Roma, RomaEuropa Festival 2024
SASHA WALTZ & GUESTS – LUDWIG VAN BEETHOVEN – DIEGO NOGUERA
Beethoven 7
Coreografia Sasha Waltz
Musica Ludwig van Beethoven, Diego Noguera (Live)
Costume Design Bernd Skodzig, Federico Polucci
Light Design Martin Hauk, Jörg Bittner
Drammaturgia Jochen Sandig, Christopher Drum
Ripetitore Jirí Bartovanec
Assistenza Regia e Produzione Steffen Döring
Interpreti Rosa Dicuonzo, Edivaldo Ernesto, Yuya Fujinami, Tian Gao, Eva Georgitsopoulou, Hwanhee Hwang, Sara Koluchová, Annapaola Leso, Jaan Männima, Sean Nederlof, Virgis Puodziunas, Sasa Queliz, Zaratiana Randrianantenaina, Orlando Rodrigue
Prima Nazionale, Coproduzione REF
Roma, Auditorium Conciliazione, 13 settembre 2024
La ricordiamo costantemente al RomaEuropa Festival la coreografa tedesca di fama internazionale Sasha Waltz. Con Kreatur nel 2017 aveva contribuito a conferire una suggestiva visionarietà al festival, grazie anche al lavoro congiunto con la fashion designer Iris Van Herpen, il light designer Urs Schönebaum e il gruppo musicale newyorkese Soundwalk Collective. L’anno prima al Teatro dell’Opera di Roma aveva ambientato il racconto mitologico su Didone ed Enea in una spettacolare vasca piena d’acqua. Quattro anni fa aveva aperto la trentacinquesima edizione del festival con uno stupefacente adattamento de Le sacre du printemps di Stravinskij nella cavea dell’Auditorium Parco della Musica, riportando la speranza in uno dei momenti di tregua della paralizzante pandemia. Dopo l’assenza dello scorso anno, adesso Sasha Waltz è tornata a RomaEuropa Festival con lo spettacolo Beethoven 7. Il suo sguardo è qui rivolto sulla musica classica di Ludwig van Beethoven in uno speciale dialogo con le sonorità elettroniche del compositore berlinese di origine cilena Diego Noguera. Oggetto di particolare riflessione diviene la Sinfonia n. 7 in La maggiore op. 92 con la sua incandescenza e audacia ritmico-sonora, non a caso definita da Wagner stesso una “danza delle sfere a misura d’uomo”. Già nel 2021 la coreografa aveva realizzato sul secondo e quarto movimento della stessa sinfonia un allestimento site-specific per il tempio di Delfi in Grecia. Ora la musica è ripresa nella sua totalità in risposta ad interrogativi su libertà individuale e restrizioni sociali. Non del tutto evidente il rapporto con i suoni esplosivi della musica elettronica di Noguera dal titolo Freiheit/Extasis presentata nella prima parte della serata come una sorta di quinto movimento dello spettacolo. Al compositore è stato chiesto di portare la musica di Beethoven nella contemporaneità. E lui vi ha avvertito un “caos opprimente”. In concreto, la musica si combina con un’atmosfera rarefatta, creata dalla conturbante penetrazione delle luci di Martin Hauk e Jörg Bittner all’interno di una fitta nebbia di fumo. I danzatori hanno i volti ricoperti da sofisticate maschere disegnate da Federico Polucci, che li fanno apparire quasi degli autonomi. I movimenti prendono vita nei loro corpi, senza quasi dipendere da una loro specifica volontà. È una forza interiore a muoverli, che si intensifica grazie alle dinamiche di gruppo, ricordando a volte sentimenti di rivolta e ribellione. Un contrasto interiore non meglio specificato. Al confronto la musica di Beethoven mostra la sua intrinseca poderosità che si esplica in una struttura di ben più chiara limpidezza. Ciò si riflette innanzitutto nei costumi dei danzatori che con le loro fogge di morbide tuniche ed il loro iniziale candore ci riportano ad un’atmosfera classica, cosa che già all’estero ha portato la critica a citare il riferimento all’arte di Isadora Duncan. Una Duncan che a noi però ricorda più che altro le tournée in Russia e i rimandi all’Internazionale. Il tema della libertà affrontato dalla Waltz è evocato infatti visivamente dall’imponente sventolare di una bandiera. Ogni movimento della sinfonia è associato a diversi colori e a differenti drammaturgie corporee, ma nel complesso attraverso il linguaggio della coreografia contemporanea a emergere è soprattutto l’impressione della robustezza musicale, di cui la coreografa cerca di restituire la straordinaria ricchezza ritmica e il complicato ordito strutturale attraverso i passi e la composizione dei gruppi di danzatori sulla scena, senza aspirare a criteri di rigorosa oggettività o scientificità. La musica non avrebbe del resto bisogno di accompagnamento, ed in confronto ad alti lavori della Waltz la tessitura coreografica sembra dirigersi verso un rinnovamento all’insegna della semplificazione. In ultima analisi, tuttavia, come specifico della Waltz – la cui arte è stata definita una sintesi peculiare del Tanztheater tedesco e della New Dance americana, che fonde la teatralità ad una ricerca astratta sul movimento – ad emergere è il vigore della corporeità, riesplorato grazie al rischiarante genio beethoveniano. Una narrazione che si dimentica di essere tale, per esaltare la fisicità musicale dei movimenti. Foto Sebasti