Un’illustre parterre di giurati provenienti da alcuni dei Teatri più importanti e prestigiosi del Mondo ha seguito le selezioni di oltre cento candidati, in fase semifinale e finale, al 26° Concorso Lirico Internazionale “Iris Adami Corradetti” lo scorso 13 ottobre presso il Teatro Comunale G. Verdi di Padova.
Presidente di Commissione era il soprano Mara Zampieri, Direttore artistico del Concorso Federico Faggion coadiuvati da: –Peter Mario Katona (direttore artistico Teatro Covent Garden di Londra); Christoph Seuferle (direttore artistico Deutsch Opera di Berlino); Sophie De Lint (direttore della programmazione artistica del Teatro dell’opera di Zurigo); Boris Ignatov (responsabile casting Teatro Real di Madrid); Plamen Kartaloff (sovrintendente Teatro di Sofia); He-Ion Seo (docente dell’Università Nazionale di musica di Seul); Renate Kupfer (consulente casting); Fortunato Ortombina (direttore artistico Teatro La Fenice di Venezia); Paolo Gavazzeni (direttore artistico Fondazione Arena di Verona).
La lunga serata ha visto in successione i 9 finalisti (4 coreani, 3 italiani, un’albanese e un brasiliano) proporsi in due arie scelte dalla Commissione in base al repertorio presentato e richiesto dal Bando. A stemperare la tensione dei candidati è servita la disinvoltura di Alberto Terrani, dei suoi interventi e delle sue domande da abile dominatore di palcoscenico e presentatore. Grande la partecipazione del pubblico, attento e critico, che di tanto in tanto si lasciava sfuggire sonori commenti sulle qualità, offerte o mancate, dei concorrenti in gara.
L’accompagnamento orchestrale era affidato all’Orchestra Filarmonia Veneta diretta dal M° Francesco Rosa. Non si possono spendere grandi elogi sulla prestazione di questa sempre numerosa Orchestra, nemmeno a ragion del fatto che il repertorio era assolutamente di tradizione. L’intonazione spesso oscillante sembra diventare una ferma caratteristica che li contraddistingue da tempo. Sulla mancata sincronia con i cantanti, invece, si può dedurre, e dunque affermare, che le ragioni siano ascritte alla scarsità di tempo a disposizione per l’assemblaggio.
Tre i premi ufficiali stanziati per un totale di Novemila Euro. Il III Premio è andato al soprano coreana Eunjung Lee e alla sua interpretazione di “Morrò, ma prima in grazia” e “Un bel dì vedremo”. Una premiazione inaspettata, non solo per l’esecuzione eccepibile e manieristica ma soprattutto per una vocalità un po’ trattenuta e talvolta soffocata, che ha mosso un applauso di circostanza e qualche commento di disapprovazione.
Il II Premio di Tremila Euro è andato al basso ventenne di Messina Cristian Saitta. Nonostante l’emozione, che a più riprese ha determinato qualche scollatura tra il canto e l’orchestra, il giovane ha dimostrato notevole capacità vocale e tecnica nell’esecuzione dell’aria mozartiana “La vendetta” e nel Simon Boccanegra “Il lacerato spirito”. Molto bello il registro medio grave; un po’ più istintivo e insicuro quello acuto e di passaggio. Ma gli si perdona volentieri, mentre si sarebbe stati molto più spietati con un registro di soprano. Di certo la commissione ha premiato l’avvenire di questo giovane volendone incalzare lo studio e la determinazione. A lui sono state assegnate anche due borse di studio: una offerta dal Circolo della Lirica di Padova e una da un anonimo benefattore presente tra il pubblico.
La vittoria del I Premio di Cinquemila Euro è andata al soprano coreana Eunhee Kim, che si è esibita senza particolari distinzioni in “Vissi d’arte” e “Pleurez, mes yeux” (Le Cid di Massenet). L’esecuzione dei brani -per ciò che concerne la vocalità- è avvenuta in modo ordinato e preciso senza un particolare contrasto di colori ed espressività. Buona la pronuncia italiana, un po’ meno quella francese. La qualità vocale di certo gradevole, come per buona parte dei registri vocali della Corea, non misurava un particolare volume sonoro.
Un appunto speciale, invece, quanto meno di merito, va per Francesca Dotto -soprano trevigiano-, che ha ottenuto (con “Mercè dilette amiche” ed “E’ strano”) il più caloroso consenso del pubblico e, come il giovane basso messinese, due borse di studio: una offerta dal Circolo della Lirica di Padova e una da un anonimo benefattore presente tra il pubblico, e un concerto premio a Monselice. Non è passato inosservato alla risposta del pubblico, benché ripagato solo da scroscianti applausi, nemmeno il giovane tenore Max Jota: col suo timbro piacevole ha esibito una voce superba e un’ottima interpretazione (“La fleur que tu m’avais jetée” e “Pourquoi me réveiller”) nonostante un’indisposizione dell’ultima ora. Né infamia né gloria per gli altri finalisti: il mezzosoprano Alessia Nadin, i soprani Dorela Cela, Yasko sato e il tenore Sang Jin Kim.
L’atteso ritorno del Concorso per due anni aveva forse alzato le aspettative di un pubblico di intenditori e appassionati? A chiusura della serata, emergevano qua e là commenti di sorpresa rispetto all’assegnazione della vittoria e qualche serio interrogativo sulla qualità dei concorrenti accorsi da tutto il mondo. Data la linearità e non distinzione dei vincitori, a parte il giovane talento in divenire di Saitta, i finalisti erano davvero i migliori concorrenti tra gli oltre cento candidati presenti all’inizio della settimana? Esiste un criterio oggettivo di valutazione di questi giovani cantanti o si rimane nella esclusione-selezione soggettiva o, peggio, sulla “manovra” di ritorno meramente economico? Al piacere per le sempre apprezzate musiche del melodramma, sembra quasi inevitabile che a queste circostanze concorrenziali si abbini talvolta un malcontento pressoché generale. Rimane viva la speranza che questi giovani possano tuttavia rendere onore alla vittoria strappata offrendo un’arte ricca di sfumature ed emozioni di lunga durata.