Brescia, Teatro Grande: “L’italiana in Algeri”

Brescia, Teatro Grande – Stagione d’Opera e Balletto 2012
“L’ITALIANA IN ALGERI”
Dramma giocoso in due atti su libretto di Angelo Anelli
Musica di Gioachino Rossini
Mustafà
ABRAMO ROSALEN
Elvira SONIA CIANI
Zulma ALESSIA NADIN
Haly DAVIDE LUCIANO
Lindoro ENEA SCALA
Isabella CARMEN TOPCIU
Taddeo BRUNO TADDIA
Orchestra de “I Pomeriggi Musicali”
Coro del Circuito Lirico Lombardo
Direttore Francesco Pasqualetti
Maestro del coro Diego Maccagnola
Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
ripresa da Paolo Panizza
Light designer Paolo Panizza
Movimenti coreografici Isa Traversi
Coproduzione Teatri del Circuito Lirico Lombardo
Brescia, 24 novembre 2012
L’aspetto migliore di questa produzione de “L’italiana in Algeri” è costituito dall’allestimento firmato, nella sua totalità, da Pier Luigi Pizzi, qui ripreso dal regista Paolo Panizza. Lo spettacolo si segnala per una regia brillante e raffinata, coadiuvata da una struttura scenica semplice, ma efficace. I costumi di foggia mediorentale, realizzati in colori accesi (il viola e l’arancione spiccano con particolare evidenza) risultano piacevoli all’occhio e si sposano con i fondali in un blending cromatico suggestivo.
L’apertura del sipario all’inizio dell’opera rivela Elvira e Zulma che se la raccontano in un bagno turco, circondate da uno stuolo di eunuchi immersi nei caldi vapori, con tanto di asciugamano sulla testa. Si prosegue con l’entrata in scena di Lindoro, schiavo domestico con secchio e spazzolone che canta la sua aria mentre pulisce il pavimento, quasi fosse la versione maschile di Cenerentola. Poi Isabella, con blusa marinara, gonna-pantalone e cappello con visiera (il tutto rigorosamente nero) che s’impadronisce di una frusta e ad ogni schiocco dell’arnese, allontana con gesto autorevole gli eunuchi curiosi ed impauriti, dimostrando immediatamente di quale pasta sia fatto il suo personaggio. Fino al quintetto “del caffè”, dove i protagonisti accompagnano ritmicamente il canto con un sonoro tintinnio di tazzine e cucchiaini dall’effetto spiritoso e musicalmente gradevole.
Le idee, insomma, non mancano e, soprattutto, riescono a vivacizzare la storia, senza appesantirla. Pesantezza che, invece, si è fatta sentire nella comicità esagerata e clownesca, tutta versacci e mossettine, di Taddeo. Bruno Taddia opta per un’interpretazione del “buffo” che risulta vecchia di almeno cinquant’anni: costantemente sopra le righe ed estremamente ruffiana, nonché supportata da una voce ruvida nel centro e sbiancata in acuto. Ciononostante, l’esuberanza della sua performance gli è valsa moltissimi applausi da parte di un pubblico divertito.
Il Mustafà di Abramo Rosalen è più misurato nella mimica e possiede una vocalità di basso sonora ed abbastanza scura; purtroppo il cantante appare in seria difficoltà nella tenuta ritmica ed esibisce un’emissione discontinua e molto a malpartito nelle agilità richieste.
Carmen Topciu (Isabella) è un mezzosoprano dal timbro corposo e vellutato ed attrice moderatamente simpatica. La voce si mantiene morbida nel medium e denota belle vibrazioni nei primi acuti, stirandosi appena nelle note più estreme. Ciò che spiace all’ascolto, invece, è la tendenza della Topciu ad affossarsi nella fascia grave e, anche qui, alla spianatura di qualsivoglia agilità: più evidente nella cavatina d’ingresso, meno nella grande aria conclusiva “Pensa alla patria” che, anzi, le riesce piuttosto bene; tuttavia, pure nel suo caso, non è possibile parlare di vocalità rossiniana fatta e finita. Enea Scala nei panni dell’innamorato Lindoro è dotato di notevole presenza scenica e compone un ottimo ritratto del personaggio, soprattutto grazie ad una vocalità elegante e ad un’emissione molto ben rifinita. Incantevole, ad esempio, il legato con cui realizza la prima parte dell’aria, mentre, nel settore acuto, la voce riesce ad espandersi in modo ampio e calibrato. Perfette le parti di fianco: Davide Luciano (Haly), Alessia Nadin (Zulma) e Sonia Ciani, un’Elvira intonatissima e svettante.
Il giovane direttore d’orchestra Francesco Pasqualetti dirige molto bene una compagine strumentale leggera e vaporosa, capace di alcune sfumature interessanti e di dinamiche convincenti. Molto buono il Coro del Circuito Lirico Lombardo, con un plauso particolare alla sezione dei tenori.

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