Ludwig van Beethoven 250 (1770-1827): “Beethoven Piano Concertos n. 1, 4, 2 & 5”

Concerto per pianoforte  e orchestra n. 1 in do maggiore, Op. 15 (Allegro con brio – Largo – Rondò. Allegro). Concerto per pianoforte  e orchestra n. 4 in sol maggiore, Op.58 (Allegro moderato – Andante con moto – Rondò. Vivace). Deutsches Symphonie-Orchester Berlin. Martin Helmchen (pianoforte). Andrew Manze (direttore). Registrazione: ottobre 2018 presso Teldex Studio (Concerto n. 1) e maggio 2019 presso la Berliner Philharmonie (Concerto n. 4). T. Time: 69′ 38″. 1 CD Alpha Classics 575.
Concerto per pianoforte e orchestra n .2 in si bemolle maggiore, Op.41
(Allegro con brio – Adagio – Rondò. Molto allegro). Concerto per pianoforte  e orchestra no 5 in mi bemolle maggiore, Op.73 ‘Imperatore’ (Allegro – Adagio un poco molto – Rondò. Allegro). Registrazione: maggio 2019 presso la Berliner Philharmonie (Concerton. 5) e ottobre 2018 presso Teldex Studio (Concerto n. 2). Deutsches Symphonie-Orchester Berlin. Martin Helmchen (pianoforte). Andrew Manze (direttore) T. Time: 66′ 25″. 1 CD Alpha Classics 555.

Tra le proposte discografiche che intendono celebrare il duecento cinquantesimo anniversario della nascita di Beethoven si impone, per l’ottimo livello qualitativo, un doppio album, pubblicato dall’etichetta Alpha Classics, contenente quattro (il primo, il secondo, il quarto e il quinto) dei cinque concerti per pianoforte e orchestra del grande compositore di Bonn. Protagonisti sono il giovane pianista (classe 1982) berlinese Martin Helmchen e il direttore Andrew Manze, quest’ultimo sul podio della Deutsches Symphonie-Orchester di Berlino. Innanzitutto va notato che in quest’incisione orchestra e solista si integrano alla perfezione con la prima che sa cedere il palcoscenico al secondo quando deve accompagnare, ma che sa prendersi anche il suo spazio nei momenti in cui l’altro tace. Ottima, dunque, la concertazione di Andrew Manze che, oltre a sonorità adeguate e perfettamente equilibrate con il solista, sceglie nei movimenti rapidi tempi leggermente più briosi  e tali da conferire ad essi maggiore brillantezza. Dotato di una solida tecnica, che gli consente di superare con grande scioltezza i passi di carattere virtuosistico, Martin Helmchen affronta questi lavori pianistici con una certa maturità anche dal punto interpretativo. I disegni rapidi dei movimenti vivaci sono affrontati con brillantezza, mentre il movimenti lenti sono eseguiti con espressione. Tra i momenti più significativi di questa incisione si segnalano il secondo movimento dell’Imperatore e il primo movimento del primo concerto, mentre ci si sarebbe attesi maggiore limpidezza nelle semicrome del tema del Rondò del primo concerto. Si tratta questa di un’inezia in un’incisione di ottimo livello qualitativo.