Joseph Anton Bruckner (824 – 1896): “Sinfonia n. 9 in re minore”

Joseph Anton Bruckner (Ansfelden, Linz, 1824 – Vienna 1896)
Sinfonia n. 9 in re minore
Feierlich (Solenne), Misterioso-Scherzo: Bewegt, Lebhaft, Trio, Schnell (Mosso, vivace, Trio, presto)-Adagio, Sehr langsam, feierlich
La composizione della Nona sinfonia, che, iniziata nel 1889, fu completata solo nei primi tre movimenti, coincise con gli ultimi anni di vita di Bruckner segnati dalla solitudine e da un progressivo declino ai quali sembrano sottrarlo sia alcune prime esecuzioni di sue composizioni sempre accolte in modo trionfale sia alcuni nuovi amori come quello per Karoline, figlia di Josephine Lang, una sua vecchia fiamma di 25 anni prima, che avrebbe voluto sposarlo, ma che, però, si rifiutò di convertirsi al cattolicesimo, o quello per Adele, figlia quest’ultima di un decoratore, nota come la dama velata per l’abbigliamento con cui si presentò ai funerali del compositore. Nonostante ciò, l’acuirsi di alcuni problemi nervosi costrinsero il compositore, nell’autunno del 1890, a chiedere all’imperatore di essere pensionato come organista di corte e un congedo di sei mesi per malattia al Conservatorio che il 15 gennaio gli conferì una pensione. Altri onori pubblici, come la nomina di dottore Honoris Causa all’Università di Vienna il 7 novembre 1891 regalano qualche momento di gioia negli ultimi difficili anni di vita del compositore che, quasi presago della vicina morte, è preso dall’affannosa volontà di portare a termine la sua Nona sinfonia. Negli ultimi tre anni di vita si aggravò lo stato di salute di Bruckner che, nonostante tutto, il 29 ottobre 1894 riprese i suoi corsi all’Università in condizioni drammatiche, come ricordato da un suo studente:
“Sostenuto dalla domestica Kathi e da un allievo, Bruckner salì penosamente il grande scalone arrestandosi più d’una volta. Gli studenti lo attendevano, rispettosi e trepidi, davanti alla porta dell’aula. Quando si tolse il mantello… furono evidenti le tracce della malattia. Era molto invecchiato, la bocca infossata… il naso assumeva nel viso smagrito  un’evidenza inconsueta. Lo sguardo non aveva tuttavia perso nulla del suo fuoco, del suo spirito, della sua espressione di bontà. «Se soltanto potessi respirare, che uomo sarei» esclamò. I piedi e il ventre erano molto enfiati: «Meglio avere acqua nel ventre che nella testa», sbottò ridendo. Cominciando il corso la sala lo acclamò: «Miei cari amici, voi sapete che in questo mondo non ho che voi e la composizione».
Nonostante le precarie condizioni fisiche Bruckner continuò a comporre e il 30 novembre completò l’Adagio e iniziò il Finale della Nona e la sera di Natale si sedette per l’ultima volta all’organo a Klosternburg concludendo la sua esibizione con una nota falsa essendogli scivolato il piede sulla pedaliera. L’11 ottobre 1896, proprio, mentre, seduto al pianoforte, stava lavorando al Finale della Nona, sente un forte brivido, chiede del tè caldo, si mette a letto e muore, senza riuscire a completare questo suo ultimo lavoro sinfonico. La Sinfonia, che venne eseguita postuma a Vienna l’11 febbraio 1903 sotto la direzione di Ferdinand Löwe che aveva approntato una revisione dei primi tre movimenti, fu ripresa nella versione originale rivista questa volta da Robert Haas, sotto la direzione di Siegmund von Hausegger a Monaco il 2 aprile 1932. Il Finale, ricostruito nel 1986 da Nicola Samale e Giuseppe Mazzucca sulla base degli appunti lasciati da Bruckner, fu eseguito per la prima volta da solo nel mese di gennaio del 1986 dall’Orchestra Sinfonica della Radio di Francoforte diretta da Eliahu Lubal.


Sin dai primi abbozzi risalenti al 1887, appare evidente l’intenzione di Bruckner di costruire, sul modello degli ultimi lavori di Schubert e di Beethoven, al quale il compositore si richiamò anche nella scelta della tonalità di re minore, un grande lavoro sinfonico denso di significati e degno della dedica fervida e sincera al Buon Dio. Il primo movimento, Feierlich (Solenne), Misterioso, di questa sinfonia, monumentale sia nell’organico che nelle proporzioni, ha una struttura plurimotivica con il primo tema che, come accade spesso nei lavori sinfonici di Bruckner, nasce a poco a poco su un tremolo degli archi, a cui è, invece, affidato il cantabile secondo tema. Estremamente raffinato dal punto di vista contrappuntistico è lo sviluppo, mentre due corali precedono la coda del movimento. Il secondo movimento, Scherzo, è un tragico Ländler aperto da un tema in pizzicato degli archi a cui si contrappone una sezione in fortissimo a cui partecipa l’intera orchestra raggiunta dopo un crescendo. Di carattere danzante è anche il Trio, del quale sono protagonisti i violini primi con un tema brillante eseguito in uno staccato spiccato e a un ritmo veloce quanto quello dello scherzo. Protagonisti dell’Adagio, ultimo movimento completato da Bruckner e autentico congedo dalla vita, sono ancora i violini che in apertura descrivono un arco melodico particolarmente ampio e frastagliato; questo movimento è in realtà un caleidoscopio delle possibilità tecniche ed espressive della scrittura di Bruckner con intense armonie che ricordano i cromatismi del Tristano, con squilli di trombe e con i corali di tube tipici dello stile del compositore austriaco.