Trieste, Teatro Giuseppe Verdi, Stagione Lirica e di Balletto 2012
“La bella addormentata”
Balletto in tre atti con un prologo e un’apoteosi
di I. Vsevolozhskij e M. Petipa da un racconto di Charles Perrault
Coreografia Marius Petipa con frammenti coreografici di F. Lopukhov e Y. Grigorovich
Musica Petr Ilic Cajkovskij
Principessa Aurora KATERINA HANJUKOVA
Principe Désiré ANDREJ GURA
La fata dei Lillà KATERINA KOZACENKO
Carabosse ROMAN ZAGORODNYI
Principessa Florina KATERINA KUHAR
Uccellino Azzurro IVAN BOJKO
Orchestra del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Direttore Mykola Diadiura
Scene e costumi Maria Levitzkaia
Trieste, 14 dicembre 2012
Chiusura con i contro fiocchi per questa brillantissima Stagione 2012!! La Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste regala ai ballettomani triestini – pochi e disattenti alla prima – un balletto di alto livello qualitativo e artistico: la Bella addormantata nell’interpretazione del Balletto dell’Opera di Kiev. Parliamo di una delle poche compagnie dell’ex Unione Sovietica che continua a tenere alto il nome della danza accademica in occasione di tutte le sue tournée internazionali. Niente a che vedere con le varie compagnie russe, moscovite, ecc. raccattaticce, formate principalmente da allievi appena diplomati o da danzatori a fine carriera, caratterizzate da solisti discutibili e primi ballerini appena decorosi. Questa compagnia è tutt’altra cosa. Abbiamo visto solisti di ottima, eccellente scuole, prime ballerine comme il faut a iosa e un allestimento degno di rispetto. Si vede che alle sue spalle c’è un vivaio di indubbia qualità, ma andiamo per ordine. La versione in scena è tipicamente russa: Carabosse, la strega cattiva, è interpretata en travestì da Riìoman Zagorodny (a dire il vero con una mimica poco comprensibile e molto “vecchio stile”); la partitura subisce i tagli tipici del periodo sovietico; c’è l’immancabile presenza dei personaggi delle favole nel divertissement del III atto, eluse o molto ridotte nelle versioni occidentali. Restiamo delusi solo dalla pantomina, un tempo caposaldo della scuola sovietica, ora veramente poco chiara anche per gli addetti ai lavori: chissà quanti dubbi ha creato a chi frequenta raramente l’arte di Tersicore. Per il resto la versione coreografica è estremamente fedele a quella rappresentata dal Balletto del Bolshoj di Mosca o del Mariinskij di San Pietroburgo.
L’allestimento scenografico è sfarzoso quanto basta, pur essendo fatto di soli fondali e tele dipinte: molto suggestivo, gradevole e strappa applausi. I costumi sono lontani dal gusto occidentale, ma di effetto. Entrambi sono ad opera di Maria Levitzkaia. Passando agli interpreti, dobbiamo prima di tutto lodare un corpo di ballo ineccepibile, compatto, sempre unisono e di grande presenza: sa sottolineare le danze di carattere, esaltare i momenti di danza puramente accademica: questa l agrandezza di una buona compagnia…la capacità di rendere al massimo il repertorio a loro affidato: bravi a tutti! Meriterebbero quasi una menzione individuale…
Possiamo poi parlare della Principessa Aurora di Katerina Hanjukova: bella, giovane e radiosa come il ruolo richiede. La variazione dell’ingresso ha risentito del nervosismo della prima su di un palcoscenico sconosciuto, ma già nello splendido Adagio della Rosa ci siamo accorti di essere di fronte ad una Prima Ballerina di mestiere e di rango. Musicale, studiata e accurata in molti dettagli, evidenzia un lavoro di piedi insolito nel panorama ex-sovietico. Il Principe Désiré era un fisicamente prestante Andrej Gura, impressionante all’ingresso per i suoi leggeri, ma generosi grands jetés. Però si perde nel corso dello spettacolo, fino ad appannarsi nel terzo atto, bianco vestito: di lui resta un gran fisico e una bocca ansante, simil pesce. La Fata dei Lillà è stata interpretata da una splendida Katerina Kozacenko: bella come il ruolo richiede; elegante come possiamo immaginare una fata; tecnicamente ineccepibile e dotata di grande mestiere; elegante e sorridente, riesce a riscaldare la fredda platea del lirico triestino con una prestazione veramente ineccepibile. Nel pas de deux detto “dell’Uccellino Azzurro”, abbiamo potuto ammirare una notevole coppia di Primi Ballerini: lei, la Principessa Florine, è Katerina Kuhar, che vedremo nelle prossime recite nel ruolo principale e che immaginiamo, come in questo ruolo, luminosa, precisa e fluida; lui, l’Uccellino Azzurro, è stato un brillante Ivan Bojko, nome di cui a nostro avviso sentiremo ancor parlare! Dotato di tecnica brillante e potente, con un ballon prodigioso, bello e sorridente, strappa il primo “bravo” della serata. L’orchestra del Verdi affronta svogliata la splendida, maestosa partitura di Cajkovskij. O meglio: ogni tanto suona benissimo e ogni tanto perde corpo…i fiati migliorano riscaldandosi, ma spesso ci riportano alla realtà con passaggi non proprio encomiabili. Li guida Mykola Diadiura: sicuro, attentissimo a quanto accade in palcoscenico, ma anche a mantenere compatta l’orchestra e la linea melodica tardo romantca di questo splendido balletto del grande maestro russo, noto ai più proprio per lo splendido trittico ballettistico. Insomma, bellissima serata. Veramente! Pubblico da prima, disattento e poco partecipe. Speriamo di rivedere questa compagnia in altri titoli.