Terni, Opera InCanto: “The Man who mistook his Wife for a Hat”

Terni, Teatro Secchi, Opera InCanto 2021/21
“THE MAN WHO MISTOOK HIS WIFE FOR A HAT
Opera in un prologo, due scene e un epilogo su libretto di Oliver Sacks, Christopher Rawlence e Michael Morris dall’omonimo saggio di Oliver Sacks
Musica di Michael Nyman
Mrs P. ELISA CENNI
Dottor S. ROBERTO JACHINI VIRGILI
Dott. P. FEDERICO BENETTI
Ensemble In Canto
Direttore Fabio Maestri
Regia e impianto scenico Carlo Fiorini
Terni, Teatro Secchi, 24 febbraio 2021 (diretta streaming).
The Man who mistook his Wife for a Hat” (“L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello”) il nuovo lavoro operistico di Michael Nyman approda a Terni per il progetto OperainCanto purtroppo per una sola recita disponibile in streaming avendo la situazione contingente costretto ad annullare le successive riprese nella stessa Terni, ad Amelia e infine a Roma per la stagione concertistica universitaria de La Sapienza.
Come il titolo lascia intuire il lavoro sfugge  agli schemi tradizionali dell’opera. Tratta da un testo di Oliver Sacks, importante neurologo statunitense che ha anche collaborato alla stesura del libretto affiancando Christopher Rawlence e Michael Morris, il lavoro affronta il tema di una rara malattia neurologica, l’agnosia visiva, che porta il malato a perdere progressivamente il contatto visivo con il mondo, non per cecità, ma per l’incapacità cerebrale di ricomporre correttamente gli stimoli visivi, che però non influisce sulle altre forme percettive, che risultano invece accresciute.
L’opera mantiene, nella sua originalità di soggetto, ha una struttura convenzionale: un prologo e un epilogo, nei quali  il medico espone riflessione e considerazioni sul caso. Nel mezzo, due scene (lo studio medico e la casa del malato) nelle quali il medico conduce con rigore la sua analisi del paziente  e della moglie. I personaggi sono solo tre: basso-baritono, tenore e soprano impegnati in un continuo dialogo.
La musica di Nyman rientra  nel genere del “minimalista” di matrice soprattutto statunitense. Una Scrittura tonale, con l’utilizzo ripetuto di cellule armoniche elementari e una  forte attenzione agli elementi ritmici. Nyman si apre anche in  squarci melodici di una certa intensità e con un tocco di ironia. Resta però – a parere dello scrivente – una musica cerebrale, poco emozionante. Siamo alquanto lontani dalla forza espressiva che ritroviamo in certi lavori di Philipp Glass, anche questo soggetto richiedeva forse un approccio più freddamente analitico.
Lo spettacolo di Terni semi-scenico. I tre cantanti sono davanti ai loro leggii, Alle loro spalle sono riquadrature che trasmettono immagini in un progressivo affastellarsi di forme e colori sempre meno distinti come a rendere partecipi delle disfunzioni visive del protagonista. La parte scenica registica è gestita con rigore e abilità nell’uso degli artifici tecnici da Carlo Fiorini. La visione in streaming ha dato inoltre la possibilità di seguire la rappresentazione in versione VR 360: spostando il mouse del pc o girando lo smartphone, ha offerto differenti punti di vista, per potere vedere l’intero spettacolo con una personale regia dal centro del palcoscenico. Tecnica utilizzata per la prima volta in Italia i uno  streaming di un’opera lirica.
La parte musicale è affidata all’ensemble In Canto sotto la direzione di Fabio Maestri specialisti del repertorio contemporaneo e con una lunga frequentazione con la musica di Nyman e quindi con una perfetta aderenza stilistica. La formazione cameristica, formata tutta da prime parti, tutte perfettamente integrate nella funzionalità d’insieme.
Una partitura di questo tipo richiede un approccio vocale particolare e non facilmente leggibile con i parametri della vocalità lirica tradizionale. Il tenore Roberto Jachini Virgili nei panni del medico il Dottor S. mostra un bel lirismo (quando la partitura lo consente). Solido e ben impostato Federico Benetti nei panni del paziente, Il il Dottor P., un maestro di canto, che offre lo spunto a Nyman di sfoggiare  citazioni,  compresa l’esecuzione completa di “Ich grolle nicht” dai “Dichterliebe” di Schumann. In fondo questa partitura è un inno al potere salvifico della musica, strumento privilegiato con cui il Dottor P. mantiene il suo legame con il mondo, nonostante la malattia. Elisa Cenni appare più “aspra” nei panni della Signora P. la moglie del malato,  ma la stessa scrittura sembra voler spingere in tal senso.