Ermanno Wolf-Ferrari (1876-1948): “Die neugierigen Fauen” (Le donne curiose, 1903)

Opera in tre atti su libretto di Luigi Sugana nella versione tedesca di Hermann Teibler. Agnete Rasmussen (Rosaura), Viktorija Kaminskaite (Colombina), Violetta Radomirska (Eleonora), Kathrin Göring (Beatrice), Andreas Weller (Florindo), Jörg Schörner (Leandro), Kay Stiefermann (Pantalone), Peter Schöne (Lelio), Jürgen Linn (Ottavio), Hans Christoph Begemann (Arlecchino). Mitglieder des Madrigalchores der Hochschule für Musik und Theater München, Martin Steidler, Benedict Haag (Maestri del coro), Müncher Rundkfunkorchester, Ulf Schirmer (direttore). Registrazione: München Prinzregententheater 9 ottobre 2011. T.Time: 117’09 2 CD CPO 777-739-2
Ermanno Wolf-Ferrari è stato forse il principale interprete italiano di un gusto neo-settecentesco che ha caratterizzato le arti – non solo la musica – nei primi decenni del Novecento; inoltre è stato fra i principali protagonisti di un rinato interesse verso l’opera buffa troppo a lungo trascurata negli impeti romantici e nelle brutalità veriste, dal momento che fu forse l’unico compositore italiano a comprendere e a far propria la lezione del “Falstaff”.
Questi elementi si ritrovano già nella sua seconda prova teatrale “Le donne curiose” tratta da Goldoni. Originariamente pensata in italiano l’opera ha però visto la luce a Monaco di Baviera nel 1903 nella traduzione tedesca di Hermann Teibler (“Die neugierigen Frauen”) mentre la versione italiana andrà in scena solo nel 1912 al Metropolitan con Toscanini alla guida quando però molti dei suoi caratterei originali avevano perso la freschezza originaria. E proprio la versione tedesca del 1903 viene proposta in questo nuovo doppio CD della CPO, versione che non solo ha il merito di farci ascoltare l’opera come andò per la prima volta in scena ma che offre una serie di stimoli nell’insieme superiori alla versione italiana.
Lo stile di Wolf-Ferrari è alquanto ecclettico e, se il riferimento ideale rimane Mozart, quelli più diretti vanno ricercati in una non comune conoscenza dell’opera italiana e soprattutto tedesca del secolo precedente; se, infatti, il modello del “Falstaff” è onnipresente sia nei comuni tratti della trama sia in certi passaggi come il quartetto delle donne che sembrano quasi ricalcare il capolavoro verdiano, in più punti si ritrovano ricordi dei “Die Meistersinger von Nürnberg” e soprattutto della generazione Biedermeier che Wolf-Ferrari sembra guardare con attenzione in specie Weber, Lortzing e il  Nicolai di “Die lustigen Weiber von Windsor“, il tutto riletto in una scrittura musicale raffinatissima capace di unire preziosità cameristica e coinvolgente ritmo teatrale. Un linguaggio da un lato ancorato alla tradizione ma carico anche di aperture verso il futuro che la versione tedesca enfatizza aprendo a suggestioni pre-straussiane che sarebbero più difficili da cogliere con il testo italiano e che fanno di quest’opera quasi un piccolo ma prezioso ponte fra “Falstaff” e “Der Rosenkavalier” (1911).
Il libretto poi mantiene con intelligenza tutta una serie di incisi in italiano che contribuiscono a creare il colore locale della vicenda e che risaltano con ancor maggior evidenza rispetto a quanto sarebbe avvenuto su un libretto completamente in italiano divenendo perfetto parallelo letterario a quegli incisi musicali – come il ritmo di barcarola del breve preludio al III atto e il coro fuori scena dei gondolieri durante il successivo monologo fra Pantalone e Arlecchino – che si impongono con tutto il loro spirito veneziano.
Alla guida della Müncher Rundkfunkorchester troviamo un direttore particolarmente versato in questo repertorio come Ulf Schirmer rivelatosi fra l’altro per un’altra registrazione di una commedia finto-settecentesca come il “Maskarade” di Carl Nielsen inciso nel 1998 per la Decca. In questa incisione il direttore offre una prestazione esemplare per leggerezza, eleganza e brillantezza sonora e teatrale che calzano come un guanto alla partitura di Wolf-Ferrari.
Il cast non presenta punte di livello assoluto ma è una compagnia omogenea ed equilibrata, pienamente coinvolta nel progetto e questo è ancor più importante per un’opera di questo tipo. Nei panni dei giovani fidanzati troviamo la luminosa Rosaura di Agnete Rasmussen e il lirico e sognante Florindo di Andreas Weller a cui va puntualizzata solo una tendenza a sbiancare la voce nel settore più acuto. Giustamente più matura e materna la Eleonora di Violetta Radomirska ed efficaci la Beatrice di Kathrin Göring e la Colombina di Viktorija Kaminskaite.
Il gruppo degli uomini, tutto impostato su voci gravi, vede emergere la bella voce baritonale di Kay Stiefermann un Pantalone di forte rilievo sia vocale sia interpretativo e il timbro di autentico basso di Jürgen Linn (Ottavio), affiancati dal Lelio di Peter Schöne e dal Leandro di Jörg Schörner. L’Arlecchino di Hans Christoph Begemann sfoggia una vocalità piena e robusta ma appare troppo caricato sul versante espressivo.