“Aida” apre la stagione alle Terme di Caracalla

Teatro dell’Opera di Roma – Stagione Lirica 2018/2019, Terme di Caracalla
“AIDA”
Opera in quattro atti,
Libretto di Antonio Ghislanzoni
Musica di Giuseppe Verdi 
Il Re GABRIELE SAGONA
Amneris  SILVIA BELTRAMI
Aida  SERENA FARNOCCHIA
Radames DIEGO CAVAZZIN
Ramfis  ALESSIO CACCIAMANI
Amonasro ANDRII GANCHUK*
Un Messaggero DOMINGO PELLICOLA*
Una Sacerdotessa RAFFAELA ALBUQUERQUE*
*dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
Orchestra, Coro e Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma Direttore Jordi Bernàcer
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Regia, Scene, Costumi e Luci Denis Krief
Coreografia Giorgio Mancini
Nuovo allestimento
Roma, 05 luglio 2019
Spettacolo operistico inaugurale della stagione estiva alle Terme di Caracalla è l’Aida di Giuseppe Verdi, assente dalle programmazioni estive romane dal 2011 ed affidata per l’occasione alla direzione del maestro Jordi Bernàcer ed al regista Denis Krief che ha curato anche le scene i costumi e le luci. Lo spettacolo viene ambientato in un Egitto ottocentesco con contaminazioni pompeiane e assire nell’idea probabilmente di restituire un concetto di antichità legato all’epoca della composizione. Fanno così la loro comparsa anche riferimenti ai bozzetti delle scenografie dei primi allestimenti nell’Europa di quegli anni e il Re e Amneris assistono al trionfo da un palco d’Opera, mentre un gruppo di signori in frac e cilindro suona la celebre marcia trionfale, accompagnando un manipolo di ragazzi vestiti da egizi un po’ disordinato ed asimmetrico nelle stature.  Lo spazio scenico è definito da due grandi parallelepipedi dorati la cui linearità contrasta un po’ con le retrostanti rovine delle Terme, una sorta di elementi stilizzati che ricordano il tempio di Karnak, e da una piramide che nell’ultimo atto costituirà la tomba dei due protagonisti, continuamente mossi sul palcoscenico in maniera un po’ affrettata e distraente, in almeno un paio di occasioni ancor prima che la musica sia finita, per distinguere  i cosiddetti  momenti intimi da quelli ufficiali, grandiosi e pubblici che forse incontrano meno il favore e soprattutto l’approvazione del gusto odierno. In mezzo a un gran via vai di macchinisti, personaggi  e quant’altro il messaggero entra con molta flemma ad annunciare l’invasione dell’Egitto da parte barbari etiopi e Amneris dà a Radames  un tricolore quale vessillo glorioso prima della guerra prossima e inevitabile. Belli i costumi anche se certamente tutt’altro che filologici soprattutto nelle scelte dei colori  e poco efficaci le luci nel far distinguere il giorno dalla notte o nel definire il buio della tomba nel quale Radames stenta a riconoscere l’amata Aida. Molto poetica ed espressiva è apparsa invece l’impostazione la scena finale che grazie anche alla bravura degli interpreti ha regalato al pubblico il momento di autentica commozione della serata. Assai accurata la concertazione e la direzione del maestro Bernàcer che, escudendo le consuete limitazioni tecniche delle esecuzioni musicali all’aperto, ha saputo imprimere un ritmo narrativo sostenuto ma mai frettoloso nonostante quanto avvenisse in palcoscenico, con una notevole cura del fraseggio ed una interessante ricerca dei colori orchestrali, sempre attento al sostegno delle voci. Buona nel complesso la prova del coro diretto dal maestro Gabbiani sia pure con qualche imprecisione e bravo il corpo di ballo privato della danza delle sacerdotesse del primo atto sostituita con un gran lenzuolo bianco dietro al quale Radames viene pudicamente vestito per la consacrazione, ma eseguita con molto gusto e eleganza dall’orchestra. E veniamo agli interpreti della serata. Nel ruolo eponimo Serena Farnocchia a dispetto di una voce forse non esattamente adatta alla parte, con qualche fiato di troppo e un registro grave a tratti poco sonoro ha offerto una lettura di Aida nobile, sensuale e volitiva, assolutamente sicura tecnicamente  ed efficace nella resa espressiva grazie ad una evidente solida professionalità. Diego Cavazzin ha tratteggiato un Radames sinceramente lacerato dal conflitto tra il dovere verso la patria e l’amore per Aida con voce ampia e svettante sia pure forse in questa serata non al meglio delle sue possibilità. Il baritono Andrii Ganchuk dal progetto “Fabbrica” del Teatro dell’Opera ha tratteggiato un Amonasro padre e guerriero vocalmente sicuro ed efficace scenicamente, dotato di grande comunicativa e cantato con notevole correttezza musicale. Silvia Beltrami è stata una Amneris dai notevoli mezzi vocali usati in modo troppo istintivo. Tuttavia dopo i primi atti trasandati, imprecisi ed esteriori si è riscattata nella lunga scena finale dove ha trovato maggior controllo dell’emissione e della gestualità, giusta ampiezza di suono che le hanno permesso di esprimere la disperata rabbia impotente del suo personaggio in modo più convincente. Molto bravi anche Alessio Cacciamani nel ruolo di Ramfis che ha saputo unire autorevolezza del gesto e del portamento a nobiltà del legato e morbidezza dell’emissione ed Gabriele Sagona nei panni del Re.  Ancora dal progetto “Fabbrica”  e entrambi molto bravi pur nella brevità delle parti, gli interpreti dei ruoli del messaggero e della Sacerdotessa rispettivamente Domingo Pellicola e Rafaela Albuquerque. Applausi educati durante tutta l’opera, eseguita con un solo intervallo, ai vari appuntamenti vocali ma sentiti e sinceri alla fine di uno spettacolo comunque gradevole, nonostante i rumori del traffico automobilistico ed aereo e dei numerosi gabbiani, “barbari etiopi” dei nostri giorni, che a causa della spazzatura hanno invaso Roma. Foto Yasuko Kageyama