Bohuslav Martinů: “Nipponari” H68: “Modrá hodina”, “Stáří”, “Vzpomínka”, “Prosněný život”, “Stopy ve sněhu”, “Pohled nazpět”, U posvátného jezera; “Songs on One Page” H. 294: “Rosička”, “Otevření slovečkem”, “Cesta k milé”, “Chodníček”, “U maměnky”, “Sen Panny Marie”, “Rozmarýn”; Antonín Dvořák: “Evening Songs” Op. 3: “Když jsem se díval do nebe!”, “Umlklo stromů šumění”, “Mně zdálo se”, “Já jsem ten rytíř”, “Když Bůh byl nejvíc rozkochán”; “Songs” Op. 2: “Ó byl to krásný zlatý sen”, “Mé srdce často v bolesti”; Hans Krása: “Four Orchestral Songs” Op. 1: “Geiß und Schleiche”, “Nein!”, “Der Seufzer”, “Galgenbruders Lied an Sophie, die Henkersmaid”; Gideon Klein: “Lullaby”. Magdalena Kožená (mezzoprano), Czech Philharmonic, Simon Rattle (Direttore). Registrazione: Dvořák Hall of the Rudolfinum, Praga, Novembre 2022. 1 Cd Pentatone PTC 5187 077
Magdalena Kožená torna – dopo la registrazione DG del 2000 – a offrire una selezione di composizioni liederistiche ceche. In questo caso la scelta è andata su composizione per canto e orchestra – alcune così pensate originariamente, altre appositamente orchestrate da Jiří Gemrot e Jiří Teml – dove a sostenere il canto è il sempre meraviglioso velluto della Filarmonica Ceca diretta con raffinata sensibilità da Simon Rattle.
Il programma è alquanto interessante e fa conoscere una serie di piccole gemme praticamente sconosciute. È il caso di “Nipponari” op. 68 di Bohuslav Martinů. Composta nel 1912 ma eseguita solo dopo la morte del compositore si presenta come una piccola cantata su poesie tradizionali giapponesi – tradotte in ceco – giocate sull’alternanza di temi primaverili e invernali. E’ palese la suggestione di “Das Lied von der Erde” palesemente ricercata dalla direzione particolarmente mahleriana di Rattle che della composizione ricerca soprattutto il carattere tardo-romantico andando un po’ a scapito di un colore più folklorico e orientaleggiante che la raffinatissima orchestrazione di Martinů rivela in più di un passaggio. Il primo ciclo mostra pienamente anche il taglio vocale della Kozena. Il mezzosoprano boemo presenta ancora una voce di grande fascino, morbida e carezzevole che nel corso degli anni si è fatta più brunita – perfetta per i toni arcani e misteriosi di “Modrá hodina”. La musicalità della linea e la naturale predisposizione per un canto intriso di malinconia compensano ampiamente qualche durezza che gli anni hanno lasciato sul settore acuto.
Sempre di Martinů ma originariamente pensata per canto e pianoforte è “Canti di un paggio” H.294 una serie di brevi schizzi musicali – il più lungo “Sen Panny Marie” non arriva a due minuti – caratterizzati da una irresistibile freschezza espressiva che dà vita a piccoli quadretti di gusto popolaresco perfettamente riusciti. Pur più convenzionale rispetto ai brani autografi di Martinů l’orchestrazione di Teml è comunque godibilissima.
Il programma prosiegue con le “Canzoni della sera” op. 3 di Antonín Dvořák stranamente presentate senza seguire l’ordine originale di numerazione. In questo caso si alternano brani orchestrati dall’autore e nuove orchestrazioni di Jiří Gemrot e se queste ultime non mancano di piacevolezza è palese come gli originali, intrisi di una sensibilità di sapore brahmsiano, si pongano su ben altro livello. La scrittura di Dvořák alterna momenti di esplicita teatralità come “Já jsem ten rytíř” dal taglio operistico ad altri in cui prevale un raccoglimento autenticamente cameristico come “Mně zdálo se” che nell’impeccabile gioco di cesello rappresenta uno dei punti più altri dell’interpretazione della Kožená. Particolarmente interessante la linea melodico in cui fa capolino il celeberrimo tema della “Canzone della luna” di “Rusalka” in “Mé srdce často v bolesti”.
Si passa alla Vienna delle avanguardie con “Quattro lieder per orchestra” di Hans Krása composti nel 1920 quando il giovane compositore boemo era allievo di Alexander von Zemlinsky. Le composizioni tradiscono lo spirito avanguardista del circolo dei giovani compositori viennesi con caratteri decisamente espressionisti sia nella vocalità che nell’orchestrazione pur senza arrivare all’autentica atonalità. Per quanto giovanile la composizione mostra già una notevole maturità compositiva. I testi in tedesco tradiscono l’origine viennese della composizione. Chiude il programma “Lullaby” di Gideon Klein – qui l’orchestrazione è di Jiří Gemrot – ninna nanna ebraica composta da un internato nel campo di concentramento di Terezin in cui la Kožená è magistrale nel far percepire le lugubri ombre che avvolgono una melodia apparentemente così serena.