Venezia, Palazzetto Bru Zane: François Dumont… “Souvenirs d’Italie”

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Tanti baci da Roma”: I compositori a Villa Medici nel XIX secolo
“SOUVENIRS D’ITALIE”
Pianoforte François Dumont
Charles Gounod: “La Veneziana”; Gabriel Pierné:  Brani da “Quinze Pièces” pour piano op. 3; Jules Massenet:” Devant la Madone” (souvenir de la campagne de Rome); Brani da “Dix Pièces de genre” op. 10;  Claude Debussy: “Printemps”: Paraphrase (trascrizione per pianoforte di Léon Roques); Alfred Rabuteau: “Souvenir d’Italie”; “Le Rêve” (Nocturne pour piano); “La Giudecca” (Souvenir de Venise); “Naple£ (Tarentelle).
Venezia, 14 maggio 2021
Conseguire una vittoria al Prix de Rome rappresentò per molto tempo – come spiega il Programma di Sala –  il più ambito riconoscimento per un musicista francese: questo infatti gli consentiva di entrare a far parte di un’élite, ma anche gli assicurava un sussidio e la possibilità di iniziare, in patria, una carriera grazie all’assegnazione di una cattedra di insegnamento o di una commissione da parte dello Stato. Nonostante il racconto, anche articolato, prodotto dagli stessi candidati (Berlioz e Debussy, in particolare), il periodo del soggiorno romano resta avvolto da un alone di dorata leggenda, con molti aspetti ancora da chiarire. E proprio una parte di questo “mistero” intende svelare il Palazzetto Bru Zane, in occasione del suo Festival di primavera 2021.
I cosiddetti “invii da Roma” (la musica scritta dai concorrenti e spedita in Francia) furono numerosi, ma di molte tra queste composizioni, una volta divenute patrimonio della posterità, non si riconosceva l’origine italiana; il che ha contribuito non poco a far passare il soggiorno a Villa Medici per un baloccarsi ozioso e improduttivo. In realtà, pur non imitando le opere italiane, le giovani promesse della musica francese sono quasi tutte profondamente colpite dalla loro esperienza quotidiana al di là delle Alpi e dai paesaggi che hanno  di fronte innanzi tutto a Roma e poi nei loro viaggi tra Napoli e Venezia. Dalla corrispondenza dall’Italia fino alle memorie scritte a fine carriera, si evince quanto tale esperienza – lontano dalle famiglie e dalle abitudini “parigine” – abbia lasciato in questi esordienti un’impressione indelebile, che sarà proficua fonte di ispirazione. Se la dimensione del ricordo trova espressione in forme liriche o sinfoniche, la trasposizione musicale diretta della vita in Italia è affidata alle sonorità del pianoforte, strumento di cui ogni musicista pensionante a Villa Medici poteva disporre.
A una serie di tali composizioni pianistiche era dedicato il primo concerto dell’attuale rassegna, nel cui programma si leggono i nomi, più o meno noti, di musicisti vincitori di altrettante edizioni del Prix de Rome: Charles Gounod (1839), Jules Massenet (1863), Alfred Rabuteau, all’anagrafe Victor-Alfred Pelletier (1868), Gabriel Pierné (1882), Claude Debussy (1884). Alla tastiera, François Dumont, di cui vale la pena di ricordare – visto, tra l’altro, l’argomento della presente recensione – le numerose affermazioni in concorsi pianistici internazionali, tra cui il Frédéric Chopin di Varsavia. Anche in quest’occasione il pianista lionese ha confermato pienamente il prestigio di cui gode a livello mondiale. Ne La Veneziana – in cui Gounod, ormai anziano, rievoca la città lagunare, mentre si trova in esilio a Londra, nel 1873 – ha reso son sensibilità la cullante melodia, piena di dolce mestizia, che la percorre. Grande padronanza tecnica, insieme a ragguardevole finezza interpretativa, si colta nell’esecuzione di brani di Gabriel Pierné e Jules Massenet, compositori che, fin dal loro ritorno, offrirono al pubblico delle istantanee riproducenti le loro escursioni nel Bel Paese. Gli appezzatissimi brani di Pierné erano: Romance sans paroles col suo traboccare di romantica passione; Marche funèbre, che inizia con una melodia di accordi carica di mestizia e solennità; Valse, piena di leggerezza, ma anche di verve; Fantasmagorie con le sue rapide volatine; À l’église, dalle gravi appoggiature, che ha la solennità del corale; Coquetterie, caratterizzata da una seducente melodia su armoniosi arpeggi; L’escarpolette con un tema disteso alla mano sinistra su figure veloci alla destra; Tarentelle assai brillante e concitata, contenente una citazione da Funiculì funiculà.
Quanto a Massenet, hanno conquistato il pubblico: Devant la Madone (souvenir de la campagne de Rome), che si  basa su un semplice luminoso motivo; Barcarolle, graziosa e lieve, lumeggiata di sonorità acute; Mélodie (Élégie jouée dans les Érinnyes), con la sua struggente melodia alla mano sinistra; Saltarello dall’accompagnamento a note staccate per una melodia basata su rapide e guizzanti sequenze.
Ancora, Dumont ha saputo trovare il giusto tono sognante e il tocco morbido, a rendere i sinuosi spunti melodici e le rarefatte sonorità, presenti nella Parafrasi di Printemps (trascrizione per pianoforte di Léon Roques): si tratta di uno degli “invii” da Roma di Claude Debussy, riscritto vent’anni dopo il suo soggiorno nell’Urbe. Felicissima anche l’interpretazione, da parte del pianista francese, di alcune evocazioni di Alfred Rabuteau: Souvenir d’Italie, in cui la dolce trasfigurazione dovuta al ricordo è interrotta dal ritmo scatenato di una danza; Le Rêve (Nocturne pour piano), che inizia con una patetica melodia alla mano sinistra; La Giudecca (Souvenir de Venise), basata su acuti liquidi arpeggi; Naples (Tarentelle), dalle turgide armonie e dai ritmi tipicamente concitati con un intermezzo liricheggiante.
Due doviziosi bis: un omaggio a Liszt – che frequentò Villa medici e conobbe Debussy e Massenet, al quale il maestro ungherese presentò una sua allieva, poi divenuta moglie dell’autore di Manon –, di cui sono stati eseguiti Les jeux d’eau à Villa d Este da “Années de pèlerinage”; e poi un omaggio chopiniano a Venezia con Barcarolle op. 60. Estremo gradimento da parte del pubblico.