Roma, Teatro India
STORIA DI UN OBLIO
di Laurent Mauvignier
©Les Editions Minuit
traduzione Yasmina Melaouah Ed. Feltrinelli
regia Roberto Andò
con Vincenzo Pirrotta
Roma, 23 Febbraio 2024
“Storia di un oblio” ricostruisce i tragici minuti del pestaggio fino alla morte di un giovane di colore da parte di 4 vigilantes, reo di aver rubato e bevuto una birra. Uno spettacolo eccezionale portato in scena per la prima volta in Italia nel giugno del 2018 da Roberto Andò in una Chiesa di Catania e da allora accolto con enorme successo da pubblico e critica. “Storia di un oblio” è la versione italiana firmata da Yasmina Melaouah è di Ce que j’appelle oubli del 2011 del pluripremiato 57enne scrittore francese Laurent Mauvignier, presentato nel 2012 al Teatro della Comédie-Française a Parigi. Il protagonista per la regia di Roberto Andò è l’attore Vincenzo Pirrotta, che da solo, seduto su una sedia, in attesa che tutto intorno il pubblico prende via via posto, veglia in silenzio il cadavere di suo fratello. Un intimo raccoglimento che piano piano si trasforma nel racconto di una assurda morte e del suo perché. La storia narra di un uomo che in un supermercato di un grande centro commerciale di una città francese ruba una lattina di birra e viene bloccato da quattro addetti alla sicurezza che lo trascinano nel magazzino e lo ammazzano di botte. Un fatto di cronaca eccezionalmente restituito da Laurent Mauvignier in un lungo racconto che ricostruisce la mezz’ora in cui è insensatamente raccolta la tragica fine di un uomo. La performance di Vincenzo Pirrotta si distingue per la sua intensità e la sua versatilità, manifestandosi attraverso una vasta gamma di sfumature vocali. Con una maestria indiscussa, l’attore articolato offre una rappresentazione coinvolgente e autentica, modulando la sua voce dall’intimo sussurro alla rabbia aggressiva, coinvolgendo il pubblico in un dialogo emotivo e potente. Attraverso grida disperate e momenti di raccoglimento, Pirrotta trasmette la complessità del suo personaggio, immergendosi completamente nel ruolo e creando un legame immediato con gli spettatori. La sua capacità di liberarsi delle barriere fisiche, come giacca e camicia, e di restare a busto nudo, aggiunge un elemento di vulnerabilità e autenticità alla sua performance, permettendo al pubblico di percepire la sua presenza fisica in modo più tangibile. La regia di Roberto Andò rappresenta un’audace sfida ai canoni teatrali convenzionali, con un protagonista che esplora una gamma ampia di azioni, incluso un coinvolgente immaginario narrativo e gesti provocatori come interazioni con il pubblico e momenti di tensione. La decisione di mostrare immagini violente, come quelle di Stefano Cucchi morto, ha suscitato reazioni divergenti tra gli spettatori, alcuni dei quali hanno apprezzato la sensibilizzazione, mentre altri l’hanno trovata impositiva. Tuttavia, nonostante le controversie, la performance ha ricevuto applausi calorosi, evidenziando il rispetto per l’impegno dell’ensemble artistico. Qui per tutte le informazioni.