Ravello , Belvedere di Villa Rufolo, Ravello Festival 2013
“DADA MASILO’S SWAN LAKE”
Direzione artistica e Coreografia Dada Masilio
Musiche di P. I. Ĉajkoskij, Steve Reich, René Avenant, Camille Saint-Saëns, Arvo Pärt
Interpreti: Dada Masilo, Llewellyn Mnguni,Sonzego Mclizeli, Ipeleng Merafe, Bailey Snyman,Nicola Haskins, Carlynn Williams,Nonofo Olekeng, Shereen Mathebula,Lesego Ngwato, Tshepo Zasekhaya,Thoko Sidiya
Costumi Dada Masilo e Suzette Le Sueur
Luci Suzette Le Sueur
Ravello, 5 luglio 2013
Mi pare non vi sia esordio più adatto di quello di un simpatico post che ha spopolato fra le ragazze di Facebook, per questa neo-creazione della giovane e talentuosa danzatrice e coreografa sudafricana Dada Masilo, Il lago dei cigni in versione “black & gay”.
Una piacevolissima sorpresa per chi di “Laghi” ne ha visti tanti e sa bene quanto il rifacimento del classico dei classici possa rischiare pericolosamente di scadere nel banale o nel “già visto”, date le diverse rielaborazioni da parte di grandi coreografi contemporanei (basti citare Mattew Bourne e Mats EK). Nata a Johannesburg, dopo i primi studi alla Dance Factory la Masilio prosegue la propria formazione coreutica a Bruxelles, alla Performing Art Research and Training Studios fondata da Anne Teresa de Keersmaker, diventando presto una delle danzatrici e coreografe più famose del Sud Africa e ottenendo importanti riconoscimenti artistici.
Definita una “coreografa e innovativa e una danzatrice grintosa”, ha rivisitato altri classici quali Romeo e Giulietta e Carmen, rielaborando le caratteristiche psicologiche ed espressive dei protagonisti. Ed è proprio questa sua ricerca sulla psicologia umana che la porta a realizzare una nuova storia, lontana da quella incastonata nei rigidi codici artistici del canone classico, che riesce a prendere in giro con sapiente umorismo il libretto originale, affidando alla voce di un simpaticissimo ballerino/attore l’esordio, esplosiva e inconsueta descrizione parodistica della struttura tipica di un balletto classico.
Se è vero che il Lago dei Cigni si presta agevolmente al lavoro psicoanalitico, esso è trasformato dapprima in un quadro di grande intensità coreografica, grazie alla carica esplosiva di movimenti afro che confluiscono con grande naturalezza in velocissime sequenze coreografiche, in cui i riferimenti alla tecnica classica servono a catalizzare l’attenzione sul tema principale. Quest’ultimo è richiamato, nei momenti drammaturgicamente più significativi, dalla musica di Ĉajkoskij, non sempre in versione fedele alla partitura originale.
La grandiosa “sceneggiata” iniziale, con l’organizzazione del matrimonio rituale fra la bella Odette e il principe Siegfried, divertentissima ed estremamente colorita, si schianta contro la riluttanza del principe, insensibile alle lusinghe della ragazza e tutto concentrato nella propria interiorità. La comparsa di una Odile al maschile lo sveglia dal torpore e fa comprendere a tutti il motivo di tanta indecisione. È la vera natura di Siegfried che, finalmente, esce allo scoperto affrontando il mondo. In proposito, è interessante l’utilizzo dei brani musicali classici. L’adagio del Passo a due del secondo atto tradizionale è qui utilizzato come lungo assolo di Odette -interpretata con grandissima forza ed energia dalla stessa Dada -. Questo impiego ragionato di alcune sezioni della partitura originale potrebbe verosimilmente essere letto come la distruzione della coppia tradizionale: la danzatrice si muove da sola su uno dei Passi a due più famosi della storia del balletto, semplificando la coppia in monade. Monade è però anche Siegfried, avulso da contesto per temperamento e per scelta, psicologicamente isolato in una continua esplosione di urla e movimenti vorticosi ai quali lui è estraneo. La sua Odile – anzi, il suo Odile – ne rivendica con prepotenza il possesso in una furiosa e isterica lotta per l’uomo contro Odette, lotta dalla quale esce vincitore e di cui Siegfried dovrà subìre l’onta, additato dalla comunità come “diverso” e “colpevole”.
L’assolo di Odile è sulle note de La Morte del Cigno di Saent-Saëns (che il pubblico profano continua a confondere con il Lago, per cui dopo questo inserimento la confusione sarà legittimata…): un tema mesto, che sarà ripreso nel passo a tre “nero” dei protagonisti, come a voler sottolineare che il Cigno, animale simbolo per eccellenza della femminilità della danzatrice, è morto per sempre. Non ci sono più cigni né piume. La coreografia diventa lirica e magnificamente espressiva, tutta affidata alle sole braccia di un numero scelto di danzatori, vestiti di una sola lunga gonna nera. I movimenti, delicati ma decisi al contempo, smorzano gli attriti iniziali e culminano nell’abbraccio di Odette e Odile, della donna e dell’uomo che le ha rapito lo sposo, perché non si può andare contro la Natura. Tutti cadono a terra, morti. L’incrocio dei temi del rapporto fra i sessi, dell’omofobia e di un continente devastato dall’AIDS sono la centro della riflessione di Dada, una riflessione delicata e toccante. L’umorismo iniziale diventa presa di coscienza del valore della diversità, inducendo alla riflessione e donando al pubblico qualcosa su cui riflettere. Uno spettacolo da vedere e da commentare. Con buona pace delle fanciulle di Facebook e del loro principe azzurro. Foto Pino Izzo per Ravello Festival 2013
pe azzurro.