Venezia, “Festival Édouard Lalo tra Folklore e wagnerismo”: Trio Dali

Venezia, Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, Festival Édouard Lalo tra Folklore e wagnerismo (26 Settembre-10 Novembre 2015)
“INTORNO AL PIANOFORTE”
Trio Dali:
Violino Jack Liebeck,
Violoncello Christian-Pierre La Marca
Pianoforte Amandine Savary
Édouard Lalo:  Sonate pour violoncelle et piano; Romance-Sérénade pour violon et piano; Guitare pour violon et piano; Trio avec piano no 3
Venezia, 26 settembre 2015

Sontuosa serata inaugurale per il Festival Lalo – organizzato dal Centre de musique romantique française-Palazzetto Bru Zane – nella policroma sala capitolare della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista. Nella sua raffinata scenografia marmorea e lignea, tra gli imponenti dipinti che adornano le pareti, ad illustrare la vita dell’Evangelista, la musica di Édouard Lalo ha trovato la sua più degna cornice. Anche in quest’occasione l’esecuzione era affidata a giovanissimi interpreti, i componenti del Trio Dali, il cui nome fa riferimento al marmo asiatico di Dali – un prezioso materiale che viene scolpito con estrema raffinatezza artistica – per evocare simbolicamente l’alto livello artistico perseguito con tenacia dall’ensemble, formatosi, tra l’altro, presso la Chapelle Musicale Reine Elisabeth in Belgio, sotto la guida di maestri, quali Augustin Dumay e Menahem Pressler, e che non a caso vanta già numerosi premi internazionali. Nella Sonata per violoncello e pianoforte in la minore, composta nel 1856, ha brillato il violoncello di Christian-Pierre La Marca,che ha messo in evidenza – con sensibilità e padronanza tecnica – tutte le qualità espressive dello strumento, impegnato in un’ampia tessitura. Nel primo movimento, dopo un’introduzione piuttosto lenta dal ritmo puntato del pianoforte, ricca di armonie cromatiche non risolte, il violoncello espone il primo tema appassionato nel registro grave, cui fa seguito un secondo tema dolce e soave, mentre il pianoforte risponde con arpeggi. Il primo tema dell’Allegro riprende il materiale puntato dell’introduzione, che ora assume un carattere cantabile. In seguito il movimento, scandito da rapidi cambiamenti di registro del violoncello, si arricchisce di pathos, per poi tornare ad assumere un carattere cantabile con il secondo tema. Ancora il il motivo puntato del primo movimento ritorna, in forma ternaria, nel tranquillo Andante, che si conclude dopo un espressivo passaggio dal tono napoletano. Il finale si basa su una scrittura virtuosistica per quanto riguarda sia il violoncello che per il pianoforte, interrotta a tratti da episodi di appassionata espressività.
Bravissimo il violino nella Romance-Sérénade, scritta nel 1877 (prevedendo originariamente l’accompagnamento dell’orchestra), ed eseguita per la prima volta il 7 maggio 1878 presso la Société Nationale de Musique da Paul Viardot (figlio della cantante Pauline Viardot) sotto la direzione di Édouard Colonne. Il titolo potrebbe forse far pensare a un dittico, in realtà si tratta di un brano unitario in forma tripartita (ABA’, dove A’ è una variante di A), in cui il violino svolge un ruolo di primo piano, insistendo molto sul registro acuto, in cui si sviluppa la melodia, ornata in alcuni punti da delicate figurazioni, rispetto alle quali Jack Liebeck si è imposto per leggerezza e bel suono.
Ancora il violino è stato protagonista in Guitare, composta nel 1880, pubblicata nel 1882 ed eseguita per la prima volta, nell’ambito di un concerto organizzato dalla Société Nationale de Nusique, il 13 gennaio 1881 nella Salle Pleyel dal dedicatario della composizione, il violinista belga Martin Marsicke. Al pari della Symphonie espagnole (1874), Guitare risente del gusto per l’esotismo soprattutto ispanico, che permea tante altre opere dell’epoca: una tra tutte, Carmen di Georges Bizet, con la sua celeberrima Habanera. Il pezzo, dalla struttura ternaria, si sviluppa con l’accompagnamento ostinato del pianoforte, che – attraverso l’uso del pedale a una corda – intende riprodurre il suono più debole e secco della chitarra. Sopra questo pittoresco ostinato, il violino canta. Magistrale l’interpretazione di Jack Liebeck a rendere le sfumature dinamiche, dai suoni forti a quelli “filati”, nonché i vari abbellimenti e i rapidi passaggi di registro attraverso spettacolari glissandi. Tutte caratteristiche che rimandano al modello – certo remoto – del cante jondo, tipico dei cantatori di flamenco.
Perfetto insieme e comunanza di intenti hanno dominato nel Trio con pianoforte n. 3, composto nel 1879 e dedicato alla pianista Madame Szardavy. Eseguito in pubblico per la prima volta presso la Société Nationale de Musique il 12 marzo 1881, riportò un indubbio successo. Nell’Allegro appassionato iniziale vengono esposti tre temi, il primo dei quali subito affidato – con l’indicazione fortissimo – al violoncello, cui si uniscono in successione il violino e il pianoforte. Il secondo tema è enunciato – ancora in fortissimo – dal pianoforte, dopodiché una transizione porta al terzo tema. Il secondo movimento è uno Scherzo, in tempo presto, nel quale il tema deciso del violoncello si sviluppa sonoro al di sopra di un moto perpetuo del pianoforte da eseguirsi staccato, mentre Trio presenta una strumentazione più raffinata col pianissimo del pianoforte che sostiene i pizzicati degli archi. Nel terzo movimento, in forma ternaria, prevale un carattere malinconico e sognante, interrotto da  un lungo tema appassionato enunciato dagli archi e concluso da un’estatica coda del violino, nel registro acuto. L’opera termina con un Allegro colmo di vigore, con un primo tema esposto con fuoco al pianoforte, e un secondo tema staccato di carattere giocoso. Successo calorosissimo e un bis mendelssohniano: il concitato Scherzo dal Trio con pianoforte n.2, eseguito con magistrale scioltezza.