Milano, Teatro alla Scala, stagione di balletto del Teatro alla Scala di Milano 2017-2018
“LA DAME AUX CAMÉLIAS”
Balletto in un prologo e tre atti
Musica Fryderyk Chopin
Coreografia e regia John Neumeier, dal romanzo di Alexandre Dumas figlio, riprese da Kevin Haigen, Radik Zaripove Janusz Mazon
Marguerite Gautier SVETLANA ZAKHAROVA
Armand Duval ROBERTO BOLLE
Monsieur Duval MICK ZENI
Nanine MONICA VAGLIETTI
Le Duc RICCARDO MASSIMI
Prudence ANTONELLA ALBANO
Le Comte de N. ANTONINO SUTERA
Manon NICOLETTA MANNI
Des Grieux MARCO AGOSTINO
Olympia CATERINA BIANCHI
Gaston Rieux GIOACCHINO STARACE
Un pianista MARCELO SPACCAROTELLA
Direttore Theodor Guschlbauer
Pianista Roberto Cominati
Scene e costumi Jürgen Rose
Luci John Neumeier
Corpo di Ballo del Teatro alla Scala diretto da Frédéric Olivieri
Orchestra del Teatro alla Scala
Allestimento del RoyalTheatre, Copenhagen
Milano, 17 dicembre 2017 (prima rappresentazione)
Torna alla Scala, dopo dieci anni dalla memorabile interpretazione di Alessandra Ferri, Die Kameliendame di John Neumeier, ormai un “classico” del repertorio novecentesco realizzato per il Balletto di Stoccarda nel 1978. Era Marcia Haydée, allora anche direttrice della compagnia, la prima straordinaria creatrice del ruolo di Marguerite, la celebre Signora dalle camelie del romanzo di Dumas figlio (1848), musa ispiratrice di non pochi adattamenti teatrali. La première scaligera è stata avvalorata dalla presenza del coreografo Neumeier, direttore del Balletto di Amburgo dal 1973 e certo il più tenace rappresentante del balletto narrativo del nostro tempo. La Dame aux camèlias ne è una prova con la sua struttura drammaturgica perfetta giocata su un doppio piano temporale e su un continuo spostamento del punto di vista, con le sue trame coreografiche eloquenti e con la varietà dei personaggi, tutti elementi che rendono questo balletto un vero e proprio esempio di come può funzionare il racconto attraverso il linguaggio danzato. Jürgen Rose, rinomato scenografo dei balletti di John Cranko e non solo, opta per una scena sobria con pochi oggetti significativi, come la chaise longue e lo specchio nel boudoir di Marguerite (non ci piacciono invece i tappeti ai lati dell’orchestra), a cui fa da contrasto la scelta dei costumi sfavillanti e voluminosi, il cui colore gioca un ruolo simbolico determinante. La malinconica musica di Chopin, che fra l’altro morì di tisi come la nostra protagonista in quegli stessi anni, è particolarmente adatta alla storia; sottolinea, commenta, e supporta quando l’interpretazione dei ballerini non arriva a emozionarci del tutto. La complessità dei due caratteri principali, Marguerite e Armand, non rende le cose facili sul piano dell’espressione dei sentimenti alle due étoiles della Scala, Svetlana Zakharova e Roberto Bolle. Marguerite Gautier, una
delle più belle e agiate cortigiane della Parigi degli anni quaranta dell’Ottocento, una sera al Théâtre-des-Variétés incontra Armand Duval, anch’egli giovane e bello, appartenente alla borghesia della capitale. Per lui è amore a prima vista, lei più razionale tentenna un po’ prima di cadere completamente nelle sue braccia. La situazione si complica allorché il padre di Armand chiede a Marguerite di rinunciare all’amore di suo figlio per non rovinarne la reputazione. Questa scena si traduce in un commovente duetto: monsieur Duval, qui bene interpretato da Mick Zeni, affronta la giovane donna inizialmente con fredda disapprovazione – l’espressività di questa scena risiede principalmente nei gesti minuti e definiti delle mani – per poi accorgersi di avere di fronte un’amante sincera e innamorata che non può fare a meno nel finale di