Jesi, Teatro G.B.Pergolesi:”Il Trovatore”

Jesi, Teatro G. B. Pergolesi, 55.ma Stagione lirica di tradizione 2022
IL TROVATORE”
Dramma in quattro parti di Salvatore Cammarano, dal dramma El Trovador di Antonio Garcia- Gutierrez.
Musica di Giuseppe Verdi
Il Conte di Luna JORGE NELSON MARTINEZ GONZALEZ
Leonora MARILY SANTORO
Azucena CARMEN TOPCIU
Manrico GASTON RIVERO
Ferrando CARLO MALINVERNO
Ines BRIGIDA GARDA
Ruiz FRANCESCO MARSIGLIA
Un vecchio zingaro GIANNI PACI
Un messo ALESSANDRO PUCCI
figuranti Lara Andres, Matteo Catini, Riccardo Rossetti
FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini”
Direttore
Francesco Rosa
Maestro del coro Riccardo Serenelli
Regia Deda Cristina Colonna
Scene e costumi Domenico Franchi
Light designer Fabrizio Gobbi
Nuova produzione in coproduzione con Teatro Sociale di Rovigo, Teatro Comunale “Mario Del Monaco” di Treviso, Fondazione Teatro Coccia di Novara.
Jesi, 23 ottobre 2022
Anche il teatro Pergolesi di Jesi è arrivata la stagione della rinascita. Finalmente si è aperto il sipario sulla cinquantacinquesima stagione lirica di tradizione nel nome di Giuseppe Verdi e del suo Trovatore.  Il celebre titolo è stato proposto in un  nuovo allestimento in coproduzione con il Teatro Sociale di Rovigo, il Teatro Comunale di Treviso e la Fondazione Teatro Coccia di Novara.
Le scene di Domenico Franchi sono essenziali ed astratte nell’evocare un’ispirazione quattrocentesca, una  scalinata, delle colonne, un grande tronco d’albero (per la prima scena del secondo atto). Il tutto immerso in luci soffuse (l’atmosfera pressochè notturna dell’opera), quasi tenui di Fabrizio Gobbi, che creano una morbidezza eterea sulla cruda vicenda. Anche i costumi sempre curati dallo stesso Franchi ruotano attorno a due cromatismi precisi: il rosso (per Azucena e gli zingari) e  il blu della notte per il Conte di Luna. La regista Deda Cristina Colonna ha approfondito lo studio del libretto, cercando interessanti intuizioni pur rimanendo in un ambito tradizionale. All’essenzialità dell’impianto visivo corrisponde una visione che annulla la dimensione dei luoghi, ossia esterno-interno trovano una realizzazione non perfettamente definita, ma quasi evocata. La direzione di Francesco Rosa della Filarmonica Marchigiana è stata complessivamente valida. Il maestro ha cercato i giusti tempi, le giuste dinamiche, i colori adeguati nel mettere in evidenza i momenti più lirici e quelli più sanguigni dell’opera, oltre a un controllo attento delle voci. La partitura è stata eseguita con i consueti tagli, soprattutto nelle riprese delle cabalette. Preciso e attento il coro lirico marchigiano “V Bellini”, diretto dal maestro Riccardo Serenelli, nei numerosi e splendidi pezzi d’insieme.Gaston Rivero è stato un Manrico solido, dallo squillo sicuro. Un personaggio trattato in modo più marcatamente eroico, ma che ha saputo trovare anche l’adeguata dimensione lirica.
La grande scena del terzo atto (
“Ah si ben mio” e cabaletta) è stata risolta efficacemente dal cantante. La vocalità di Marily Santoro non sarebbe l’ideale per il ruolo di Leonora. La cantante parte sottotono e solo nel quarto atto sfoggia un “D’amor sull’ali rosee” di bella linea di canto, così come nel proseguo dell’atto la Santoro mostra una maggiore aderenza vocale al personaggio. Carmen Topciu è stata una convincente Azucena. L’interprete è scenicamente  carismatica, se pur con qualche scivolone “verista”. Il mezzosoprano ha una voce di notevole impatto, un potente registro medio-basso che controlla con sicurezza. Lo stesso non avviene nel registro acuto cha appare spesso forzato. Jorge Nelson Martinez Gonzàlez ha delineato un Conte di Luna nobile ed elegante, forse scenicamente un po’ troppo statico. Il colore vocale è di qualità, così come la linea di canto e il fraseggio. Giusti i colori e passionalità de “Il balen del suo sorriso” così come nel proseguo dell’opera. Carlo Malinverno (Ferrando) ha messo una voce autenticamente da basso, sonora, ben timbrata e incisiva. Un’attenzione alla parola è presente nel racconto iniziale dove il cantante ha mostrato precisione nell’affrontare le insidiose semicrome della partitura. Completavano il cast una piuttosto fragile Ines di Brigida Garda, lo squillante Ruiz di Francesco Marsiglia e i corretti Gianni Paci (un vecchio zingaro) e Alessandro Pucci (un messo). Un pubblico caloroso ha tributato ricche ovazioni agli interpreti, in particolar modo alla Santoro, sia nei saluti finali, che durante l’opera. Prossimo titolo della stagione “Capuleti e Montecchi” di Vincenzo Bellini in scena venerdì 4 e domenica 6 novembre. Foto Stefano Binci