Taranto, Giovanni Paisiello Festival 2015: “Amor Vendicato”

Taranto, Chiostro di San Francesco-ex caserma Rossarol
“AMOR VENDICATO
Favola boschereccia in un atto
libretto di Antonio di Gennaro duca di Belforte
musica di Giovanni Paisiello
Dafne SABRINA SANTORO
Alceo MARINA ESPOSITO
Amore ROBERTA ANDALÒ
Apollo LEOPOLDO PUNZIANO
Gloria VALERIA LA GROTTA
Orchestra da Camera del Giovanni Paisiello Festival
Coro Choraliter
Direttore Mariano Patti
Maestro del Coro Pierluigi Lippolis
Maestro al cembalo Dario Candela
Taranto, 11 settembre 2015

Amor vendicato - Taranto, 2015La valorizzazione della musica di Giovanni Paisiello quale patrimonio identitario per Taranto e, più in generale, per la Puglia, si pone alla base del festival dedicato da tredici anni al massimo compositore tarantino di cui si ripropongono opere preziose per comprendere lo stile e il gusto del melodramma cosmopolita di fine Settecento. Il titolo della XIII edizione abbandona l’ambito buffo, più conosciuto, per avvicinarsi a quello serio da un’angolatura particolare: quella dell’opera ‘reservata’ di corte, imparentata con gli esperimenti del Gluck viennese ma per così dire ‘liofilizzata’ nelle dimensioni complessive. Amor Vendicato fu infatti un componimento drammatico destinato al club filarmonico nobiliare denominato Nobile Accademia delle Dame e dei Cavalieri (fondato nel 1777), situato nei pressi del palazzo reale e dotato di un’orchestra regolarmente stipendiata di circa 19 elementi. I sovrani di Napoli spesso partecipavano agli incontri dei Cavalieri e in occasione di un fastoso ricevimento nel 1786, l’Accademia commissionò al più celebre dei maestri napoletani, Giovanni Paisiello, Amor vendicato, «favola boschereccia» su libretto dal duca di Belforte Antonio Di Gennaro che lungo undici scene articola il tema ovidiano della metamorfosi di Dafne, contesa tra Apollo e Alceo, attraverso galanti schermaglie amorose che edulcorano il mito mostrando la clemenza di Eros che fa tornare Dafne da albero di alloro a donna per congiungerla con il legittimo promesso sposo Alceo. Su questa traccia drammatica Paisiello confeziona una partitura di particolare densità timbrica e originalità formale. La consistente presenza di recitativi accompagnati e il breve ma significativo intervento del coro tradiscono Amor vendicato - Taranto, 2015una parentela con l’opera riformata alla Gluck, che fu invitato a Napoli proprio grazie al patrocinio della Nobile Accademia.
Dai cantanti il compositore tarantino esige di estremo virtuosismo (come in Avvezza al cimento di Dafne) e al tempo stesso di patetismo espressivo (come in Ho perduto il bel sembiante di Alceo). Raffinatissimi i timbri dell’orchestra, che accanto alla consueta compagine degli archi affianca flauti, oboi, clarinetti, fagotti (che in questo allestimento interpretano anche i passi originariamente affidati a un oboe tenore detto ‘voce umana’) e corni in combinazioni variegate. Da notare, nel duetto tra Dafne e Alceo “Ah discaccia ogni timore”, l’impiego concertante dell’oboe che gareggia con i due soprani. La giovane orchestra da camera del Giovanni Paisiello Festival, accompagnata al cembalo dall’ottimo Dario Candela, ha saputo cimentarsi con questa scrittura cesellata sortendo un esito notevole, grazie alla guida precisa e appassionata di Mariano Patti che ha saputo lavorare di fino sul delicato gioco di dinamiche esibito dalla partitura paisielliana.
Amor vendicato - Taranto, 2015Ottima la prova di Sabrina Santoro nel ruolo impervio di Dafne: soprano leggero di timbro squisito ha scavalcato le vette sovracute con estrema naturalezza e ha mantenuto una morbidezza di emissione fondendo la sua voce con l’orchestra nei numerosi passaggi concertanti. Molto buona la verve attoriale di Marina Esposito che ha compensato alcune incertezze nell’intonazione e che ha saputo vivificare la non semplice gestione dei lunghi recitativi in una interpretazione priva di scene e costumi (come peraltro avvenne nel 1786 all’interno della Nobile Accademia). Inizialmente in difficoltà per via di una scrittura ricchissima di fiorettature e di sovracuti Roberta Andalò ha saputo poi trovare la giusta misura per interpretare le complesse arie di Amore, mostrando una maturità soprattutto nel fraseggio. Buona la prova di Leopoldo Punziano che, al pari degli altri cantanti, si è misurato con una scrittura difficile perché insistente sul passaggio di registro e che ha saputo individuare la giusta cifra espressiva per il personaggio di Apollo destinato al primo dei grandi tenori dell’Opera, Giacomo David. Promettente per peculiarità di timbro la voce di Valeria La Grotta che interpretando la figura allegorica della Gloria ha offerto un trait d’union con la formazione corale (10 elementi) proveniente dai Choraliter preparati e diretti dal bravo Pierluigi Lippolis. Il pubblico attento e numerosissimo invita a sperare che simili esperimenti di musicologia applicata possano continuare e centrare il loro scopo che è quello di illuminare con colori nuovi le opere (specie quelle di Mozart) già note. Foto Carmine La Fratta