consolare teneramente con un bacio sulla fronte. La donna prenderà una decisione di cui si pentirà, lasciare Armand e ritornare al vecchio mondo di protettori e corteggiatori, per poi finire la sua breve vita a causa della tisi nella più amara solitudine. Zakharova è toccante quando incarna quel lato di Marguerite disperato e nostalgico, Bolle altrettanto incisivo nell’interpretazione della spontaneità e dell’entusiasmo di Armand, caratteristiche tipiche della giovinezza, che non appartengono però alla Signora dalle camelie, se pur giovane d’età, debole ma certo coraggiosa nella sua scelta di rinunciare per amore all’amore. In Marguerite/Zakharova prevale un sentimento di profonda solitudine che le impedisce di incontrare totalmente Armand, tranne che nel pas de deux del secondo atto, il momento più idillico della serata, in cui c’è stata una speciale connessione tra i due. Dopo aver rifiutato il conte, la protagonista decide di vivere pienamente il rapporto con il giovane Duval in campagna. Neumeier condensa qui i momenti di maggiore sintonia della coppia, utilizzando fra l’altro un registro più naturalistico dei movimenti, per
cui i ballerini si rotolano a terra, si abbracciano dolcemente, volteggiano quasi spensierati, avvolti dal biancore degli abiti e dell’ambiente. Molto diverso l’impatto del passo a due del primo atto, in cui Zakharova e Bolle, tecnicamente impeccabili specialmente nelle prese, appaiono ancora distanti l’uno dall’altra (sarà perché è il loro primo incontro), mentre funzionano molto meglio negli assoli, lei con la sua teatralità spiccata, lui con una invidiabile purezza delle linee, che forse potremmo interpretare come simbolo di purezza d’animo, negata a Marguerite per ovvie ragioni. Il terzo passo a due dell’ultimo atto si colora di scuro, con toni di intensa drammaticità. La donna, di nero vestita, coperta da un cappotto lungo e un velo sul viso, è in fin di vita quandosi presenta un’ultima volta da Armand. Tutto è ormai vano. Questo estremo incontro, che è il migliore per l’interpretazione brillante delle due stelle della Scala, è carico di dolore e rimpianto e soprattutto della consapevolezza di questa spietata condizione. Non sono solo le étoiles a brillare, diversi i personaggi minori che si distinguono, come la talentuosa Caterina Bianchi nel ruolo della seducente Olympia, e soprattutto i bravissimi Nicoletta Manni e Marco Agostino nei panni di Manon Lescaut e DesGrieux. Il riferimento, presente già nel
romanzo, all’Histoire de chevalier Des Grieuxet de Manon Lescaut di Prévost è utilizzato da Neumeier come espediente narrativo per rafforzare l’incombenza della tragedia e della morte. Sin dal primo atto la scena di “teatro nel teatro”è particolarmente suggestiva: Marguerite insieme ad altre dame e corteggiatori, fra cui Armand, si trova a teatro a vedere una rappresentazione del balletto Manon Lescaut. Da qui prende il via l’identificazione della protagonista con il personaggio del romanzo di Prévost con cui ha in comune lo status di cortigiana. Manon rivive nell’immaginazione di Marguerite e la sua figura, una carismatica Nicoletta Manni, ritorna nei momenti di svolta della storia a ricordarci il destino della donna. Sono forse questi i momenti più intensi del balletto, come i momenti di solitudine della protagonista nel terzo e ultimo atto, quando in una bellissima sovrapposizione dei piani temporali, Armand sul proscenio – il luogo del presente – legge il diario di Marguerite, mentre Marguerite al centro della scena – il luogo del passato – vive in una desolante sofferenza gli ultimi istanti della sua esistenza. Repliche fino al 13 gennaio 2018. (Ph. Brescia e Amisano)