Tomas Cotik, Solo Violin. Telemann, Bach, Schubert, Piazzolla

Tomas Cotik, Solo Violin. Telemann, Bach, Schubert, Piazzolla. Georg Philipp Telemann: Fantasia for Solo Violin in B-flat major; Fantasia for Solo Violin in B minor; Fantasia for Solo Violin in D major. Johann Sebastian Bach: Violin Sonata No. 3 in C major, BWV 1005; Franz Peter Schubert: 9 Ländler in D major, D.370; 11 Ländler in B-flat major, D.374; 8 Ländler in F-sharp minor, D.355; 2 Ländler in A major and E major, D.640; Astor Piazzolla: Tango Études (nn. 1-6). Recorded on September 23-26, 2012 at Gusman Concert Hall, Coral Gables, Florida. 1 CD CENTAUR (2015).

Può essere difficile reggere un programma virtuosistico nella completa solitudine di uno strumento, specie se non si tratta del pianoforte, ma del violino, neppure accompagnato dal basso continuo. Ma per Tomas Cotik il rischio doveva far parte del programma di questo cd, che suona come una sfida sin dal titolo: Solo. Non è propriamente un’antologia, perché non vi è raccolto il fiore della produzione di vari autori diversi tra loro, quanto piuttosto una campionatura di opere poco conosciute, che si collegano tra loro in un percorso di ricerca virtuosistica assai variegato: il carattere intrigante è appunto dato dal fatto che il violino resti sempre solo, ma grazie alla scrittura di Telemann, Bach, Schubert e Piazzolla muti come mutano le epoche e gli stili.
La disposizione dell’intero programma si rivela, a esperienza d’ascolto conclusa, molto intelligente, perché sfrutta l’ordine cronologico abbinandolo alla qualità dei vari pezzi: introduce la sveltezza delle fantasie di Telemann, segue il momento più impegnativo con Bach, sopraggiunge un’incantata e ingenua staticità con Schubert, chiude un Piazzolla cristallizzato nello studio – manco a dirlo – del tango.
In effetti i tempi delle tre fantasie di Telemann (che per violino solo ne scrisse dodici, pubblicate nel 1735) – in totale dieci movimenti – scorrono rapidissimi nella loro brevità e spigliatezza, e Cotik è abilissimo ad affascinare l’ascoltatore non con la melodia né con la costruzione virtuosistica (che non rientravano certo negli intenti del compositore), bensì con la purezza del suono. L’esecutore sceglie per Telemann la nettezza squillante, così come per il Bach della sonata che segue sceglie la dolcezza soffusa e il portamento; la differenza è macroscopica quando dal finale della terza fantasia del primo attacca l’Adagio della sonata del secondo. Non basta dire che sia un’ovvietà, poiché l’impronta bachiana ha contorni così profondi e inconfondibili da differenziarsi subito rispetto al resto; è infatti lo stesso Cotik che, da autentico virtuoso, rimarca le differenze nella natura del suono.
Il violinista è anche uno studioso della storia del suo strumento, e nella sua tesi di dottorato  si è concentrato su manoscritti autografi di inediti schubertiani conservati presso la Stadtbibliothek Wien: le sonate giovanili per violino e pianoforte sono già state incise in un altro cd insieme a Tao Lin. Ora è la volta delle quattro serie di Ländler, anch’essi misconosciuti e per la prima volta incisi in studio di registrazione. Proprio perché Cotik è un ricercatore nell’ambito musicale, è interessante notare che cosa scrive nelle brevissime pagine di presentazione del disco. A suo parere i numerosi Ländler schubertiani risentono molto dell’influenza del periodo Biedermeier, ossia di una vocazione per il quadretto idilliaco, in letteratura come in pittura come in musica, lontano da preoccupazioni civili e politiche (anzi, tentativo di fuga da quegli ambiti). La caratura di queste danze d’ispirazione popolare è dunque la piacevolezza tenue e armoniosa, in cui nulla emerga come spigoloso o dubitativo; a questo proposito l’arte del legato del violinista fa scorrere come un nastro mobilissimo le note dei semplici motivi: ed ecco una serena adunanza villereccia, impegnata in composte danze.
Le sei Tango Études di Piazzolla sembrano, dopo l’ultimo dei Ländler schubertiani, una metamorfosi (sfrenata e anche un po’ mostruosa) della musica precedente … Composte nel 1987, originariamente per flauto solo, costituiscono nelle intenzioni del compositore una sorta di “dizionario” del Nuevo Tango praticato da Piazzolla, con l’esplorazione di accenti, cadenze, intrecci di melodie e sperimentazioni sul tempo (in particolare quello rubato; Nuevo Tango, tra l’altro, è il titolo di un altro recente cd Naxos, interamente dedicato al compositore argentino e nuovamente interpretato dal duo Cotik-Lin). Si può immaginare come il virtuoso si sbizzarrisca su queste pagine, in cui dare sfogo al plurilinguismo del suo violino, troppo a lungo trattenuto dalla grazia campagnola dei precedenti Ländler. E poi lo stesso Cotik è nato in Argentina, e non nasconde affatto un trasporto particolare nell’interpretazione della musica di Piazzolla. Tutto è comunque molto godibile, calibrato, davvero “musicale” come una voce che non ci si stanca di ascoltare. Dalla nettezza geometrica di Telemann alle sinuosità geroglifiche di Piazzolla la distanza è davvero immensa, ma con la naturalezza dell’esecutore è come se il percorso si fosse compiuto da solo …