Un frizzante “Don Chisciotte” inaugura la stagione del Teatro dell’Opera di Roma

 Roma, Teatro dell’Opera di Roma, stagione di balletto del Teatro dell’Opera di Roma 2017-2018
“DON CHISCIOTTE”
Balletto in tre atti
Musica Ludwig Minkus
Coreografia Laurent Hilaire, da Mikhail Baryshnikov, Marius Petipa, Alexander Gorsky
Kitri REBECCA BIANCHI
Basilio ANGELO GRECO
Mercedes MARIANNA SURIANO
Espada MICHELE SATRIANO
Gamache ANDREA FORZA
Don Chisciotte DAMIANO MONGELLI
Sancho Panza MIKE DERRUA
Lorenzo MICHAEL MORRONE
Due amiche SARA LORO, GIORGIA CALENDA
Scene Vladimir Radunsky e A.J. Weissbard
Costumi Vladimir Radunsky
Luci A.J. Weissbard
Orchestra, étoiles, Primi Ballerini, Solisti e Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore David Garforth
Direttore del Corpo di Ballo Eleonora Abbagnato
Roma, 18 novembre 2017

Un’apertura di stagione straordinaria, quella del Teatro dell’Opera di Roma, perché per la prima volta si sceglie la danza a inaugurare il cartellone con un balletto “a serata intera” di grande impatto per complessità strutturale e cast artistico. Il francese Laurent Hilaire, già étoile dell’Opèra di Parigi e coreografo dello Stanislavskij Ballet di Mosca, firma un Don Chisciotte ispirato alla versione di Mikhail Baryshnikov per l’American Ballet Theatre (1978), a sua volta ripresa daquelle di Petipa (1869, 1871) e Gorsky (1901). Alla prima mondiale, mercoledì 15 novembre, l’ospite d’eccezione tra il pubblico è stato proprio Baryshnikov, mentre hanno danzato i ruoli principali Iana Salenko e Isaac Hernández. Per questa altrettanto brillante serata, a vestire i panni dei due protagonisti Kitri e Basilio sono l’étoile dell’Opera di Roma Rebecca Bianchi e Angelo Greco, principal dancer del San Francisco Ballet. Le stupende scene di A. J. Weissbarde Vladimir Radunsky, anche fine creatore degli esilaranti costumi, rendono in pienolo spirito giocoso della commedia, a partire dall’atmosfera fumettistica che trasuda dal sipario in cui ci troviamo immersi appena si entra in sala. La piacevolissima musica di Minkus completa questo balletto concepito come un grand spectacle in cui ogni elemento è perfettamente integrato all’altro: la tecnica accademica, la mimica e la recitazione, le danze di carattere. A Eleonora Abbagnato si deve non solo l’invito al coreografo Hilaire, ma anche e soprattutto la direzione del Corpo di ballo del Costanzi sempre più efficiente e affiatato, in costante miglioramento. Senza queste qualità, infatti, il balletto non sarebbe riuscito. La scena è sempre animata da un variegato ensemble che si relaziona ai personaggi principali in una cornice di fresca teatralità, dalle tinte colorate ma raffinate. Il noto “hidalgo” Don Chisciotte, reso folle dalla lettura di troppi libri, come si sa, proviene dal romanzo di Miguel de Cervantes, ma pur dando il titolo al balletto, sembra non assurgere a protagonista. Eppure se non ci fosse, la struttura drammaturgica non si reggerebbe. Interpretato da Damiano Mongelli, questo buffo e allo stesso tempo malinconico personaggio, accompagnato dal suo fido scudiero Sancho, Mike Derrua, è solo apparentemente marginale, poiché rappresenta il filo conduttore della vicenda e l’essenza stessa dello stile comico con la sua postura goffa, un costume fra i più estrosi e colorati, e i movimenti impacciati che fanno da contraltare allo stile accademico dei due protagonisti. Quest’ultimo registro è espresso nella sua forma più alta, ovvero nel virtuosismo tipicamente tardo romantico, riservato non solo ai ruoli principali di Kitri e Basilio, ma anche ai diversi solisti. Brava Marianna Suriano nel ruolo di Mercedes, leggere