Claude Debussy (1862-1918): “Pelléas et Mélisande” (1902)

Claude Debussy (22 agosto 1862- 25 marzo 1918). 
A 160 anni dalla nascita del compositore
“La musica comincia proprio nel punto in cui la parola è ormai incapace di esprimere”
così diceva Claude Debussy già molti anni prima di accingersi a musicare il Pelléas et Mélisande e aggiungeva:  “La musica è fatta per l’inesprimibile., vorrei che avesse l’aria di uscire dall’ombra e che, a momenti, vi rientrasse; che fosse sempre discreta “. è ancora: “io sogno dei poemi che non mi condannino a perpetrare degli atti lunghi, pesanti., che mi diano delle scene mobili, diverse di luogo e di carattere., ove personaggi non discutano, ma subiscano la vita e il destino“.

Ebbene, il poema che il poeta belga Maurice Maeterlinck (1862-1949) pubblicò a Parigi nel 1892, e che per la prima volta fu rappresentato l’anno successivo, significo per Debussy l’incontro con un tipo di “libretto” quale il suo desiderato ” inesprimibile” trovava Le sollecitazioni più idonee alla propria fantasia di musicista, e nello stesso tempo si inquadrava nello stato d’animo di intere generazioni di intellettuali e di artisti, da un lato ancora presi nella morsa delle suggestioni wagneriane e dall’altro eticamente in attesa di qualcosa che pienamente gli saziasse, in un nuovo tipo di abbandono sensibile, fatto di indefinito, di evanescente e di misterioso.
Il lavoro di Debussy per adattare Pelléas et Mélisande alla sua sensibilità durò quasi 10 anni: del poema di Maeterlinck tolse tutto quello che poteva essere in contrasto col suo modo di concepire l’incontro della musica con la parola, e nacque così un capolavoro, unico nella storia del teatro musicale, destinato a costituire una specie di pietra miliare, un punto di riferimento per molte generazioni.L’esito della “prima” parigina, anche per l’incidenza di polemiche estranei ai problemi dell’arte ( la gelosia di una primadonna, amica di Maeterlinck, esclusa all’ultimo momento dalla compagnia., le preoccupazioni moralistiche di certi ambienti ecc.)i non fu felice: la sera del 30 aprile 1902, quando l’opera fu rappresentata all’Opéra Comique,  il pubblico rimase perlopiù disorientato., ma già alle rappresentazioni successive il successo si delineò in modo sempre crescente. I  giovani musicisti soprattutto avvertirono che il tributo di lacrime di ammirazione fino a quel momento pagato da tutti, compreso Debussy, al grande Wagner stava per andare verso il mondo nuovo del Pelléas: e in questa prospettiva polemica considerarono il capolavoro di Debussy come un’opera antiwagneriana, come una rottura definitiva col mondo del Romanticismo tedesco.  Di certo, l’atmosfera debussyana in cui il canto si inserisce come una mobile declamazione in un susseguirsi di brevi incisi melodici, molto prossimi alla forma dell’ “arioso”; l’orchestra che continuamente si scompone in piccoli nuclei sonori, lasciando ad ogni strumento una sua irripetibile individualità, senza abbandonarsi – se non in rarissimi episodi di accesa passione e drammaticità- al “tutti” del colorismo wagneriano: quel restare, insomma in una sorta di parsimoniosa economia sonora, sono sicuramente l’antitesi del mondo wagneriano.
C’è qui il miglior Debussy con ricchezze armoniche e timbriche straordinarie: partitura prediletta dal grande direttore d’orchestra Ernest Ansermet, che fu uno dei pochi a saperne cogliere le più sottili sfumature liriche e drammatiche. Il compositore Aaron Copland paragonerà il  Pelléas et Mélisande al wagneriano Tristano e Isotta, precisando però che il dialogo d’amore è in Wagner corroborato da una musica colma di effusione, mentre Debussy aveva preferito colorare ” l’espressione degli amanti con la staticità “:aveva voluto chiedere una sorta di silenzio ai cantanti e all’orchestra sopraffatti dall’amore. Altri musicologi sono stati pronti a sostenere che con questi cinque atti Debussy compiva la sua grande missione, ossia quella di rendere possibile l’ascolto, tranquillo, di una musica, senza lacrime o svenimenti.

Atto 1 – Dopo una lunga assenza, Golaud (baritono), nipote dire Arkel (basso), fa ritorno al castello paterno recando con sé Mélisande (soprano)una fanciulla di rara bellezza da lui sposata. Al loro arrivo, i due vengono accolti da Pelléas (tenore), fratello di Golaud.
Atto 2 – Una tenera amicizia nasce fra Pelléas e Mélisande. Un giorno, mentre sono insieme, Mélisande lascia cadere in una fontana l’anello d’oro ha avuto Goulad. A questi,a letto per una ferita, dice di averlo smarrito in una grotta in riva al mare. Golaud le ordina di andare a cercare il gioiello facendosi accompagnare da Pélleas.
Atto 3 – In procinto di partire, Pelléas si reca salutare Mélisande; Golaud, che li sorprende insieme, ricorda a Pélleas di essere prudente nella sua amicizia: Mélisande attende un figlio e la sua salute è molto delicata.
Da Yniold (soprano), il figlio avuto dal suo primo matrimonio, Golaud viene a sapere che spesso Pelléas e Mélisande sono insieme.
Atto 4 – Minacciata da Golaud, Mélisande raggiunge Pélleas fuori dal castello, per un ultimo incontro prima che gli parta. le porte del Castello vengono chiuse mentre i due si dichiarano il reciproco amore, e subito Mélisande vorrebbe  fuggire con Pelléas. Ma Golaud, che li ha  spiati, ora li affronta colpendo a morte Pelléas con la sua spada.
Atto 5 – Mélisande ha dato alla luce una bambina, e ora giace a letto morente. Golaud le chiede perdono, ma subito torna a insistere per sapere se ha amato Pelléas d’un amore colpevole. Mélisande non risponde, e chiede invece di poter vedere la sua bambina. Mentre Mélisande muore a Golaud disperato, il vecchio re ricorda che egli ora si dovrà prendere cura della bambina.