Jaromír Weinberger (1896 – 1967): “Wallenstein” (1937)

Tragedia musicale in sei scene di Jaromír Weinberger  su libretto di Miloš Kareš tratto dal poema drammatico di Schiller (versione tedesca di Max Brod). Roman Trekel (Wallenstein), Martina Welschenbach (Thekla), Ralf Lukas (Octavio Piccolomini), Daniel Kirch (Max Piccolomini), Dagmar Schellenberger (Gräfin Terzky), Roman Sadnik (Graf Terzky),  Edwing Tenias  (Illo), Georg Lehner (Butler),  Benno Schollum (Wrangel / Wachtmeister), Dietmar Kerschbaum (Graf Questenberg / Schwedischer Hauptmann / Seni / 2. Kürassier), Oliver Ringelhahn (Gordon / 1. Kürassier / Soldat), Nina Berten  (Marketenderin),  Claudia Goebl (Ein junges Mädchen), Johannes Schwendinger (Jäger / Bedienter). ORF Radio-Symphonieorchester Wien.  Cornelius Meister (direttore). Registrazione live: Wiener Konzerthaus, 16 giugno 2012. T. Time: 130′ 33″ 2 CD CPO 777 963-2

Nato a Praga l’8 gennaio 1896, Jaromír Weinberger, autentico bambino prodigio, mostrò sin dalla più tenera età le sue doti musicali, tanto che, all’età di 10 anni, diresse in pubblico un coro di voci bianche in un arrangiamento di una delle sue canzoni. Dopo aver studiato al Conservatorio di Praga composizione con Vítězslav Novák e pianoforte con Karel Hoffmeister ed essersi perfezionato, a Lipsia, con Max Reger le cui lezioni egli seguì solo per due anni, dal 1915 al 1916, a causa della morte del suo insegnante, Weinberger, ritornato a Praga, lavorò, come compositore, pianista e direttore d’orchestra senza riuscire ad avere stabili introiti. Nel 1922 emigrò negli Stati Uniti, dove, pur avendo ottenuto una cattedra di teoria e composizione al Conservatorio di Ithaca nello Stato di New York, non riuscì ad integrarsi a causa anche delle difficoltà linguistiche e dopo solo un anno ritornò in Cecoslovacchia dove compose la sua prima opera, Švanda dudák (Svanda il pifferaio) che, dopo aver ricevuto un’accoglienza piuttosto fredda da parte della critica a Praga, rivista dall’autore e rappresentata in una versione tedesca realizzata da Max Brod, arrivò a contare circa 2000 rappresentazioni in tre anni. Sembrava che per Jaromír Weinberger incominciassero ad aprirsi le porte del successo, ma l’ascesa al potere del nazismo costrinse il compositore ebreo e la sua famiglia a fuggire prima in Francia e, poi, negli Stati Uniti dove sarebbe morto nel 1967 per un’overdose di barbiturici che egli assumeva per curare una stato depressivo di cui era affetto. Prima di emigrare definitivamente negli Stati Uniti, Weinberger aveva composto Wallenstein, opera in sei scene su libretto di Miloš Kareš che venne rappresentata a Vienna in una versione in tedesco approntata sempre da Max Brod il 18 novembre 1937. Protagonista dell’opera è Wallenstein, comandante delle truppe dell’Imperatore Ferdinando II durante la guerra dei Tent’anni, che, accusato di tradimento e di aver trattato con i nemici Svedesi, venne ucciso da una congiura di ufficiali capeggiata dal suo luogotenente Octavio Piccolomini; all’interno di questa trama di natura politica e militare si ristaglia uno spazio la storia dell’amore impossibile tra Max Piccolomini, figlio di Octavio, e Thekla, figlia di Wallenstein, che alla fine muore di dolore.
Nella vicenda di Wallenstein non mancano alcuni richiami allegorici alla situazione politica contemporanea dal momento che sembra evidente il parallelismo tra Ferdinando II e Hitler che coltivava le sue mire espansionistiche sull’Austria, il cui cancelliere Engelbert Dollfuss era stato assassinato da una congiura nazista, come, del resto, Wallenstein da una congiura di suoi ufficiali.
Musicalmente l’opera è estremamente interessante dal momento che a passi caratterizzati da una scrittura marziale, a volte, orecchiabile come nel coro Helm auf dem Kopfe della scena iniziale, si accompagnano altri ai confini dell’atonalità ed altri di carattere lirico, come il bel duetto della terza scena tra Max e Thekla, realizzato inizialmente con una scrittura intimistica nella parte orchestrale quasi cameristica con episodi solistici.
Di recente i lavori di Weimberger, a partire da Švanda dudák, ripreso a Palermo qualche anno fa, stanno destando un certo interesse di cui è testimonianza anche quest’incisione di Wallenstein, risalente a una registrazione dal vivo presso la Konzerthaus di Vienna nel 2012 e pubblicata di recente dall’etichetta CPO, che si segnala per l’ottima qualità dell’esecuzione. Cornelius Meister, alla guida dell’Orchestra Sinfonica della Radio di Vienna, si conferma uno specialista di questo repertorio. La sua concertazione si impone, infatti, per un’ottima scelta dei tempi e delle sonorità e per una particolare attenzione ai colori della partitura all’interno della quale ci sono anche momenti solistici ben delineati dalla sua attenta bacchetta. Dotato di una voce possente dal timbro scuro, Roman Trekel è un Wallenstein particolarmente convincente anche perché del suo personaggio rende bene le zone d’ombra. Tra i momenti più significativi della sua performance si segnala il monologo Wär’s möglich? (È possibile?). Un fraseggio e un intonazione curati caratterizzano la prova di Martina Welschenbach, che, grazie a una voce dal timbro affascinante, è una Thekla  partecipe soprattutto nei momenti lirici. Al suo fianco Daniel Kirch, alle prese con una parte non semplice che sollecita spesso il settore acuto, è un Max Piccolomini dal possente mezzo vocale che, comunque, si mostra corretto nel fraseggio e nell’intonazione, come, del resto, Ralf Lukas, al quale è affidato il compito ingrato di sostenere una parte poco coinvolgente come quella di Octavio Piccolomini. In ruolo tutti gli altri comprimari: Dagmar Schellenberger (Gräfin Terzky), Roman Sadnik (Graf Terzky),  Edwing Tenias  (Illo), Georg Lehner (Butler),  Benno Schollum (Wrangel / Wachtmeister),  Dietmar Kerschbaum (Graf Questenberg / Schwedischer Hauptmann / Seni / 2. Kürassier), Oliver Ringelhahn (Gordon / 1. Kürassier / Soldat), Nina Berten  (Marketenderin),  Claudia Goebl (Ein junges Mädchen), Johannes Schwendinger (Jäger / Bedienter) e ottima la prova del coro.