Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791): “Don Giovanni ossia Il Dissoluto Punito” (1787)

Dramma giocoso in due atti su libretto di Lorenzo Da Ponte. Prima rappresentazione: Praga, Nationaltheater, 29 ottobre 1787.
Soltanto Beethoven, che  considerava Il flauto magico La sua opera preferita, non apprezzò il Don Giovanni di Mozart per quello che esso è:  un capolavoro assoluto. Il suo giudizio, in questo caso, era velato dall’orrore che la figura libertina del protagonista gli suscitava. E non c’è da meravigliarsi, se si pensa  che gli era l’autore del Fidelio, cioè di una partitura in cui veniva esaltata la santità dell’amore coniugale, come il più alto è nobile fra tutti i sentimenti umani. Ma il “divino fanciullo” Mozart non si era certo scandalizzato al cospetto del Don Giovanni  che l’abate Lorenzo Da Ponte gli aveva scolpito, con straordinaria potenza, in un geniale libretto. Soltanto nella scena finale dell’opera, allorchè  il “dramma giocoso”si innalza in una sfera di cupa grandezza, Don Giovanni appare come un eroe sinistro, come l’incarnazione vivente della dissolutezza dissacrante. In in questa scena tremenda, la figura soprannaturale del Commendatore prende il sopravvento solo colui che, un momento prima dell’entrata della statua di pietra, inneggiava alle “femmine e al buon vino”, disprezzando le suppliche disperate di Donne Elvira.

Tuttavia come ha scritto il musicologo Massimo Mila, anche in questo terribile incalzare del dramma, Don Giovanni “non perde un attimo della sua imperturbabilità e giganteggia in una specie di perverso eroismo, rifiutando ostinatamente di pentirsi della sua vita perduta”. Accanto alla lussuria, ecco il peccato capitale che perderà irrimediabilmente Don Giovanni: l’orgoglio diabolico. Grandi interpreti hanno cercato di conferire alla gigantesca figura del “dissoluto punito”, una compiuta fisionomia: ma a dispetto delle esplorazione profonda degli esecutori, la storia interpretativa di questo questo personaggio non si esaurisce mai. Il fascino di questa creatura artistica così reale e vera, così viva è umana, resta custodita nella cifra misteriosa dell’arte compositiva. Rappresentato a Praga il 29 ottobre 1787, il Don Giovanni mozartiano suscitò l’entusiasmo sfrenato del pubblico. L’opera si compone di 26 numeri (arie e pezzi di insieme, collegati da recitativi “secchi” o “accompagnati”), oltre alla celebre “Ouverture” che fu composta la vigilia della prima rappresentazione di Praga.