Ludwig van Beethoven 250 (1770 – 1827): “Le Rovine di Atene” (1811)

Beethoven 2020 –  250 anni  della nascita del compositore
“Le rovine di Atene”
(Die Ruinen von Athen), musiche di scena op. 113
Ouverture (Andante con moto – Allegro ma non troppo) – I) Chor (Andante poco sostenuto) – II) Duett (Andante con moto) – III) Chor der Derwische (Coro dei dervisci) (Allegro ma non troppo) – IV) Marcia alla turca (Vivace) – V) Harmonie auf dem Theater (Musica interna) (Allegro assai ma non troppo) – VI Marsch und Chor (Assai moderato) – VII) Rezitatif – VIII) Chor (Allegro ma non troppo) – IX) Arie mit Chor (Adagio) – X) Chor (Allegro con fuoco)

Mentre, nell’estate del 1811, era a Teplitz, in Boemia, dove era stato mandato dal suo medico Giovanni Malfatti per una cura di acque termali, Beethoven compose due serie di musica di scena su commissione. Per farsi ben volere dal popolo ungherese, Francesco I d’Austria, nel 1805, aveva progettato di costruire un grande teatro con annessi un casinò da gioco, sale da ballo e altri locali di divertimento, ma il progetto era stato bloccato dalla guerra. Finita la guerra, si ritornò alla costruzione del teatro e per l’inaugurazione solenne si pensò a qualche rappresentazione di stampo patriottico il cui testo doveva fare riferimento alla storia nazionale ungherese ed elogiare l’amministrazione asburgica. L’incarico di scrivere il testo fu affidato ad Anton von Kotzebue, specialista di spettacoli allegorici, mentre per la musica fu interpellato Beethoven. Il drammaturgo scrisse tre atti unici, ma la censura approvò il primo dal titolo Re Stefano, primo benefattore d’Ungheria e l’ultimo intitolato Le rovine di Atene, mentre l’atto centrale del trittico, La fuga di Bela, fu scartato perché considerato ambiguo, in quanto poteva alludere ai due abbandoni di Vienna, da parte di Francesco I, durante l’assedio napoleonico. Ricevuti i testi, Beethoven vi lavorò alacremente tanto da completare le due opere nel breve periodo di tre settimane. L’inaugurazione avvenne, però, solo il 9 febbraio 1812 e fu rappresentato un trittico di cui Re Stefano costituiva il prologo, Le rovine di Atene l’epilogo, mentre il pannello centrale fu un lavoro di un autore locale dal titolo L’ascesa della città libera di Pest. I due lavori teatrali furono replicati per altre due sere, ma Beethoven, non contento dei libretti, pensò di rimaneggiarli per riutilizzare le musiche, che considerava abbastanza valide; dal punto di vista musicale, infatti, il dramma allegorico Le rovine di Atene, presenta una scrittura di carattere sinfonico. Oggi nelle sale da concerto è spesso eseguita l’ouverture in cui tutti i temi principali dell’opera sono organizzati nella forma-sonata. La decadenza della Grecia, che langue sotto la dominazione turca, e di Atene, nella quale torna dopo un’assenza di duemila anni Minerva che ha ricevuto il perdono da Giove, è rappresentata, nell’introduzione, Andante con moto, da un tema ascendente staccato che giunge ai violini e dal successivo motivo affidato agli archi, che anticipano il secondo brano Il duetto tra il Greco e la Greca,  mentre i due seguenti temi marziali, esposti nella solare tonalità di sol maggiore alludono all’accordo tra il popolo ungherese e i suoi governanti. Il successivo, Allegro ma non troppo, in forma-sonata, non presenta alcun riferimento tematico con le altre musiche di scena.
Tra le altre pagine della partitura si segnala La marcia turca, il cui tema, nello stile turco tipico dell’epoca, era stato tratto da Beethoven dalle sue 6 Variazioni su un tema originale op. 76 (1809) per pianoforte.