Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840 – 1893) “Eugene Onegin”, Polacca

Pëtr Il’ič Čajkovskij (Votkisnk, Urali, 1840 – Pietroburgo 1893)
“Eugene Onegin”, Polacca (Atto III, scena 1)
La prima idea dell’Eugene Onegin risale al 1877 e in particolar modo ad una riunione tenuta nella casa della Lavroskaja, una cantante amica di Čajkovskij, come lo stesso compositore raccontò in una lettera indirizzata al fratello:
“La settimana scorsa ero dalla Lavroskaja. Il discorso cadde sui soggetti per opera… Lizaveta Andreevna improvvisamente disse: ‘E perché non prendere Evgenij Onegin?’ L’idea mi sembrò assurda, e non risposi. Poi, pranzando da solo, mi tornò in mente l’Onegin, cominciai a riflettere, la proposta della Lavrovskaja non mi parve così assurda, mi ci appassionai e alla fine del pranzo la mia decisione era presa. Corsi a comprarmi il testo. Lo trovai con fatica, tornai a casa, lo lessi con entusiasmo, passai tutta la notte insonne e il risultato fu la traccia di una deliziosa opera sulla base del testo di Puškin… Che profondità poetica nell’Onegin! Non mi faccio illusioni, so benissimo che ci sono ben pochi effetti scenici, ben poco movimento. Ma la ricchezza lirica, l’umanità, la semplicità della trama insieme alla genialità del testo sopperiscono a queste manchevolezze”.
Čajkovskij, pur non nascondendo a se stesso le difficoltà del soggetto, privo di effetti teatrali e di azione, si era innamorato di esso al punto tale che lavorò all’opera in modo quasi febbrile riuscendo a completarne le prime quattro scene nel mese di giugno del 1977 mentre si trovava ospite nella tenuta dell’amico Konstantin Šilovskij che, insieme al compositore, aveva curato la stesura del libretto. Il lavoro subì un’interruzione coincisa con il breve e sfortunato matrimonio con Antonia Miliukova e fu ripreso durante il suo soggiorno in Svizzera a Clarens. L’opera fu completata nel mese di febbraio dell’anno successivo durante un soggiorno del compositore a San Remo dove compose la scena del duello dell’atto secondo. La trama dell’opera, che, secondo le intenzioni di Čajkovskij espresse in una lettera indirizzata alla von Meck, doveva mirare alla riproduzione musicale di sentimenti normali, semplici, universali, lontani dalla tragicità esteriore, dalla teatralità, è abbastanza fedele al testo di Puškin eccezion fatta per una modifica del quale il compositore si pentì; nella prima versione, infatti, Tatiana cedeva solo per un attimo all’amore di Onegin cadendo tra le sue braccia, mentre nella seconda l’uomo lo respinge decidendo di restare fedele al marito come accadeva nell’originale letterario.
Il terzo atto si apre con un grande ballo tenuto in una sfarzosa casa patrizia di Pietroburgo dove Onegin, di ritorno da una serie di viaggi, incontra Tatiana, ormai sposa di in ricco principe, innamorandosene. La donna, però, oppone un netto rifiuto alle profferte amorose di Onegin decidendo di restare fedele al marito.

Proprio durante il ballo dell’atto terzo viene eseguita la brillante Polacca, entrata stabilmente come brano a se stante nel repertorio sinfonico. Il brano è aperto da una marziale fanfara e presenta un tema estremamente brillante e gaio.