Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791): “Apollo et Hyacinthus” K.38 (1767)

Devono essere stati il successo e lo stupore per risultato di “Die Schuldigkeit des ersten Gebots” K.35 (1767)a far sì che il piccolo Mozart ricevesse immediatamente un’altra commissione operistica, o pseudooperistica, per un Intermezzo musicale da rappresentarsi nel intervalli della tragedia Latina “Clementi Croesi” di padre virus Rufinus Widl, docente di sintassi presso l’Università di Salisburgo. Era infatti consuetudine che, alla fine del trimestre, gli studenti rappresentassero una “pièce” di  argomento edificatante. Seguendo una prassi del teatro profano, gli atti del dramma venivano inframezzati dell’esecuzione di intermezzi musicali, che nel loro insieme venivano a costituire un’opera breve: nel caso specifico “Apollo et Hyacinthus”, tratta dallo stesso Widl con grande libertà dalle Metamorfosi di Ovidio e che il piccolo Mozart venne chiamato a mettere musica. il Il tutto venne rappresentato il 13 maggio 1767 con un nuovo successo personale del compositore in erba.
Nella versione del mito offerta da Ovidio, il giovinetto Hyacinthus era concupito sia dal dio Apollo (al quale accordava i suoi favori sessuali) sia dal Vento di Ponente (Zephyrus). Poi,  per la preferenza accordata al dio, veniva ucciso dal Vento; ad Apollo non rimaneva quindi che tramutare il corpo del giovinetto nel fiore del giacinto. Ovviamente la versione  Widl, già basata su qualche rielaborazione settecentesca, bandiva le implicazioni omosessuali. Il mito viene così sensibilmente modificato: le intenzioni di Apollo (contralto) e di Zephyrus (contralto) si spostano da Hyacinthus (soprano), alla sorella di questi, Melia (soprano), e Zephyrus confida all’amico Hyacinthus la propria gelosia. Il re Oebalus (tenore), padre di Hyacinthus e di Melia) compie un sacrificio ad Apollo, ma il sacrificio non viene accettato, come viene mostrato da un terribile fulmine. E tuttavia Apollo, scacciato da Giove, Ccrca proprio la protezione di Oebalus. Gli chiedi quindi la  mano di Melia, che è felice di accettare l’unione. senonché Zephyrus giunge ad annunciare che Apollo ha appena ucciso gli Hyacinthus, una notizia che suscita lle ire di Oebalus e di Melia. Prima di spirare, però, Hyacinthus  rivela che il suo assassino non è opera di Apollo, bensì proprio Zephyrus (evidentemente nel tentativo di mandare a monte il matrimonio). Apollo, che già ha provveduto ad arrestare Zephyrus, trasforma Hyacinthus in un fiore e annuncia le proprie nozze con Melia.

I lunghi recitativi Latini nei quali Widl narrò l’azione vennero posti in musica dall’undicenne Wolfgang in modo molto disciplinato e compito. Quanto ai pezzi chiusi, Mozart scrisse una musica che, per molti versi, non si discosta dagli orientamenti stilistici espressi in “Die Schuldigkeit des ersten Gebots”, e  comprensibilmente. La partitura si divide in una Overture è il nove numeri musicali, per l’esattezza: un Coro, cinqu arie (una  ciascuno per i personaggi di Hyacinthus, Apollo, Melia, Zephyrus e Oebalus), due duetti (Melia e Apollo, Melia e Oebalus), e  un terzetto conclusivo (Melia, Apollo e Oebalus).  Predomina in  tutti questi brani la “forma col da capo”. Si distinguono, fra i prezzi solsitici l’aria di Apollo (dove un semplice ritornello sostituisce la ripresa) e l’aria di Zephyrus  (in due strofe); ogni pezzo di insieme presenta una qualche particolarità. Il coro iniziale vede, come sezione centrale, un intervento solistico di Oebalus; il duetto Melia-Apollo ha una sezione centrale intonata dal solo Apollo; il duetto Melia-Oebalus è senza ripresa; il terzetto finale inizia come un’aria per trasformarsi in un canto a tre. L’orchestrazione appare piuttosto rifinita in tutti i pezzi vocali, tanto che le voci passano talvolta in secondo piano rispetto al tessuto orchestrale. Ciò nonostante, rispetto a “Die Schuldigkeit des ersten Gebots” l’invenzione musicale di Mozart soffre forse di una partecipazione meno personale, cose di cui è responsabile forse l’ampollosità del testo latino. Le singole arie non si propongono tanto la raffigurazione di un personaggio, quanto piuttosto quella di un “affetto” paradigmatico; talvolta, come nel caso di Apollo, in modo non particolarmente fantasioso. La fantasia dell’autore si accende soprattutto nei due brani finali, che in qualche modo riescono ad attirare il peso drammatico dell’intera partitura: il duetto Melia-Oebalus è una pagina così intensa che Mozart la recuperò, l’anno seguente, come “tempo lento” di sinfonia., e il finale si mostra più personale e variato nel trattamento delle voci. Vi sono poi due efficaci recitativi accompagnati. La critica storica, interessata soprattutto a cogliere le “premonizioni” dello stile teatrale maturo, ha  considerate proprio questi recitativi come i passaggi più interessanti della partitura, per il loro realismo. Passaggi simili denotano invece proprio il limite maggiore dell’opera infantile: il rapporto non problematico con il testo poetico, accettato nell’illustrazione del singolo frammento, non recepito nell’arco compressivo della tematica celebrativa o comunque di un’ampia unità narrativa. E tuttavia Apollo et Hyacinthus rivela proprio nel perfetto artigianato della confezione e nella fantasia di molti, se non tutti, i momenti, l’identità di un compositore che appare irresistibilmente attratto dal teatro musicale.