Gian Francesco Malipiero (1882 – 1973): “Tre commedie goldoniane” (1926)

Gian Francesco Malipiero (Venezia, 18 marzo 1882 – Treviso, 1º agosto 1973)
“Tre Commedie Goldoniane”
 Tre commedie su testo proprio, liberamente tratte da“La bottega del caffè”, “Sior Todero brontolon” e “Le baruffe chiozzotte” di Carlo Goldoni.
Prima rappresentazione:Darmstadt, Hessiches Landestheater, 24 marzo 1926
“La bottega del caffè”
Dedicata a Manuel De Falla, comporta un organico costituito da un mezzosoprano, tre tenori, tre baritoni e un basso.

Dopo l’introduzione orchestrale, la scena rappresenta un campiello di Venezia su cui si affaccia un caffè. Quattro garzoni cantano e ballano e Don Marzio (baritono), seduto a un tavolino, osservando la scena, si informa con Ridolfo (il caffettiere – tenore) a riguardo di Lisaura (attrice), ballerina amante del conte Leandro (baritono). Da una bisca lì vicina esce Eugenio (tenore) con Pandolfo (basso, il biscazziere) e si fa dare del denaro da Ridolfo per pagare i debiti di gioco col conte. Appare Placida (moglie di Leandro – mezzosoprano), travestita da mendicante, ed Eugenio la invita alla locanda. Leandro esce e convince Eugenio a ritentare la fortuna. Pandolfo si siede con Don Marzio e gli confida di avere un nascondiglio segreto per le carte segnate. Eugenio vince al gioco e invita tutti a pranzo, anche una donna mascherata sopraggiunta nel frattempo (è Vittoria, sua moglie – attrice), che esita, turbata. Placida riconosce la voce del marito e lo affronta: questi sfodera la spada e la insegue, mentre Eugenio tenta di difenderla. Anche Vittoria si intromette e, scoperta, sviene. Don Marzio si rimette a sedere fuori del caffè e quando arriva il capo dei birri gli rivela l’imbroglio di Pandolfo. Mentre le coppie (Placida-Leandro e Vittoria-Eugenio) si pacificano, Pandolfo arrestato. Tutti accusano Don Marzio come spia e lo allontanano.
“Sior Todero brontolon”
Porta la dedica a Edouard Schneider e impiega due soprani, un tenore e due baritoni.

Nella camera dell’avaro Sior Todero (baritono), Nicoletto (baritono, figlio del fattore Desiderio, baritono) corteggia la cameriera Cecilia (soprano) con parole altisonanti. Arriva Todero e li scaccia; passa poi a rimproverare Gregorio (mimo) perché in cucina si fa troppo fuoco (consumando legna in più). Egli progetta le nozze della nipote Zanetta (attrice) con Nicoletto: in questo modo la dote resterà in casa. Rimasto solo canta una romanza all’amato scrigno, nascosto sotto il letto, che contiene il suo oro. Arriva Marcolina (soprano, madre di Zanetta) infuriata per la storia delle nozze.Cambia la scena (brano orchestrale), e viene presentata una sala da pranzo con invitati. Si festeggiano Zanetta e Meneghetto  (attore) con danze, e Marcolina unisce anche la coppia Cecilia-Nicoletto. Todero, sopraggiunto, viene informato che Zanetta è andata sposa, ma senza dote: il vecchio avaro si mostra soddisfatto. Non così Desiderio, che conduce via per un orecchio il figlio Nicoletto che ha sposato Cecilia.
“Le baruffe chiozzotte”
È dedicata a A.O.M.Kling, direttore della Casa Editrice J.W.Chester di Londra, ed esige l’impiego di tre soprani, due mezzosoprani, tre tenori, due baritoni e due bassi.

