OperaLombardia in streaming: “Zaide”

Como, Teatro Sociale, Lombardiaopera stagione 2019/20
“ZAIDE
Singspiel in due atti su libretto di Johann Andreas Schachtner, testo italiano parlato di Italo Calvino
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Zaide GIULIANA GIANFALDONI
Gomatz GIOVANNI SALA
Allazim VINCENZO NIZZARDO
Soliman PAUL NILON
Osmin PIERPAOLO MARTELLA
Uno schiavo DAVIDE CAPITANIO
Orchestra I Pomeriggi musicali
Direttore Alessandro Palumbo
Regia Graham Vick
Scene e costumi Italo Grassi
Luci Giuseppe Di Iorio
Como, Teatro Sociale, 24 novembre 2020 – diretta streaming
Uno dei primi tentativi di Mozart nel campo del “Singspiel” – la tradizionale opera tedesca con arie cantate e recitativi parlati – fu “Zaide” composta verosimilmente intorno al 1779 e mai rappresentata in vita. Il manoscritto delle sole arie cantate fu ritrovato da Kostanze Weber tra le carte del marito dopo la di lui scomparsa mentre il libretto di Johann Andreas Schachtner è sostanzialmente perduto conservandosi solo i testi delle stesse. Da quanto conservato appare evidente il trovarsi di fronte a una “pièce a sauvetage” di ambientazione turchesca in cui molti spunti confluiranno nel posteriore “Die Entführung aus dem Serail” del 1782 in cui ritroveremo però un interesse per il mondo sonoro islamico che in “Zaide” è ancora totalmente assente.
Partendo da quanto conservato Johann Anton André ne realizzò una versione scenica rappresentabile andata in scena a Francoforte nel 1866. Da allora le riprese dell’opera sono state rarissime e in tutti i casi si cercato di raccordare tra loro  le pur splendide arie. Una soluzione ardita fu quella adottata per l’allestimento veneziano del 1982 quando a Italo Calvino fu affidata una riscrittura ex nova delle parti dialogiche. È in questa versione che l’opera torna ora in scena in un progetto di collaborazione tra l’Opera di Roma e il circuito Operalombardia. Calvino agisce sul testo con estrema liberta, elimina totalmente i dialoghi parlati sostituendoli con un monologo narrativo affidato a un attore rinunciando a qualunque velleità di coerenza narrativa scomponendo e ricomponendo l’opera in cui vengono intrecciate in forma ipotetica tutti i possibili sviluppi della vicenda. Si tratta di un tipico esempio dell’ultima poetica calviniana quella in cui l’interesse sulle forme della letteratura e sul loro utilizzo – in forme quasi cubiste – tende a farsi predominante. Riallestire oggi questo esperimento ha ancora un senso? Lo ha solo  se in esso vediamo una testimonianza importante di una stagione di sperimentazione teatrale non trascurabile nella storia culturale del Novecento italiano e anche per marcare chiaramente lo stacco tra quella stagione è noi. Perché è innegabile che oggi ci si senta lontani da un gioco teatrale che è un po’ troppo fine a se stesso, da un intellettualismo freddamente cerebrale che stride  con la sincera umanità delle musiche mozartiane sempre attualissime.
Lo spettacolo di Graham Vick con scene e costumi di Italo Grassi coglie bene il carattere della revisione calviniana. La scena si svolge in un cantiere, forse all’interno di un teatro in ristrutturazione, a rimarcare sia la natura di lavoro in fieri e non completo dell’opera stessa sia il carattere di costruzione progressiva della vicenda introdotta dal testo recitato qui affidato a delle efficacie Arianna Scommegna nelle vesti di una donna delle pulizie che casualmente ritrovati i manoscritti mozartiani tenta di inventarsi una propria versione dell’opera attraverso il gioco caleidoscopico delle possibilità non realizzate. A marcare il piano tra lo spazio reale del cantiere e la proiezione mentale della vicenda narrata contribuiscono la visione tradizionele dei personaggi cantati. Come sempre Vick mostra una particolare cura nella recitazione di tutti gli interpreti, anche quando le scelte estetico-ideologiche suscitano  perplessità.
La parte musicale è affidata ad Alessandro Palumbo che alla guida dell’orchestra I pomeriggi musicali fornisce una lettura, corretta e funzionale anche se priva di particolari slanci.
Sul piano vocale si staglia la prova di Giuliana Gianfaldoni nei panni della protagonista. Il giovane soprano mostra una sincera partecipazione allo stile mozartiano, che appare particolarmente congeniale alla sua voce limpida e cristallina, con un fondo di morbida femminilità che bene si adatta a queste melodie. Un ruolo vocalemente  impegnativo: dal dolente lirismo di “Ruhe sanft, mein holdes Leben” e “Trostlos schluchzet Philomele” raffinati esempi di quel gusto settecentesco per la resa espressiva degli affettii, al tecnicismo della grande aria di furore “Tiger! wetze nur die Klauen”. La sensibilità scenica e l’affascinante figura, radiosa e sensuale come la voce, completano l’ottima riuscita del personaggio.
Giovanni Sala è un Gormaz dalla voce sicura e squillante, lirica ma non esangue, unita a un’innegabile presenza scenica che lo  rende convincente nella parte del protagonista.  Calvino è intervenuto molto sul personaggio di Allazim, il rinnegato cristiano divenuto ministro del Sultano e protettore dei due giovani. La riscrittura tende a scavare – o meglio a creare ex novo –  un personaggio un po’ troppo lineare e positivo. Allazim diventa quindi il ruolo sul quale si delineano le ipotesi contradditorie di Calvino. A Vincenzo Nizzardo va riconosciuto un ottimo lavoro sul versante espressivo in modio da evidenziare queste contraddittorietà di cui non vi è traccia nella musica. Di contro la voce pur solida ed efficace manca un po’ di brillantezza sul piano timbrico.
Pierpaolo Martella canta con il giusto slancio l’aria solistica del capitano delle guardie Osmin; il Soliman di Paul Nilon è vocalmente stanco ma compensa in parte con l’autorevolezza dell’accento in una parte breve e non complessa sul piano vocale. Completa il cast lo schiavo di Davide Capitanio.