Brescia, Teatro Grande: “Madama Butterfly”

Teatro Grande di Brescia – Stagione Lirica 2014
“MADAMA BUTTERFLY”
Tragedia giapponese in due atti. Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa da John L. Long e David Belasco. Versione di Brescia (1904)
Musica di Giacomo Puccini
Madama Butterfly (Cio-Cio San) CELLIA COSTEA
Suzuki GIOVANNA LANZA
Kate Pinkerton ANNALISA SPROVIERI
B.F. Pinkerton GIUSEPPE VARANO
Sharpless DOMENICO BALZANI
Goro SAVERIO PUGLIESE
Il principe Yamadori/Il commissario imperiale ANTONIO BARBAGALLO
Lo zio Bonzo MANRICO SIGNORINI
Yakusidé CARLO CHECCHI
L’ufficiale del registro MATTIA ROSSI
La madre di Cio-Cio San MARIA DE MICHELI
La cugina LORETTA CARRIERI
Dolore MATILDE FERRARI
Orchestra “I Pomeriggi Musicali”
Coro del Circuito Lirico Lombardo
Direttore Giampaolo Bisanti
Maestro del Coro Antonio Greco
Regia Giulio Ciabatti
Scene e costumi Pier Paolo Bisleri
Luci e videoimmagini Claudio Schmid
Allestimento della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste
Coproduzione Teatri del Circuito Lirico Lombardo: Grande di Brescia, Ponchielli di Cremona, Sociale di Como, Fraschini di Pavia e con Fondazione I Teatro di Reggio Emilia
Brescia, 5 ottobre 2014

