Max Bruch (1838 – 1920): “Concerto n. 1 in sol minore per violino e orchestra op. 26” (1868)

Max Bruch (Colonia 1838 – Friedenau 1920)
Concerto n. 1 in sol minore per violino e orchestra op. 26
Vorspiel (Allegro moderato), un poco più vivo, Tempo I-Adagio-Finale. Allegro energetico-Presto
Dei sei concerti per violino scritti da Bruch sono conosciuti ancora oggi solo tre oltre alla Fantasia scozzese; il Concerto n. 1 è uno dei più famosi del XIX sec. oltre ad essere il primo grande lavoro orchestrale pubblicato da Bruch. La sua composizione fu piuttosto travagliata, in quanto, dopo i primi abbozzi del 1857, esso fu completato nel 1866, ma fu ritirato dopo la prima esecuzione a Coblenza il 24 aprile 1866 e sottoposto a una lunga revisione per la quale Bruch si servì dei suggerimenti ricevuti da altri compositori e violinisti tra cui Joseph Joachim al quale fu dedicata la versione finale del 1868, eseguita a Colonia il 7 gennaio dello stesso anno con Joachim in qualità di solista.
Sebbene steso nella tradizionale struttura Veloce-Lento-Veloce, il Concerto presenta i tre movimenti, tutti in forma-sonata e legati senza soluzione di continuità. Nel primo movimentoAllegro moderato, compare il sottotitolo Vorspiel (preludio) a testimonianza della vecchia intenzione di Bruch di chiamare questo lavoro Fantasia. L’ingresso del solista con una melodia che si costruisce a poco a poco, è preparato da un tranquillo rullo dei timpani e da alcune frasi dei legni. Dopo che l’orchestra acquista il pieno controllo sul motivo dei legni, il violino espone un tema appassionato su un tremolo degli archi e su minacciosi interventi dei timpani. Molto più cantabile è il secondo tema che, esposto nel registro grave del violino, sale verso zone più acute in corrispondenza di un serie di trilli. Lo sviluppo, aperto dal primo tema, si snoda in una sezione tempestosa affidata all’orchestra, mentre il solista si mantiene calmo fino a quando non si produce in una breve cadenza. Una breve ripresa conduce alla coda che prepara il secondo movimento, Adagio, che formalmente è un’aria per violino solista la cui scrittura si fa sempre più intricata fino a quando non raggiunge una forma meno chiaramente definita, ma più focosa nel secondo tema che culmina in tre pesanti sospiri prima per l’orchestra e poi per il solista. Nel terzo movimento, Allegro energetico, la musica prende le forme di una danza gioiosa in stile ungherese che può essere considerata un omaggio sia a Joachim, di nazionalità ungherese, sia al Finale del Concerto per violino di Brahms scritto seguendo i consigli di Joachim. Al tema della danza subentrano una sezione virtuosistica affidata al solista e, poi, una melodia romantica che raggiunge il climax quasi alla fine dell’esposizione. Il tema della danza ungherese ritorna nel concitato e brillante Finale.