Bari: Compagnia Altradanza in “La settima” e “Le jeunne homme et la vie”

Bari, Teatro Kismet Opera, DAB (Danza a Bari) 2020
“LE JEUNE HOMME ET LA VIE”
Compagnia AltraDanza
Coreografia e regia di Domenico Iannone
Musica Johann Sebastian Bach
Drammaturgia Ermanno Romanelli
Lighting designer Roberto De Bellis
con Cosimo Viesti, Domenico Linsalata, Teresa Strisciulli
“LA SETTIMA”
Coreografia e regia di Domenico Iannone
Musica Ludwig van Beethoven
Drammaturgia Ermanno Romanelli
Lighting designer Roberto De Bellis
con Fabrizio Delle Grazie, Silvia Di Pierro, Cosimo Viesti, Serena Pantaleo, Miriana Santamaria, Domenico Linsalata, Giada Ferrulli, Sara Buccarella, Simona Cutrignelli, Sara Mitola, Marika Mascoli
Bari, 22 ottobre 2020
La stagione DAB, Danza a Bari, riparte dopo un lungo lockdown, presentando la prima edizione del Festival intitolata “Siamo in Ballo e Balliamo”, una rassegna di danza contemporanea. L’evento, organizzato dal Teatro Pubblico Pugliese, si sarebbe svolto in primavera ma a causa dell’emergenza sanitaria è partito il 16 ottobre e si concluderà domenica 25. Si avvicenderanno varie compagnie di balletto, presentando ognuna il proprio lavoro coreografico, tra cui alcuni spettacoli in prima assoluta.
Giovedì 22 ottobre presso il teatro Kismet Opera di Bari è andato in scena uno spettacolo in prima assoluta, coreografato da Domenico Iannone per la compagnia Altradanza, che ha eseguito due importanti progetti coreografici. Le Jeune Homme et la Vie, il primo lavoro, si apre al pubblico con due figure maschili, due corpi a torso nudo seduti ad un tavolino, i quali respirano seguendo il crescente andamento musicale, con un soffuso movimento delle braccia e degli sguardi, esprimono i tormenti di una realtà muta e indicibile come l’animo umano, attraverso un gesto non codificato che va oltre le parole. La superiorità inquieta dell’io si tramuta in un dialogo dei corpi che si sfiorano, si prendono si lasciano, respirano affannosamente per comunicare la quotidianità dell’essere, la fusione, la separazione, i sentimenti primari di gioia, paura, rabbia e amore. La forza creatrice del coreografo risponde contrariamente al capolavoro Le Jeune Homme et la Mort di Roland Petit e Jean Cocteau (1946), guardando all’amore “come spiraglio di luce e speranza, è simbolo struggente di un ricordo che ancora pulsa, è memoria viva che si fa materia e simbolo di rinascita”. La sintonia dei due danzatori Cosimo Viesti e Domenico Linsalata, giovani interpreti ben orientati a conversare per mezzo del linguaggio artistico incisivo del corpo, si arricchisce e si inquieta con l’incontro di una figura femminile eterea, leggera, sottile, tecnicamente allenata al balletto classico, Teresa Strisciulli prima ballerina dell’Arena di Verona abbigliata con un vestitino bianco, che si interpone tra le due parti maschili. Diventa preziosa, a questo punto, la congiunzione dell’essere e del non essere, si palesa una nuova intesa comunicativa dove i corpi si incontrano e si scontrano sia in un atto a tre compiuto e totalizzante, sia singolare in una personale unica costruzione artistica. Ogni danzatore si libera dal proprio linguaggio dialettico gestuale fino a creare una costruzione artistica d’insieme accomunando ogni singolo corpo in un unico assoluto movimento, in una unità di tempo e di spazio. La grazia e la sensibilità della ballerina si contrappone alla forza travolgente dei due danzatori, in una grammatica corporea affascinante, perturbante, che si aggira nell’ombra guidando lo sguardo dello spettatore empaticamente sui corpi performativi dei danzatori, inducendo la platea al silenzio, sembrando quasi trattenere il respiro.
La Settima, il secondo lavoro presentato nella stessa serata, ha sensibilmente incuriosito il pubblico soprattutto per la Sinfonia di Ludwig van Beethoven, poco utilizzata generalmente per la creazione coreografica. Domenico Iannone ha abilmente coinvolto undici giovani danzatori, grazie alla forza creatrice, dominata dall’estrema sensibilità per il suo lavoro, in un elaborato di forme strategiche, aprendosi a originali pratiche coreografiche. Tutti i ballerini, uomini e donne, Fabrizio Delle Grazie, Silvia Di Pierro, Cosimo Viesti, Serena Pantaleo, Miriana Santamaria, Domenico Linsalata, Giada Ferrulli, Sara Buccarella, Simona Cutrignelli, Sara Mitola, Marika Mascoli, hanno incarnato il messaggio proposto dal coreografo di “riuscire a muovere nello spettatore un moto di gioia, respirare un senso di libertà tutta interiore”. Guardando questi corpi muoversi energicamente di continuo nello spazio riempiendo la scena, quasi senza sosta, si sintetizzano nuovi stati di equilibrio sia singolarmente che di gruppo. La danza è ricca di sfumature, disegni geometrici densi fortemente di spirito espressivo che simboleggiano la fioritura del corpo umano, l’istanza della libertà e della gioia. Ora insieme, ora liberi nel movimento, i danzatori agiscono sullo spazio scenico trasformando il gesto convenzionale in una formula astratta, in un insieme di azioni elaborate dalle braccia e dalle gambe interpretando un lavoro coreografico esteticamente costruito sui diversi piani del percettibile artistico, che attraversa la carne lasciando spazio alla libera immaginazione di una trama silenziosa, ma costantemente presente.
L’essenzialità dei costumi color pastello rivela la carne di figure omogenee dei danzatori, affiatati, ritrovati nei loro sguardi d’intesa; superando la propria fisicità hanno lasciato trasparire dai loro corpi una forza vitale pregna di vigorosa prestanza fisica che è arrivata ad ogni spettatore, incredulo e gioioso di essere in quel teatro, finalmente per godere della visione più intensa e tanto attesa dello spettacolo dal vivo. (foto Gennaro Guida)