Maximilian Schmitt: “Wie Freundlich Strahlt der Tag”

Friedrich von Flotow:”Ach so fromm” (Martha),”Wie freundlich strahlt der Tag”  (Alessandro Stradella); Albert Lortzing:”Lebe wohl, mein flandrisch’ Mädchen” (Zar und Zimmermann); Heinrich Marschner:”Wie ein schoner Fruhlingsmorgen” (Der Vampyr); Otto Nicolai:”Horch, die Lerche singt im Hain!” (Die lustigen Weiber von Windsor); Franz Schubert:”Was qualst du mich, o Missgeschick!” (Fierabras); Richard Wagner:”Mit Gewitter und Sturm” (Der fliegende hollander);”Den Bronnen, den uns Wolfram nannte” (Tannhäuser), “Allmacht’ger Vater” (Rienzi); Carl Maria von Weber:”Nein! Langer trag’ ich nicht die Qualen” (Der Freischutz), “Unter bluh’nden Mandelbaumen” (Euryanthe). Maximilian Schmitt (tenore);WDR Sinphonieorchester Köln, Patrick Lange (direttore). 1 Cd OEHMS Classics OC1836 – 2016
L’opera romantica tedesca è al centro di questo nuovo CD Ohems classic che vede protagonista il tenore Maximilian Schmitt apprezzato liederista e cantante da oratorio che negli ultimi anni ha affrontato con successo il debutto sui palcoscenici operistici come tenore mozartiano e che ora esplora nuove possibili vie. Per prima cosa va segnalata l’ottima prova offerta dalla WDR Sinphonieorchester Köln, ottimamente guidata da Patrick Lange che affronta questo repertorio con assoluta padronanza stilistica e caratterizzandosi per una lettura precisa, pulitissima, dalle sonorità squillanti che merita di essere evidenziata. La voce di Schmitt è quella di un tenore sostanzialmente lirico dal colore chiaro e luminoso, dal buon controllo vocale e da un gusto che tende a privilegiare il lirismo estatico all’accensione drammatica. Posta in apertura di programma “Ach so fromm” è sicuramente ben cantata ma manca dell’incanto che tanti storici interpreti hanno saputo riversare a quest’aria; meno nota la successiva “Wie freundlich strahlt der Tag” da “Stradella” sempre di Flothow, non ha nulla da invidiate al brano più celebre e anche qui si sente la mancanza di quella scintilla che separa il buon interprete dal grande artista. Schmitt è ovviamente a suo agio nei brani più lirici così che canta con innegabile eleganza “Lebe wohl mein flandrisch Mädchen” di Lotzing, icona di una certa estetica Biedermeier e regge con sicurezza l’alta tessitura della romanza di Fenton “Horch die Lerche” da “Die lustigen Weiber von Windsor” di Nicolai. Di Schubert è presente “Was quälst Du Dich” da “Fierrebras” in cui si ammirano soprattutto la conoscenza di questo stile vocale non così lontano da quello dei Lieder dello stesso compositore e la chiarezza della dizione mentre si nota una tendenza a ridurre lo smaltato eroismo del personaggio a un lirismo alquanto di maniera, non privo di una certa suggestione ma non esente da superficialità. Tratta da “Der Vampyr” di Marschner “Wie ein schöner Frühlingsmorgen”, presenta un duplice volto: la prima sezione più lirica e distesa è ben risolta mentre la seconda dove il tono si fa più concitato e drammatico appare evidente una mancanza di maggior peso vocale che sarebbe stata auspicabile. In qualche modo i brani di Weber ripropongono la stessa linea esecutiva. Nell’aria di Max “Nein! Länger trag ich nicht die Qualen” da “Der Freischütz” tradizionalmente affidata a voci di ben maggior robustezza, Schmitt ha il merito di cantare con la propria voce e di non cercare inutilmente una drammaticità che non gli appartiene così che nella parte iniziale più lirica riesce ad evidenziare i tratti ancora post-mozartiani che permeano questa scrittura ma l’accensione conclusiva lo porta spesso al limite. Mentre per “Unter blühenden Mandelbäumen“ da “Euryanthe” valgono in parte le considerazioni fatte per Schubert rafforzate da una scrittura più impegnativa; si sentano ad esempio gli acuti sicuri ma privi di autentico squillo. Il ciclo si conclude idealmente con i brani di Wagner visto come punto di arrivo della tradizione dell’opera romantica tedesca. Si tratta di un compositore ovviamente al limite per le possibilità attuali di Schmitt ma va riconosciuta una scelta intelligente di brani con la sola eccezione di “Den Bronnen, den uns Wolfram nannte“ dal “Thannauser” poco più di due minuti di un ruolo inadatto al cantante e che nulla aggiungono al programma. Di “Die fliegende Hollander” si opta con intelligenza per la canzone del timoniere di cui Schmitt offre una raffinata lettura di gusto quasi liederistico mentre la preghiera di Renzi, pur mancando un po’ di spessore, si fa apprezzare per l’intensità intima e spirituale con cui viene affrontata.