Venezia, Teatro La Fenice: “Le roi David” di Arthur Honegger

Venezia, Teatro La Fenice, Stagione Sinfonica 2023-2024
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Direttore Alfonso Caiani
Voce narrante Laura Marinoni
Soprani Anna Malvasio, Mi Jung Won
Contralti Claudia De Pian, Mariaelena Fincato
Tenori Salvatore De Benedetto, Safa Korkmaz
Arthur Honneger: “Le Roi David”, Psaume symphonique in tre parti su libretto di René Morax. Versione originale 1921
Venezia, 28 settembre 2024
Penultimo appuntamento della Stagione Sinfonica 2023-2024 della Fenice. Sul podio dell’Orchestra e del Coro del teatro, il maestro Alfonso Caiani, che dall’ottobre 2021 lavora stabilmente nel tempio della lirica veneziano come direttore della compagine corale. In programma un titolo non molto frequentato, almeno in Italia: Le roi David di Arthur Honegger, indicato comePsaume symphonique” e particolarmente rappresentativo di quella che il compositore stesso considerava la “componente biblica” della sua natura. Del resto l’interesse per il Vecchio Testamento e, più in generale, per gli argomenti religiosi – come testimoniano i vari oratori da lui composti – costituisce un’importante cifra distintiva dell’autore svizzero-francese, per quanto la sua multiforme produzione ci riveli anche un Honegger meno spirituale, come testimonia Pacific 231, un mouvement symphonique, composto nel 1923, dedicato a una locomotiva a vapore di allora – la Pacific 231, appunto –, di cui imita il rumore; un lavoro frequentemente eseguito in passato, composto sull’onda della sua grande passione per i treni.
Scritte in soli due mesi nel 1921, le musiche di scena per il dramma biblico, Le roi David, di René Morax erano divise, nella versione originale, in ventisette numeri, che dovevano avvicendarsi all’interno di uno spettacolo di circa quattro ore, basato sull’alternanza di musica, danza e dialogo parlato, con l’apporto di un organico formato da voci soliste, coro e piccolo ensemble strumentale. Il successo ottenuto da tale mise-en-scène – che fu rappresentata presso il teatro di Jorat nel piccolo paese di Mezières, l’11 giugno 1921 – indusse il musicista e il drammaturgo a trarne una versione da concerto, collegando i 27 numeri musicali con dei testi affidati a una voce recitante, senza modificare l’organico di partenza. Questa seconda versione fu eseguita per la prima volta a Lione il 21 gennaio 1923.
Honegger fu uno dei più autorevoli componenti de “Groupe des Six”, insieme a Milhaud, Poulenc, Auric, Tailleferre e Durey: un sodalizio artistico tra musicisti con personalità profondamente diverse, ma accomunati dall’avversione alle tendenze dominanti – l’Impressionismo di Debussy e il wagnerismo – e dall’aspirazione a rifondare la musica francese nel nome della semplicità – e sovente dell’ironia – sull’esempio di Satie. Un movimento antiromantico e per certi versi d’avanguardia, quello dei “Sei”, al cui interno, peraltro, Honegger si distingueva per un certo suo attaccamento alla musica del passato, convinto che si dovesse “giocare sempre di nuovo il gioco antico, perché cambiarne le regole significa distruggere il gioco stesso”. In particolare, pur intrecciando nella sua vasta produzione elementi del linguaggio musicale novecentesco – tra cui politonalismo e financo atonalità – con apporti stilistici eterogenei – dalla musica popolare al jazz –, rimase sempre legato al supremo esempio di Bach. Un’originale miscela di arcaismo e modernità caratterizza anche Le Roi David – che in una varietà di colori, melodie, ritmi e armonie, connota i vari episodi della drammatica storia del secondo re d’Israele – costituendo uno dei motivi del suo fascino.
Fondamentale nel corso dell’esecuzione del capolavoro honneggeriano – avvenuta alla Fenice in memoria di Giampaolo Vianello, Sovrintendente del teatro dal 2001 al 2010, nel quinto anniversario della scomparsa – l’apporto dell’attrice Laura Marinoni, quale voce narrante, che ha saputo trovare nei suoi vari interventi l’accento di volta in volta più adatto ad introdurre o commentare questo o quell’episodio: una recitazione epicamente solenne, ma sempre credibile ed equilibrata, pur ricorrendo a una dinamica piuttosto ampia.
Esemplare davvero la prestazione offerta dal piccolo ensemble di componenti dell’Orchestra del Teatro La Fenice, che hanno saputo trarre dai loro strumenti una ricca tavolozza di colori vividi e puri, mettendo in valore il raffinato eclettismo di Honegger che, pur con parsimonia di mezzi costruisce un variopinto mosaico sonoro, dove la tinta di fondo arcaica – per non dire biblica – convive con il linguaggio musicale novecentesco e le reminiscenze bachiane con quelle dell’opera dell’Ottocento. Determinanti per la piena riuscita del concerto la sensibilità e la preparazione del maestro Caiani, che ha guidato con gesto tanto autorevole quanto chiaro l’ensemble strumentale, il coro e le voci soliste; un gesto particolarmente efficace nei passaggi, nei quali il compositore dispiega tutto il suo magistero polifonico. Pagine mirabili in cui il Coro – segnalatosi positivamente in tutto il corso dell’esecuzione – ha sfoggiato, nell’intonare il testo francese, un fraseggio nitido ed espressivo, seguendo con disciplinata partecipazione le indicazioni del direttore. Analogamente convincente la prestazione dei solisti – attinti dal Coro stesso: Anna Malvasio e Mi Jung Won (soprani), Claudia De Pian e Mariaelena Fincato (contralti), Salvatore De Benedetto e Safa Korkmaz (tenori) –, che hanno dimostrato un buon controllo della voce, evitando enfatizzazioni “melodrammatiche” e nel contempo risultando adeguatamente incisivi nei loro interventi ora mesti ora pieni di fervore. Successo pieno per tutti.