona questo Cajkovskij, in alcuni momenti sembra richiamare pagine verdiane che, invece, gli sono molto lontane. Gli ottoni sono troppo presenti, specialmente nel Primo movimento mentre nel proseguo dell’interpretazione sembrano più adeguati. Tutta la delicatezza e l’interiorità cui ci aveva abituato in Sostakovic, qui sembra persa e sommersa dalla voglia di clangore. A parte una piccola sbavatura in Cajkovskij, l’Orchestra triestina apre la Stagione Sinfonica 2012 dimostrando bravura e competenza tecnica, coesione e rigore alla partitura e alla lettura del Direttore. Sala abbastanza piena, pubblico plaudente, ma non pienamente convinto.