e briose nei pas de chat le Due amiche, interpretate da Sara Loro e Giorgia Calenda, meno efficaci invece i Sei matador nel primo atto, anche se brillanti nel ritorno in scena dell’ultimo. Mongelli è un imponente Don Chisciotte, goffo e garbato allo stesso tempo, verso cui Kitri è a suo modo attratta e coinvolta in un tenero duetto. Il personaggio di Kitri, in un semplice abito rosa, è interpretato con grande disinvoltura da Rebecca Bianchi, giovane delicata ma vivace e anche dispettosa, soprattutto nei confronti del pretendente Gamache. Tratto distintivo di una spiccata personalità sono le ripetute pirouettes che simboleggiano il suo carattere forte e determinato. Il balletto, in tre atti e un breve prologo, ha il pregio di rendere chiari gli snodi narrativi della vicenda: l’amore fra la giovane Kitri e il barbiere Basilio è ostacolato dal padre di lei, Lorenzo, che la vorrebbe dare in sposa al più anziano e vanitoso gentiluomo Gamache. L’azione si svolge nella piazza di Siviglia in un tripudio di gioia con lanci di cappelli e altri oggetti, svolazzamenti di mantellie danze spagnole, con tanto di ventagli e chitarre, in cui si ritrovano coinvolti Don Chisciotte e Sancho Panza durante il loro viaggio. Don Chisciotte, che in un primo momento crede di vedere in Kitri la sua Dulcinea, finirà invece con l’essere il principale fautore delle nozze dei due giovani. L’azione nel secondo atto si sposta in un accampamento gitano con costumi sempre più colorati e fantasiosi, in cui giungono Kitri e Basilio in fuga da Lorenzo e Gamache, seguiti dagli amici e dalla coppia di avventurieri; poi la scena variopinta lascia il posto a un paesaggio notturno in cui i famosi mulini a vento si stagliano nel blu stellato del cielo. Don Chisciotte si lancia contro uno di essi credendo sia un gigante che sta per attaccare la sua Dulcinea; cade così a terra tramortito e sogna un gruppo di driadi in tutù, piccolo prezioso omaggio del coreografo al romanticismo del balletblanc, in cui si distingue Flavia Stocchi nel ruolo di Amore e Arianna Tiberi, leggerissima Regina delle driadi. L’atto secondo si conclude in una taverna con la scena molto divertente del finto suicidio di Basilio, dopo il ritrovamento di Kitri da parte del padre e del pretendente. Grazie all’intercessione di Don Chisciotte, però, tutto sarà risolto in favore delle nozze di Kitri con l’amato Basilio, i cui festeggiamenti riempiono l’intero atto terzo, di cui segnaliamo il fandango incisivo per forza espressiva di Mercedes ed Espada e il grand pas de deux finale dei protagonisti, in particolare Angelo Greco impeccabile nei salti e nel manège. Ricevono molti consensi inoltre i soli maschili all’inizio del III atto. Il pubblico del Costanzi è piuttosto partecipe; tanti gli applausi a scena aperta sia nelle situazioni comiche che in quelle più virtuosistiche, come le variazioni dei protagonisti. Quella di Basilio è da segnalare, perché è rimasta invariata rispetto all’originale creata da Baryshnikov per se stesso. Sono queste prodezze tecniche, insieme alla vitalità delle danze, ai colori, al dinamismo, a fare la bellezza di questo balletto e a renderlo perfetto per un evento straordinario come l’apertura della nuova stagione del Costanzi. Il prossimo appuntamento romano con il corpo di ballo del Teatro dell’Opera è lo Schiaccianoci di Giuliano Peparini, in scena dal 31 dicembre 2017 fino al 7 gennaio 2018, dopo l’importante tournée al Palais des Festivals di Cannes che vede impegnata la compagnia nella Soirée Roland Petit domenica 10 dicembre. (foto Yasuko Kageyama)

 

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