Milano, Teatro alla Scala: Dittico Kurt Weill (“Die sieben Todsünden” – “Mahagonny-Songspiel”)

Milano, Teatro alla Scala, stagione lirica 2021-21
DIE SIEBEN TODSÜNDEN
Ballet chanté in nove scene su testo di Bertold Brecht
Musica di Kurt Weill
Anna I  KATE LINDSEY
Anna II LAUREN MICHELLE
Fratello ELLIOTT CARLTON HINES
Madre ANDREW HARRIS
Padre MATTHAÜS SCHMIDLECHNER
Fratello MICHAEL SMALLWOOD
Attore MARTIN CHISIMBA
Ballerino MATTEO GAVAZZI
Danzatrice ELENA DALE
MAHAGONNY-SONGSPIEL
Cantata su testo di Bertold Brecht
Musica di Kurt Weill
Jimmy   ANDREW HARRIS
Bobby   ELLIOTT CARLTON HINES
Billy        MICHAEL SMALLWOOD
Charlie  MATTHAÜS SCHMIDLECHNER
Jessie    LAUREN MICHELLE
Bessie   KATE LINDSEY
Attore   MARTIN CHISIMBA
Ballerino MATTEO  GAVAZZI
Danzatrice ELENA DALE
Orchestra e coro del Teatro alla Scala
Direttore Riccardo Chailly
Regia Irina Brook
Milano, Teatro alla Scala, 18 marzo 2021 (diretta streaming)
Prosegue l’omaggio scaligero a Kurt Weill, il compositore tedesco a lungo ignorato dalle istituzioni liriche tradizionali – almeno in Italia –  sta ora conoscendo una nuova e meritata attenzione.
Dopo il concerto del mezzosoprano Kate Lindsey, in gran parte a lui dedicato, arriva ora il “piatto forte”: la rappresentazione in forma scenica di due dei frutti più maturi della sua collaborazione con Bertold Brecht.
Die sieben Todsünden” (“I sette peccati capitali”) ultimo lavoro del  loro sodalizio, composto dopo la scelta dell’esilio da partte di Weill, in seguito all’affermazione del regime nazista. Questa opera-balletto andò in scena a Parigi nel 1933 con la collaborazione di George Balanchine. Il lavoro è una spietata riflessione sulla società capitalista le cui illusioni erano state spazzate via dal crollo di Wall Street nel 1929, dalla crisi economica che ne derivò travolgendo gli Stati Uniti e poi l’Europa. Brecht e Weill ritraggono in modo impietoso l’America della grande depressione, attraverso la vita  di due sorelle – o forse sarebbe meglio dire delle contrapposte personalità di un’unica figura femminile – che attraversano il paese in cerca di un po’ di fortuna. Un viaggio che si tramuta in una discesa gli inferi fatta di umiliazioni, sfruttamento, prostituzione e accattonaggio e che il contrappunto moralista e ipocrita dei famigliari – reso con una geniale parodia di stilemi tratti dallo stile sacro – rende ancor più grottesco e disumano.
Andata in scena con grande scandalo a Baden-Baden nel 1927 “Mahagonny-Songspiel” è una piccola cantata-scenica. Il lavoro fu però accolto con entusiasmo dalle menti più colte e illuminate – tra tutti Otto Klemperer – e la fiducia che gli autori riponeva in essa lì porterà nel 1930 a rielaborare soggetto e musica all’interno di una grande opera “Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny” che ne rappresenta la versione più nota e rappresentata. Ad accomunarla al lavoro precedente sono sia l’ambientazione americana – qui con la presenza anche di testi in inglese al fianco di quelli in tedesco – e la stessa feroce critica della società capitalistica raccontata dagli abitanti di un luogo immaginario – la città di “Mahagonny” – che di essa è la sintesi degli aspetti peggiori.
Riccardo Chailly ha affermato esplicitamente di studiare e amare questa musica da sempre e questo lo si è sentito chiaramente.  Questa è una delle sue migliori interpretazioni scaligere. Rigorosissimo nell’evidenziare il fortissimo legame con la tradizione classica della scrittura di Weill, mostra una cura esemplare nella resa dei colori orchestrali, così come nella scansione ritmica e agogica. Sostenuto dalla splendida orchestra scaligera, Chailly esalta la complessità della scrittura orchestrale in cui tutta la ricchezza di linguaggi della musica mittel-europea, ma non solo,  del primo Novecento.
Lavori di questo genere, sono anche complessi per la scelta di un cast: da un lato una scrittura vocale d’impianto lirico, dall’altro una  espressività molto lontana da quella del melodramma tradizionale. Lo spettacolo scaligero ha presentato la medesima compagnia in entrambi i titoli affidando ai solisti maschili di “Mahagonny-Songspiel” la funzione “corale” degli interventi dei famigliari in “Die sieben Todsünden”.
Principale protagonista della serata è ancora Kate Lindsey cui spetta in “Die sieben Todsünden” il ruolo di Anna I. Mezzosoprano dal timbro chiaro e dall’emissione morbida e ottimamente controllata, con un temperamento al “calor bianco” e una rara forza espressiva. A voler essere pignoli qualche durezza in acuto si nota, mentre i gravi sono ricchi e mai forzati. In una scrittura come questa quanto conta la perfezione sonora? Poco, certamente molto meno di un fraseggio che morde la linea, che scava la parola, la esalta in tutte le componenti espressive, che fa percepire viva e presenta la tragicità della situazione umana. Si ascolti quanto autenticamente doloroso, quasi privo di ogni residuo vitale è il finale apparentemente ottimistico del lavoro. In “Mahagonny-Songspiel” affronta il ruolo di Bessie, interprete di  uno dei pochi squarci lirici, il bel duetto di “Alabama Song” al fianco del soprano Lauren Michelle che aveva affrontato la parte quasi recitata di Anna II, nel precedente lavoro. La Michelle è un soprano lirico dalle belle doti canore, con un fondo di asprezza, che non guasta in questa musica.
Nelle parti maschili si apprezza la voce imponente e sonora di Andrew Harris basso americano dalle notevolissime qualità vocale da riascoltare in un ruolo più classico. Bello slancio lirico e piacevolezza timbrica per  Matthäus Schmidlechner. Positiva anche la prova di Elliott Carlton Hines solido basso-baritono. Convince forse meno Michael Smallwood, tenore dal timbro un po’  anonimo.
Lo spettacolo di Irina Brook si basa su una scena fissa, uno scalcinato bar di un’isola circondata da un mare di plastica, immagina visiva di quella forza distruttiva del capitalismo. Sullo sfondo vengono proiettate immagini in bianco e nero che si richiamano al  testo. La recitazione è tra il realistico e il grottesco.
Un bell’incontro con Weill nella sala del Piermarini, sperando di poter avere altre belle occasioni, potendo essere finalmente in sala!