Ottorino Respighi (1879 – 1936): “Vetrate di chiesa, quattro impressioni sinfoniche”

“Vetrate di chiesa”, quattro impressioni sinfoniche
La fuga in Egitto (Molto lento) – San Michele Arcangelo (Allegro impetuoso) – Il mattutino di Santa Chiara (Lento) – San Gregorio Magno (Lento-Moderato)

Risale ai primi anni del 1925, dopo il successo ottenuto all’Augusteo di Roma con i Pini di Roma, il progetto di un altro poema sinfonico, meglio conosciuto come “impressioni sinfoniche”, Vetrate di Chiesa in cui l’autore descrive i portali riccamente decorati di una chiesa antica ma ideale, servendosi di una grande abilità di orchestrazione che gli permise di annullare quasi il divario fra musica pura e musica descrittiva, fra spirito religioso e laico, fra stile antico e stile moderno. Questo lavoro, infatti, eseguito nel mese di febbraio 1927 alla Symphony Hall di Boston con la direzione Sergej Koussewitzki, non è altro che l’orchestrazione dei Tre preludi su melodie gregoriane per pianoforte del 1919 a cui l’autore aggiunse un quarto movimento, attribuendo, nel contempo, titoli originali. I Preludi erano stati concepiti in un periodo in cui Ottorino Respighi aveva avuto occasione di conoscere ed analizzare il repertorio gregoriano grazie alla moglie Elsa che, in quel periodo, cantava per il marito le melodie del Graduale Romano.
La prima impressione, La fuga in Egitto, traendo ispirazione dal Vangelo di San Matteo, racconta la fuga in Egitto di Giuseppe e Maria col Bambino per sfuggire alla persecuzione di Erode; il brano, che ha un impianto modale sulla scala frigia, presenta una struttura tripartita in cui la prima parte si snoda in una scrittura ariosa su un tema quieto e malinconico, mentre la seconda sezione è più mossa e di carattere modulante. Nella parte conclusiva ritorna il tema gregoriano spoglio. Lo strumento protagonista è il clarinetto, al quale è affidato un importante a solo, accompagnato dagli archi, che descrive la fuga notturna della Sacra Famiglia.
Il secondo movimento, San Michele Arcangelo, si rifà all’episodio narrato da Giovanni nell’Apocalisse e precisamente alla lotta e successiva vittoria sul drago, personificazione di Satana, ingaggiata da un esercito di angeli guidati da San Michele. Per rappresentare la battaglia Respighi innalzò gli ottoni a protagonisti, affidando loro il tema gregoriano sotto un raffinato contrappunto di terzine eseguito dagli archi. Nella parte conclusiva il Bene trionfa nelle sonorità dei legni, mentre gli squilli delle trombe annunciano la sua vittoria finale sul male.
Il terzo movimento, Il mattutino di Santa Chiara, si rifà al XXXIV Fioretto di San Francesco in cui si racconta che la Santa, non potendo partecipare al Mattutino del giorno di Natale a causa di una malattia, fu trasportata dagli angeli in chiesa dove poté assistere alla celebrazione del sacri rito e prendere l’Eucarestia prima di essere riportata nel suo letto. Musicalmente il brano è il più riuscito dal punto di vista timbrico, in quanto la melodia gregoriana, sostenuta da arpeggi e da un pedale che passa dagli archi ai fiati e alla celesta, è continuamente rinnovata nell’ambientazione timbrica ed espressiva. Gli archi, divisi in due parti, e altri impasti strumentali rendono perfettamente un ostinato scampanio nella parte acuta.
Il quarto movimento, San Gregorio Magno, aggiunto e, quindi, di nuova composizione, è dedicato al grande pontefice vissuto nel VI secolo e famoso anche per i canti liturgici che da lui presero il nome di gregoriani. In questo movimento la musica diventa solenne con i rintocchi della campana e i corni che sembrano eseguire un inno a Dio.