Venezia, Palazzetto Bru Zane: Omaggio a Lili e Nadia Boulanger con il “Duo Contraste”

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Stagione 2017-2018
“Duo Contraste”
Tenore Cyrille Dubois
Pianoforte Tristan Raës
Mélodies scelte di Lili Boulanger, Nadia Boulanger e Nadia Boulanger/Raoul Pugno
Venezia. 8 marzo 2018
Tra le tante attività, che collocano il Palazzetto Bru Zane-Centre de Musique Romatique Française in una posizione di assoluta avanguardia per quanto concerne la riscoperta e la diffusione di opere e musicisti poco o per nulla conosciuti, appartenenti a quella temperie culturale e a quell’area geografica, particolare importanza assume l’interesse rivolto dal Centro veneziano all’universo musicale femminile. Donne musiciste, come Cécile Chaminade, Marie Jaëll, Mélanie Bonis, Nadia e Lili Boulanger, sono ormai uscite dall’ingiustificato oblio, che le sottraeva alla conoscenza del pubblico (a parte pochi specialisti), proprio grazie al Palazzetto Bru Zane, che da anni propone le loro composizioni, organizza conferenze sul tema, pubblicando anche libri e CD. Così la Giornata internazionale dei diritti della donna è stata anche quest’anno l’occasione per celebrare la musica francese, coniugata al femminile. Questa volta sotto i riflettori erano le sorelle Boulanger, due figure insigni di musiciste, che eccelsero, tra l’altro, nella composizione di mélodies, reggendo perfettamente il confronto con i ben più famosi colleghi maschi, ma venendo discriminate solo a causa di preconcetti misogini, duri a morire. In particolare, il Palazzetto ha proposto un concerto, concepito come Omaggio a Lili Boulanger – nel cui programma, peraltro, era inevitabilmente fortissima la presenza della sorella Nadia –, preceduto da una conferenza, Alla scoperta delle sorelle Boulanger, tenuta da Paola Gallo, autrice di una biografia relativa a Lili. Nel corso della sua esposizione, la studiosa ha tracciato – con dovizia di argomentazioni di indubbio interesse – il ritratto delle due musiciste. Lili – eterea fanciulla, segnata da un male all’epoca incurabile, la tubercolosi, che l’avrebbe portata alla morte, nel 1918, a soli 24 anni – era l’incarnazione della fragilità femminile, eppure il talento, la genialità musicale, di cui era straordinariamente dotata, la imposero ufficialmente nel panorama musicale del Primo novecento, allorché – diciannovenne – vinse il Prix de Rome per la composizione, al concorso annuale organizzato dall’Accadémie des Beaux-Arts di Parigi; lo stesso, in cui la sorella Nadia si era cimentata dieci anni prima, classificandosi solo al secondo posto, avendo osato contestare l’adeguatezza del tema assegnato dalla Commissione. Assai più longeva e dal forte carattere, quasi virile, Nadia si affermerà come docente, vantando uno stuolo di allievi famosi, tra cui Aaron Copland, Leonard Bernstein, Astor Piazzolla e Dinu Lipatti.
Oltre che per l’argomento, la serata era davvero attesa anche per la presenza di due solisti, la cui bravura è da tempo ben nota ai frequentatori del Palazzetto Bru Zane, per averli ascoltati in anni precedenti nel corsi di analoghe rassegne dedicate alla mélodie. Cyrille Dubois – tenore dal timbro particolarmente puro ed omogeneo, non privo di squillo nella zona acuta, che raggiunge con facilità – si è confermato interprete estremamente sensibile ed efficace anche nel fraseggio, tratto fondamentale per chi affronta un repertorio, in cui la parola poetica deve avere il giusto rilievo. Lo ha autorevolmente sostenuto il pianoforte di Tristan Raës, che ha saputo rendere con chiarezza di tocco e adeguato accento la scrittura altamente espressiva delle due sorelle compositrici, che – nel caso della precoce quanto sfortunata Lili – assume una valenza tutta particolare, rivelando i sogni e i tormenti di un’anima nobile, il cui mondo interiore emerge con l’intensità di chi sente avvicinarsi a grandi passi la Fine. Non a caso due dei suoi Quatre ChantsAttente e Reflets – sono presi da Serres Chaudes, la raccolta poetica di uno dei mostri sacri del Simbolismo, il belga Maurice Maeterlinck, il poeta dell’attesa e della morte. Analoghi temi si ritrovano in Le Retour – quello di Ulisse in Patria – di un altro poeta simbolista, Georges Delaquys, amico di famiglia, e in Dans l’immense tristesse della poetessa – cieca e sorda – Bertha Galeron de Colonne, dominata dalla vana attesa di un bimbo: l’attesa che la madre – ahimè, scomparsa – gli canti la ninna nanna. Straordinaria la veste musicale di queste liriche, che si adegua alla loro vena tragica, attraverso una scrittura originale – nonostante l’influsso di Fauré – tra sequenze modali o cromatiche e incursioni nella bitonalità.
La ricerca di nuovi modi di scrittura si coglie anche nelle Mélodies proposte di Nadia Boulanger, più varie nei temi. Tra le sue prime mélodies – composte negli anni precedenti il Primo conflitto mondiale e caratterizzate da un diffuso lirismo – molte si basano, con economia di mezzi espressivi, su testi di poeti della seconda metà dell’Ottocento: Écoutez la chanson bien douce di Paul Verlaine, Versailles ed Élégie di Albert Samain, Poème d’amour di Armand Silvestre. Più raffinato ed espressivo il linguaggio di Prière (da Henry Bataille), Heures ternes (da Maurice Maeterlinck) e La Mer (da Paul Verlaine). Con Soir d’hiver, su una poesia della compositrice stessa – il cui sfondo è la prima guerra mondiale – la scrittura, inizialmente spoglia si carica via via di sempre maggiore densità espressiva, fino a proclamare la fede nella vittoria. Agli anni Venti risale Le Couteau di Camille Mauclair: quel “coltello piantato nel cuore” potrebbe simboleggiare il dolore per la morte dell’adorata sorella Lili, avvenuta nel 1918, e prefigurare la prossima fine della propria attività di compositrice.
Un altro esponente di spicco del simbolismo poetico, Émile Verhaeren, conterraneo di Maeterlinck, è l’autore della raccolta Les Heures claires, che costituisce la fonte letteraria dell’omonimo ciclo, scritto a quattro mani da Nadia Boulanger e Raoul Pugno. Nelle liriche di Verhaeren domina l’amore del poeta per la moglie Marthe, così la musica esprime, passo dopo passo, le mille sfumature della passione amorosa, come attestano le numerose didascalie dedicate alla parte vocale di queste mélodies. In esse – dalle passionali Avec mes sens, avec mon cœur e C’était en juin alla più intimistica Vous m’avez dit – Cyrille Dubois ha dato il meglio di sé, sempre supportato con maestria dal pianoforte, che ha talora indicazioni proprie, e di conseguenza si esprime con una certa autonomia, rivelando una scrittura che, pur richiamando talora Fauré o Debussy, afferma ulteriormente l’originalità dei due autori. Successo pieno. Un fuoriprogramma: quasi doverosamente una mélodie di Fauré.