Uscire da teatro, accompagnati da un sentimento di piena soddisfazione, non è esperienza da poco al giorno d’oggi, e la produzione di Madama Butterfly che ha inaugurato la nuova stagione lirica del Teatro Grande di Brescia si pone come ottimo esempio di quanto debba essere fatto per garantire un tale esito.
La versione dell’opera qui eseguita è quella che debuttò proprio in questo stesso teatro nel maggio del 1904, solo pochi mesi dopo l’infelice prima assoluta presso il Teatro alla Scala. Il fiasco, ben documentato dalle cronache dell’epoca, nonché da alcune pagine di corrispondenza dello stesso Puccini, convinse il Maestro a metter mano alla stesura originale, apportando modifiche sparse alla partitura, tra le quali le più sostanziali riguardarono l’inserimento dell’aria “Addio fiorito asil” e, a seguire, la lunga scena che porta al suicidio della protagonista. Ascoltando oggi la versione di Brescia del 1904 – che contiene pagine successivamente sfrondate nell’edizione definitiva pubblicata nel 1907 e correntemente in uso – si notano alcuni inserti che amplificano la dimensione folcloristica del primo atto, come gli ulteriori interventi del coro nei panni dei parenti di Butterfly, tra i quali spicca la figura di Yakusidé. Infine, di particolare interesse, si segnala l’inusitato rilievo dato alla figura di Kate Pinkerton, la quale, da presenza-fantoccio, diviene un personaggio meglio definito, capace di confrontarsi nel breve ma intenso scambio di battute con la sua involontaria antagonista; un dialogo che si rivela assai utile ai fini di una più completa comprensione sia della pietà sincera che contraddistingue la sposa americana, sia della nobile ed assoluta dignità che caratterizza Cio-Cio San.
Giampaolo Bisanti dirige il titolo pucciniano esibendo un dominio totale della partitura. Le note provenienti da un’orchestra de “I Pomeriggi Musicali” in gran spolvero inondano la sala del Grande con un suono mirabilmente smaltato, dove le preziosità timbriche non si contano e dove gli archi vibrano calde sferzate che sanno arrivare dritte al petto. Il direttore è abilissimo nell’enfatizzare quanto di più moderno ed espressivo si possa trovare nella scrittura di Puccini, creando un continuum strumentale che, nonostante i repentini cambi di tempo di cui la partitura è costellata, non si scompatta frammentando così la narrazione, ma costituisce invece un magma sonoro in perenne, mercuriale movimento. Come concertatore poi, Bisanti non perde un colpo: tutto rimane sotto il suo controllo dall’inizio alla fine dell’opera. Il gesto, evidente e preciso, conduce orchestra, coro e solisti nella medesima direzione e, se ci si sofferma ad osservarlo anche solo per un minuto, è possibile notare le molteplici intenzioni che il maestro è in grado di suggerire persino attraverso le espressioni del volto: in una parola, strepitoso.
A completamento di una tale direzione, il cast si produce in una performance di buon livello.
Cellia Costea trova in Butterfly una vocalità quantomeno congeniale. Il soprano rumeno possiede una voce rotonda e tornita, ben timbrata e sicura nell’emissione. Dotata di un registro acuto di notevole volume, la Costea accusa solo qualche minima debolezza nelle zone più gravi del pentagramma, cui cerca di sopperire con aperture del suono che, a volte, appaiono lievemente incaute. L’entrata del suo personaggio non denuncia alcuna asperità (interamente condotta sul fiato e coronata da un re bemolle di tutto rispetto) e nel prosieguo dell’opera, del tutto ammirevoli sono sia la tenuta della linea, sia la capacità di dissimulare la stanchezza, comunque percettibile, nel finale. Se vocalmente, ci si trova davanti ad una prova maiuscola, l’aspetto interpretativo pena forse di una certa monotonia che deriva da un limitato ventaglio di colori e da un fraseggio che, nonostante una dizione abbastanza chiara, può e deve andare incontro ad ulteriore approfondimento. Il tenore Giuseppe Varano è un Pinkerton insolitamente aggraziato e poco spaccone negli atteggiamenti, come nel canto. Anche se il suo strumento non impressiona per ampiezza, la bella linea vocale, musicale ed equilibrata, costituisce la carta vincente della sua prova. Lo Sharpless del baritono Domenico Balzani si segnala principalmente per la correttezza e per la pulizia che ne caratterizzano il canto ed i modi sulla scena. Giovanna Lanza si dimostra bravissima nella parte focale di Suzuki, realizzando alla perfezione gli ostici scioglilingua che caratterizzano il personaggio. Il mezzosoprano convince grazie ad un’emissione sorvegliata e ad una presenza scenica che si nota, senza mai risultare ingombrante. Dalle parti di fianco, emerge senza dubbio il Goro alto e dinoccolato di Saverio Pugliese, la cui voce rimbalza per la sala con efficace squillo. Annalisa Sprovieri (Kate Pinkerton), Manrico Signorini (Zio Bonzo), Carlo Checchi (Yakusidé) e Antonio Barbagallo (Yamadori/il Commissario Imperiale) completano il cast senza troppi clamori. Infine, una nota di merito riguardante il Coro del Circuito Lirico Lombardo, ben preparato da Antonio Greco, come evidenzia il bellissimo intervento a bocca chiusa.
Fortunatamente, l’allestimento (qui recensito lo scorso marzo in occasione della sua messinscena presso il Teatro Verdi di Trieste) che porta la firma di Giulio Ciabatti non rovina la festa, inserendosi piuttosto in un contesto estremamente tradizionale, fedele al libretto di Illica e Giacosa. Le scene e i costumi di Pier Paolo Bisleri, semplici e geometriche le prime, eleganti e tenui nelle tinte i secondi, si arricchiscono del riuscito contributo luci-video di Claudio Schmid. Foto per gentile concessione del Teatro Grande di Brescia

2 Comments

  1. Pierluigi Dorici

    Ho avuto l’opportunità di seguire alcune prove e poi ho assistito alla recita pomeridiana di ieri con un Teatro Grande spettacolarmente esaurito. E ci mancava che non fosse così: a Brescia Butterfly è un “must” e poi la presente produzione è degna di un grande teatro. Quindi concordo in toto con la recensione e non saprei davvero dire a chi darei la palma del migliore in campo. Primus inter pares, preciso subito. Ottima la Costea e notevole Balzani, ma mi ha impressionato la forza interpretativa della Lanza e, soprattutto, lo splendido timbro tenorile e l’elegantissima linea di canto di Giuseppe Varano, del resto già ammirato a Brescia in altra Butterfly nonché in Boheme. Ma ripeto, primi tra i primi. E poi, davvero, bellissima la parte visiva e notevole la direzione del Maestro Bisanti.

  2. anita

    sig.Dellabianca, mi complimento con lei, ha centrato ancora l’obiettivo con una recensione di ottimo senso critico, attinente alla realtà, espressiva e completa.Io mi ritrovo sempre nei suoi giudizi. Grazie

Lascia un commento