Torino, Auditorium RAI “Arturo Toscanini”
Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI
Direttore Andrés Orozco-Estrada
Richard Strauss: “Der Rosenkavalier” op.59. Suite dall’opera. Igor Stravinskij: “L’oiseau de feu”, Suite dal balletto op.20. Versione 1919 Maurice Ravel: Bolero
Torino, 25 settembre 2024.
Domenica 25 settembre 1994 alle 10.30, nell’auditorio torinese del Lingotto, George Prêtre teneva a battesimo la neonata Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI con un programma identico a quello che ci ha fatto ascoltare, la sera di giovedì 25 settembre, a trent’anni esatti di distanza, Andrés Orozco-Estrada. La circostanza era felice ma nel medesimo tempo anche molto incresciosa: la neonata formazione seguiva allo scioglimento delle altre tre orchestre RAI d’allora: Milano, Roma e l’Alessandro Scarlatti di Napoli. La musica classica, nei fatti, non è mai stata considerata dalla RAI come un core business per cui, a ogni sofferenza di bilancio, è lì che, operati tagli dolorosi, si tenta un riequilibrio dei conti. Il sacrificio delle tre orchestre, che seguiva a quello precedente dei cori stabili, se fu particolarmente doloroso per i molti musicisti che non ebbero la possibilità di trasferirsi a Torino, non lo fu meno per il pubblico che fu costretto, in alcune città, a rinunciare ai concerti “dal vivo” e, in generale, a programmi meno variati e più asfittici. l’OSN RAI ha poi comunque raggiunto una buona stabilità e la si può collocare, ormai con sicurezza, tra le formazioni musicali sinfoniche più prestigiose del continente, conta infatti su solisti e file con qualità indiscutibili. Le formazioni, che si alternano settimanalmente, sono in effetti due ed entrambe contano su un’efficacissima sezione di archi che si appoggia rispettivamente ad Alessandro Milani e a Roberto Ranfaldi, violini di spalla. Le sezioni dei legni, degli ottoni e delle percussioni, come più volte rilevato in queste note, godono di prime parti e file di assoluta eccellenza. Andrés Orozco-Estrada ne è l’attuale Direttore Principale e a lui sono affidati, nella stagione 2024-25, ben nove appuntamenti, compresi i due fuori abbonamento d’avvio, in ricordo del trentennale. Questo primo, celebrato senza fiori e senza retorica, in puro understatement subalpino, constava della Suite sinfonica dallo straussiano Cavaliere della Rosa, a cui seguivano la Suite sinfonica dall’Uccello di Fuoco e il raveliano Bolero. Chi ci fosse stato trent’anni fa e si ricordasse dell’interpretazione di Prêtre forse ne sarebbe uscito deluso e con parecchi dubbi. La quadratura che Orozco-Estrada dà all’orchestra è l’opposto della flessuosità e dello sfumato che vi apportava il direttore francese. L’attacco del Cavaliere della Rosa è stato assolutamente risoluto con un suono quasi urtante nel fortissimo d’avvio. È pur vero che vi domina il tema dello sbrigativo Barone Ochs che, seppur rozzo cultore di birra e di prezzolate grazie femminili, rimane un membro della corte di Maria Teresa. Molto meglio si mette con la scena della Presentazione della Rosa e con i finali Terzetto e congedo della Marescialla, qui le prime parti dei legni, con un gran carico di sensuale sensibilità, sussurrano languide melodie sul magico e traslucido tessuto degli archi. Stravinskij, nell’Uccello di Fuoco, si conferma, pur componendo per un’orchestra in buca, supporto dello spettacolo sul palcoscenico, il geniale allievo di Rimskij-Korsakov e l’erede di Čaikovskij,. Il racconto della fiaba si dispiega netto e chiaro e Orozco-Estrada, con esemplare acribia tecnica, si fa perdonare l’eccessivo marasma sonoro di un finale confusamente strepitante. Lo stesso Direttore, nell’intervista rilasciata in diretta alla commentatrice RAI nel corso dell’intervallo, paventa il rischio di una eccessiva ripetitività ritmica e motivica nel Bolero. C’è stata tutta, il rischio non è stato schivato. L’orchestrazione straordinariamente variata e l’eccelsa sensibilità dei solisti hanno miracolosamente evitato la noia ma, su un ostinato sempre presente ed eguale del tamburino, si è conformata una teutonica ossessività interpretativa. Lontanissima la sinuosità danzante di Prêtre carica di erotismo e di incantevole sadica violenza. L’Auditorio scontava un gran bel “tutto esaurito”, a promuoverlo, oltre alla notorietà del programma e alla fama degli interpreti, la gratuità della serata. Un pubblico festante ha salutato tutti i pezzi e gratificato tutti gli interpreti, direttore, solisti e file, con l’eccitante entusiasmo di applausi scroscianti.