Catania, Teatro Massimo Bellini: “Carmen”

Catania, Teatro Massimo Bellini. Stagione di opere e balletti 2020
“CARMEN”
Opéra-comique in quattro atti, libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, dalla novella omonima di Prosper Mérimée
Musica di Georges Bizet
Don José ZI-ZHAO GUO
Escamillo SIMONE ALBERGHINI
Le Dancaïre  FILIPPO LUNETTA
Le Remendado SAVERIO PUGLIESE
Moralès CLAUDIO MANNINO
Zuniga GAETANO TRISCARI
Carmen ANASTASIA BOLDYREVA
Micaëla DANIELA SCHILLACI
Frasquita ANNA DELFINO
Mercédès, SONIA FORTUNATO
Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini
Coro di Voci bianche interscolastico “V. Bellini”

Direttore Takayuki Yamasaki
Maestro del coro Luigi Petrozziello
Maestra del coro di Voci bianche Daniela Giambra
Regia Luca Verdone
Scene Luca Verdone da un progetto di Virginia Vianello

Costumi Alberto Spiazzi
Movimenti scenici Giusy Vittorino
Luci Franco Buzzanca
Assistente ai costumi Giovanna Giorgianni
Nuovo allestimento scenico in coproduzione con Fondazione Teatro Massimo, Palermo
Catania, 1 marzo 2020
Titolo arcinoto, Carmen di George Bizet, in un’edizione integrale, completa anche dei recitativi musicati da Ernest Guiraud per la prima viennese del 1875, ha inaugurato la Stagione 2020 del Teatro Massimo Bellini di Catania registrando il sold out per tutte e 7 le recite. Notizia questa positiva soprattutto in considerazione delle precedenti stagioni all’insegna delle difficoltà economiche che hanno travagliato l’ente teatrale etneo. Per quanto attiene all’aspetto visivo la regia e le scene, entrambe curate da Luca Verdone, che per le seconde ha ripreso un progetto di Virginia Vianello, si sono mantenute nel complesso fedeli al libretto. Nel primo atto a dare l’idea di una piazza di Siviglia sono due edifici, posti sui lati del palcoscenico, che, nel secondo, circoscrivono l’osteria di Lilas Pastia resa con dei tavoli e delle sedie. Nel terzo dei contrafforti, scenicamente un po’ ingombranti, disegnano le montagne del covo dei contrabbandieri, mentre di un certo impatto visivo è la scenografia del quarto atto che rappresenta la facciata di un’arena. I movimenti scenici di Giusy Vittorino, nel complesso tradizionali e senza particolari idee innovative, se, da un lato, hanno il merito di risparmiare cervellotiche soluzioni purtroppo in voga nei teatri, dall’altra, danno, però, la sensazione di una certa staticità con il coro spesso schierato. Coerenti con l’ambientazione spagnola i bei costumi disegnati da Alberto Spiazzi con l’assistenza di Giovanna Giorgianni e funzionali le luci di Franco Buzzanca.
Passando all’aspetto musicale si segnala la buona concertazione del neo direttore artistico dell’ente catanese Fabrizio Maria Carminati, che per le ultime tre recite ha affidato podio e bacchetta a Takayuki Yamasaki il quale ha diretto l’orchestra con mano sicura. Ottima la scelta dei tempi, apparsi briosi dove è necessario, ma anche capaci di esprimere al meglio le situazioni drammatiche come nel terzetto delle carte, e nel complesso corrette le sonorità nonostante qualche volta abbiano soverchiato i cantanti. Anastasia Boldyreva è stata una Carmen, meno femme fatale e più donna moderna, che, gelosa custode della sua libertà, mostra di conoscere bene le arti della seduzione attraverso una recitazione particolarmente efficace. Dotata di una voce omogenea con un settore grave particolarmente interessante al limite del contraltile, ma anche con acuti ben centrati, vocalmente l’artista è apparsa impeccabile. Meno convincente e con qualche tensione nel settore acuto, Zi-Zhao Guo (Don José), probabilmente non proprio a suo agio in questo repertorio, è apparso comunque attento a restituire sulla scena più l’aspetto problematico del suo personaggio lacerato da opposte tendenze, costituite, da una parte, dall’aspirazione ai valori della famiglia rappresentati da Micaëla e dalla madre, e, dall’altra, dal fascino seduttore di Carmen, che quello passionale, rimasto un po’ in ombra. Pienamente convincente la performance di Simone Alberghini, un Escamillo elegante nel fraseggio e curato nell’intonazione, che si è distinto per una pregevole ricerca dei colori, nonostante la sua prova sia stata penalizzata dall’orchestra un po’ invadente. Daniela Schillaci ha ben rappresentato sulla scena la purezza di Micaëla attraverso una linea di canto curato e una certa partecipazione emotiva, evidente soprattutto nella bella aria dell’atto terzo, Je dis que rien ne m’épouvante, interpretata con sentimento. Complessivamente discreti  i personaggi secondari: Anna Delfino (Frasquita), Sonia Fortunato (Mercédès), Filippo Lunetta (Le Dancaïre), Saverio Pugliese (Le Remendado), Claudio Mannino (Moralès) e Gaetano Triscari (Zuniga). Buone, infine, le prove dei due cori, quello del Teatro Massimo Bellini e quello di Voci bianche interscolastico “V. Bellini”, ben preparati rispettivamente da Luigi Petrozziello e da Daniela Giambra.