Ludwig van Beethoven 250 (1770 – 1827): String Quintets op. 29 and 104, Fugue OP.137

Beethoven 2020 –  250 anni  della nascita del compositore
Quintetto d’archi in do maggiore op. 29
(Allegro moderato – Adagio molto espressivo – Scherzo. Allegro – Presto); Quintetto d’archi in do minore op. 104 (Allegro con brio – Andante cantabile con variazioni – Menuetto. Quasi allegro – Finale. Prestissimo); Fuga in re maggiore op. 137. WDR Symphony Orchestra Cologne Chamber Players. Ye Wu (violino), Cristian-Paul Suvaiala (violino), Mischa Pfeiffer (viola),Tomasz Neugebauer (viola) e Susanne Eychmüller (violoncello). Registrazione: Agosto 2019 presso la Kölner Philharmonie. T. Time: 66′ 26″. 1 CD ALPHA CLASSICS ALPHA 585

Rispetto alla copiosa produzione di quartetti d’archi, quella dei quintetti, nonostante la sua struttura costituita da due violini, due viole e un violoncello, che Beethoven aveva ereditato da Mozart, richiami le sonorità di una piccola orchestra d’archi, appare piuttosto esigua, essendo limitata a sole tre composizioni: i Quintetti op. 29 e 104 e la Fuga op. 137. Tra queste soltanto il Quintetto in do maggiore op. 29, composto tra il 1800 e il 1801 su commissione del conte Moritz von Fries, e la Fuga in re maggiore op. 137, costituiscono le uniche composizioni concepite proprio per questa formazione.
Lavoro che si segnala per la ricchezza dei contrasti e anche per una sonorità densa, a volte pomposa, il Quintetto in do maggiore op. 29 è strutturato in quattro movimenti dei quali il primo (Allegro moderato) è in forma-sonata, il secondo (Adagio) è una pagina di un seducente lirismo, il terzo è un elegante Schezo e, infine, il quarto (Presto) nel quale l’effetto di una piccola orchestra è reso grazie alla presenza dei tremoli, è un brano brillante e pieno di sorprese di cui la più importante è costituita dalla sezione marcata con l’andamento Andante con moto e scherzoso.
Piuttosto insolita è la genesi del Quintetto in do minore op. 104 che in realtà è una trascrizione del Trio per pianoforte e archi Op. 1 n. 3, composizione giovanile che, scritta da Beethoven tra il 1793 e il 1795 probabilmente per il principe Karl Lichnowsky, suo mecenate, suscitò un certo scetticismo in Haydn che pur aveva apprezzato gli altri due trii. Due decenni più tardi questo Trio avrebbe però suscitato l’interesse di Joseph Kaufmann, un compositore dilettante, che inviò a Beethoven una sua trascrizione per quintetto d’archi inducendo il compositore a realizzarne una di suo pugno nell’estate del 1817. Pubblicato nella sua versione definitiva nel 1819, questo Quintetto si segnala per una scrittura particolarmente densa tale da assumere, nel primo movimento (Allegro con brio) un carattere drammatico che si stempera nel seducente lirismo del secondo movimento (Andante cantabile con variazioni), scritto nella forma del tema e variazioni, in tutto cinque. Se il terzo movimento è un Menuetto che guarda allo scherzo e che presenta nel trio un gentile tema di Ländler, il quarto (Prestissimo), nel quale al perentorio tema iniziale si contrappone il lirismo del secondo, è una pagina brillante in cui ritorna il clima pieno di contrasti del primo movimento.
Al 1817 risale anche la composizione della Fuga in re maggiore op. 137, forma che Beethoven non amava particolarmente, ma che rinnovò profondamente soprattutto nei suoi tardi quartetti. Composta per l’edizione completa delle sue opere, progettata dall’editore viennese Tobias Haslinger al quale è dedicata, questa Fuga è una pagina  brevissima ma di straordinaria originalità già nel soggetto caratterizzato da insolite ottave discendenti.

Questa scarna, ma interessantissima produzione per quintetto d’archi, è protagonista di una pregevole proposta discografica dell’etichetta ALPHA CLASSICS. Ad eseguire egregiamente questi brani è il complesso cameristico della WDR Symphony Orchestra di Colonia, formato da Ye Wu (violino), Cristian-Paul Suvaiala (violino), Mischa Pfeiffer (viola), Tomasz Neugebauer (viola) e Susanne Eychmüller (violoncello). I cinque artisti mostrano un affiatamento tale da consentire loro di ottenere un perfetto amalgama al punto che sembra di ascoltare quasi un unico strumento con colori e individualità diverse che emergono di volta in volta. Complessivamente la loro lettura, che si segnala per un fraseggio curato soprattutto nei passi maggiormente connotati dal punto di vista lirico, appare attenta ai contrasti che vengono sempre resi con grande forza. Infine chiaro è il gioco polifonico soprattutto nella Fuga op. 137.