Como, Teatro Sociale: “La fanciulla del West”

Como, Teatro Sociale, Stagione d’Opera 2021-22
“LA FANCIULLA DEL WEST”
Opera in tre atti su libretto di Guelfo Civinini e Carlo Zangarini, dal dramma “The Girl of the Golden West” di David Belasco.
Musica di Giacomo Puccini
Minnie REBEKA LOKAR
Jack Rance SERGIO VITALE
Dick Johnson ANGELO VILLARI
Nick DIDIER PIERI
Ashby ANDREA CONCETTI
Sonora VALDIS JANSONS
Trin ANTONIO MANDRILLO
Sid / Billy Jackrabbit  FEDERICO CAVARZAN
Harry MARCO MIGLIETTA
Joe GIUSEPPE RAIMONDO
Happy MATTEO LOI
Bello RAMIRO MATURANA
Larkens MAURIZIO LO PICCOLO
Wowkle CANDIDA GUIDA
Jake Wallace CHRISTIAN FEDERICI
Josè Castro MARCO TOMASONI
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coro OperaLombardia
Direttore Valerio Galli
Maestro del coro Diego Maccagnola
Regia Andea Cigni
Scene Dario Gessati
Costumi Tommaso Lagattolla
Luci Fiammetta Baldiserri
Nuovo allestimento coproduzione Teatri di OperaLombardia
Como, 16 gennaio 2022
Proprio sul finire di una stagione certamente sofferta da limitazioni anti-Covid, riaperture, chiusure e quanto ci può essere nel mezzo, il Teatro Sociale di Como fa centro con una produzione pienamente riuscita, sia sul versante creativo che su quello artistico-musicale. “La fanciulla del West” andata in scena questo fine settimana, ma che ha già debuttato presso due altre piazze del circuito lombardo (Brescia e Pavia) e si potrà ammirare prossimamente a Cremona, si caratterizza per un assetto scenico di ispirazione anglosassone: le presenze più ingombranti sulla scena, infatti, sono pareti attrezzate da americane a vista, di cui una frontale al pubblico (che naturalmente viene tolta per svelare ciò che vi è dietro); l’altra struttura che domina la scena è un praticabile girevole inclinato, che nasconde alcune botole, e che, visto dal lato più alto, ospita la spartana abitazione di Minnie. Per il resto sono pochi specifici attrezzi di scena a conferire un’ambientazione operaia, finalmente liberandosi dalle solite modanature e perlinature lignee che vengono puntualmente rispolverate ad ogni “Fanciulla“: questa ambientazione minimale, contrariamente a quanto visto altre volte, non ha nulla di minimo, anzi, conferisce pienamente la dimensione di povera working class richiesta dal libretto, senza scivolare in nessun manierismo – un plauso allo scenografo Dario Gessati. La regia di Andrea Cigni, in questo contesto, può dunque emergere in tutta la grande attenzione che il regista ha riposto nel lavoro sui personaggi: gestualità, prossemica, mimica facciale, sono tutte curate e coerenti alla vicenda, non consentendo mai allo spettatore di metterne in dubbio la verità drammaturgica; anche i ruoli secondari vengono caratterizzati con posizioni, connotazioni fisiche, posture specifiche, e alla maggior parte degli interpreti è chiaro che debba rimanere nel personaggio il più possibile, non semplicemente esibirsi e aspettare l’uscita di scena – è il caso lampante di Candida Guida (Wowkle), che segue con lo sguardo ogni movimento di Minnie e Dick nel secondo atto, dando così un chiaro senso all’ordine della padrona di allontanarsi. Qualche perplessità sollevano soltanto i costumi di Tommaso Lagattolla, giocati su una modernità talvolta poco poetica, perlomeno per quanto riguarda le mise un po’ troppo mascoline di Minnie (apprezzatissima invece la citazione di Cher anni ‘60 per il personaggio di Wowkle); d’altro canto, raffinate, intelligenti e suggestive sono le luci di Fiammetta Baldiserri, che contribuiscono radicalmente alla fruizione, specialmente della celebre scena della partita a poker nel secondo atto. Anche la compagine musicale si dimostra di grande classe e professionalità, a partire dal maestro Valerio Galli, concertatore sapiente e sferzante, che ama sottolineare il Wagner e il cinefilo dentro Puccini: il gesto sicuro e marcato dà ampia rilevanza a ottoni e percussioni, pretendendo dai cantanti performance fortemente d’impatto; questa aspettativa non viene di certo delusa dai protagonisti dell’opera: Angelo Villari è un Dick Johnson spontaneamente teatrale, la voce, dai bei colori bruniti, appare omogenea e squillante su tutta la gamma. Sergio Vitale, vocalmente solido, porta tutta la sua cura nel fraseggio al servizio di un Jack Rance mai stereotipato; anche Rebeka Lokar costruisce una Minnie forte e dolcissima allo stesso tempo: il soprano sloveno dimostra di sapere giocare con belle dinamiche e sfumature  vocali, nonostante l’imponenza del suo strumento. Si confermano interpreti di spessore anche alcuni di coloro impegnati negli altri ruoli: spicca Didier Pieri, un Nick del tutto convincente sul piano scenico e altrettanto riuscito su quello vocale, morbido e luminoso; si riconferma giovane di talento anche Federico Cavarzan (Sid e Billy Jackrabbit), baritono dalle piacevole venature liriche e dalla solida tecnica; accanto a lui la già citata Candida Guida (Wowkle) contralto dal colore caldo e pastoso; infine anche Christian Federici ci regala un Jack Wallace giustamente malinconico e “agrodolce”, dalla bella linea di canto. Più alterno l’apporto del Coro di OperaLombardia, forse anche a causa di alcune sostituzioni dell’ultimo momento, dovute a positività Covid. Peccato. Ci compiacciamo comunque senz’altro del bel finale di stagione che As.Li.Co. ha regalato alla città, e ci auguriamo sinceramente che questo tenore qualitativo possa contraddistinguere le stagioni future. Foto newreporter©favretto