Milano, Teatro Dal Verme: Concerto James Feddeck & Daniel Müller-Schott

Fondazione I Pomeriggi Musicali di Milano, Teatro Dal Verme,  76a Stagione concertistica 2020/2021
Orchestra dei Pomeriggi Musicali

Direttore James Feddeck
Violoncello  Daniel Müller-Schott
Felix Mendelssohn-Bartholdy: La favola della bella Melusina, ouverture op. 32; Camille Saint-Saëns: Concerto n. 1 in la minore per violoncello e orchestra op. 33; Felix Mendelssohn-Bartholdy: Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90 “Italiana”
Milano, 7 novembre 2020 in streaming
Il Covid-19 non ferma la musica e, per fortuna, nemmeno l’attività dell’orchestra dei Pomeriggi Musicali milanesi che ha continuato la sua programmazione trasmettendo in streaming il presente concerto nel quale sono stati proposti tre autentici capolavori del repertorio sinfonico: l’ouverture La favola della bella Melusina e la Sinfonia “Italiana” di Mendelssohn ad incastonare il Concerto n. 1  in la minore per violoncello e orchestra che, composto nel 1872, aveva proiettato il trentasettenne Saint-Saëns nel gotha dei compositori francesi dell’epoca. Ad eseguirlo è il violoncellista Daniel Müller-Schott che, dotato di una splendida tecnica evidente nei passi virtuosistici come la travolgente coda o le doppie corde, sa trovare una cavata veramente espressiva nei momenti lirici di questo brano che si svolge essenzialmente nel registro tenorile del violoncello. L’orchestra accompagna il solista senza mai soverchiarlo ed anzi ben concertando laddove altri strumenti (soprattutto i fiati) dialogano con esso. Buona nel complesso la concertazione di James Feddeck soprattutto per quanto attiene al Concerto e alla Sinfonia “Italiana”, dove mostra di aver scelto non solo degli ottimi tempi, scorrevoli nel primo e nel quarto movimento, ma anche delle sonorità fresche e comunque adeguate che ben si attagliano all’apollinea bellezza che caratterizza questo lavoro di Mendelssohn. Forse un maggiore approfondimento avrebbe richiesto la concertazione dell’ouverture, La favola della bella Melusina, dove qualche sonorità non è apparsa troppo controllata e dove si è percepito poco il carattere magico che aveva colto Schumann quando aveva parlato di figura magica delle onde. Bisogna, però, dire che l’ascolto filtrato attraverso il mezzo tecnologico non sempre aiuta e, magari, in sala questo aspetto sarebbe stato più evidente.