Una piazza di Chioggia. Subito si sente il canto amoroso in veneziano di Toffolo (tenore), che posa la sua attenzione su Lucietta (soprano),
fidanzata con Titta-Nane (tenore). Le donne presenti lo chiamano usignolo e merlo e lui si offende. Conocchia (soprano), venditrice di zucca, propone a gran voce la sua merce, mentre Lucietta accusa di spettegolare Checca (soprano), che critica il suo comportamento “leggero” con Toffolo. Dopo un episodio orchestrale, presso le barche una donna e il venditore contrattano vivacemente per un pesce. Intanto padron Toni (basso), tornato dal viaggio, porta regali a moglie e figlia. Checca parlotta con Titta-Nane, Beppe (tenore) contro Toffolo. Più tardi Beppe affronta Toffolo ed estrae un coltello, mentre sopraggiunge Titta-Nane con uno spiedo: tutti accorrono a fermarli. Arriva Isidoro (baritono,rappresentante della giustizia della Serenissima) per condurli tutti in galera, ma le donne lo supplicano: Isidoro promette di perdonarli se tutti faranno pace. I fidanzati si riuniscono e torna l’allegria. Subito passa un gruppo di donne si accapiglia per un futile motivo, strillando e gresticolando. Si allontanano lasciando la piazza cosparsa di oggetti, mentre Isidoro, meditabondo e sconsolato,  resta a contemplare la devastazione.
Dal 1920 al 1922 Gian Francesco Malipiero fu forzatamente lontano  Venezia e la sua nostalgia si tradusse in termini musicali, concretizzandosi in tre opere: La bottega del caffè, Sior Todero brontolon e Le baruffe chiozzotte. Dicendo questo prestiamo fede a quanto Malipiero  stesso scrisse su quste sue opere (“Un viaggio fra calli, campi, palazzi e lagune di un musicista veneziano che si lasciato condurre per mano da Carlo Goldoni”). Possiamo anche aggiungere che il fatto di attribuire la nascita di tre lavori, ispirati al venezianissimo Goldoni, alla nostalgia per Venezia potrebbe essere una prova ulteriore dell’essenziale venezianità di Malipiero; di una cittadinanza che non dipende dal luogo di nascita ma da una conformazione cultura spirituale e culturale, un’abitudine a pensare a sentire in un certo modo, ereditato nel tempo, concretatosì più volte, nel passato e nel presente, in una catena di opere che danno il colore e il tono a una scuola e a un ambiente. In poche parole Malipiero e la sua musica sono Veneziani come lo erano  o lo erano diventati i  Gabrieli e Monteverdi e Vivaldi e le loro musiche, o come lo erano Giorgione e Tiziano e il Tintoretto e la loro pittura. Ma è anche necessario notare che queste opere e, tranne La bottega del caffè, non seguono in modo aderente l’azione dei modelli goldoniani. Questi hanno offerto solo uno spunto a una libera rielaborazione e, molte volte, a un’invenzione  nuova nel soggetto. Non mancano esempi di interpolazioni. Del Sior Todaro brontolon goldoniano non è rimasto quasi nulla e una scena quella dello scrigno, e sata trasferita nell’opera di Malipiero dal Vero Amico. Una diversa trasformazione hanno subito Le baruffe chiozzotte in cui troviamo la canzone di “Toffolo marmottina” che è un frammento di poesia veneziana del XVI secolo e il dialogo che solo in parte originale e in parte tradotto dal veneziano; mentre gli altri versi sono di Goldoni, ma provengono da altri suoi lavori. Solo La bottega del caffè segue con fedeltà l’azione originale ma, ciò che conta è che Malipiero ha creato delle opere autonome che hanno un loro valore, aldilà di ogni  riferimento goldoniano. Caratteri come Don Marzio, Todero, Isidoro, a Venezia e, sono sempre esistiti e Malipiero li ha fatto i suoi, così come Goldoni ti aveva fatti  suoi al suo tempo. Anzi Malipiero ha proprio messo al centro delle sue commedie questi tre personaggi, intuendoli in modo particolare e facendoli il perno di tre momenti diversi della vita veneziana, di tre ambienti rappresentativi e capace di illuminare un ritmo di vita, una sua ragione d’essere.
Infatti, se la vita pubblica fa da cornice, con la voce della strada, della canzone, del pettegolezzo e delle vicende che si intuiscono, al personaggio della bottega del caffè, nel Sior Todero brontolon il racconto si fa più intimo e si chiude tra le pareti domestiche. Mentre sfocia di nuovo all’ aperto, nel respiro e nel colore della laguna, con le vivacità delle baruffe chiozzotte. Opere originali, dunque, quelle di Malipiero; anche da un punto di vista puramente melodrammatico, poiché nel comporle, e gli evitò qualsiasi convenzionalismo antimusicale. Ogni personaggio agisce, musicalmente, secondo le esigenze della situazione; il canto e il silenzio hanno funzione strettamente drammatica, così come, sempre dal punto di vista musicale, l’ha il recitativo parlato che raramente sfocia nella “canzone” liricamente spiegata.D’altra parte, questo recitativo parlato, cioè solamente “intonato”, produce effetti particolari, quali possono dare le “cadenze” in un concerto, svolgendo la loro funzione nel dramma per mezzo del valore timbrico delle voci dei vari personaggi. Per il resto, i recitativi assumono la loro parte nel gioco musicale del contrasto di spessori nel discorso sinfonico, contrapponendo schiarite tonali, timbricamente vivide e leggere e, alla ricchezza corposa dei pieni sinfonici; rendendo l’insieme del procedere musicale più agile e ricco di umori; sempre senza fratture ma costruendo, anzi, un edificio sonoro stilisticamente compatto e omogeneo.
La bottega del caffè fu terminata ad Asolo il 24 settembre del 1922 e nello stesso mese fu finito anche il Sior Todero brontolon.  Precedentemente, vale a dire nel 1920, Malipiero, aveva composto le baruffe chiozzotte.