Novara,Teatro C. Coccia, Stagione lirica 2024
“IL TURCO IN ITALIA”
Melodramma buffo in due atti su libretto di Felice Romani
Musica di Gioachino Rossini
Selim SIMONE ALBERGHINI
Fiorilla ELENA GALITSKAYA
Don Geronio GIULIO MASTROTOTARO
Don Narciso FRANCISCO BRITO
Prosdocino DANIELE TERENZI
Zaida PAOLA GARDINA
Albazar ANTONIO GARÉS
Orchestra Luigi Cherubini
Coro Lirico Veneto
Direttore Hossein Pishkar
Maestro del coro Alberto Pelosin
Regia Roberto Catalano
Scene Guido Buganza
Costumi Ilaria Ariemme
Coreografie Marco Caudera
Luci Oscar Frosio
Novara, Teatro Coccia, 24 novembre 2024
Ultima tappa di un progetto che ha coinvolto anche i teatri di Rovigo, Ravenna, Jesi, Rimini e Pisa la nuova produzione de “Il turco in Italia” firmata da Roberto Catalano arriva sul palcoscenico del Teatro Coccia di Novara ottenendo grande successo nonostante l’ormai abituale carenza di pubblico che affligge il teatro novarese nonostante l’interesse di molte proposte.
Le cose qui funzionano benissimo sul piano musicale dove assistiamo a una delle prove migliori della stagione. Molto interessante la direzione di Hossein Pishkar, giovanissimo direttore iraniano di formazione tedesca che si mostra molto attento e sensibile alle necessità di questo repertorio. Si apprezzano un gesto limpido e pulito che si traduce in una direzione brillante ma mai forzata, con begli squarci melodici e notevole cura dei timbri e dei colori orchestrali. Davvero bello il pianissimo del quintetto del secondo atto così come le sonorità calde e morbide con cui accompagna il duetto della pacificazione tra Geronio e Fiorilla. Altro merito è di eseguire l’opera in forma praticamente integrale e secondo i dettami dell’edizione critica della Fondazione Rossini.
La sensibilità direttoriale è valorizzata dall’alto livello dell’Orchestra Cherubini, forse la migliore tra le compagini strumentali ascoltate in questa stagione a Novara e dalla prova nel complesso positiva del Coro Lirico Veneto.
Compagnia di canto di sicuro prestigio capace di dare un’ottima prova complessiva nonostante qualche variazione dovuta a subentrati problemi di salute. Nel ruolo di Selim l’atteso Nahuel de Pierro ha infatti dovuto abbandonare la produzione sostituite in extremis da Simone Alberghini. La voce del basso bolognese può aver perso qualcosa in brillantezza nel corso degli anni pur restando sempre notevole per sonorità ed espansione ma si tratta di poca cosa di fronte alla statura dell’artista. Alberghini conosce ogni piega di questo repertorio, sa sfruttare al meglio le proprie caratteristiche vocali e soprattutto e un cantante attore di strepitosa comunicativa sempre capace di conquistare il pubblico. Altra entrata in corsa quella di Paola Gardina nel ruolo per lei fin troppo breve di Zaida cui offre una lettura impeccabile sia sul piano vocale sia su quello interpretativo.
Fiorilla è Elena Galitskaya soprano russo dalla voce piccola ma elegante e ben controllata. L’ottima acustica del Coccia sicuramente l’aiuta sul terreno del volume – anche se in “Squallida veste e bruna” si sente la mancanza di un corpo vocale più robusto. La linea di canto è però molto musicale e l’interprete – aiutata anche da un’ottima pronuncia – molto sensibile alle ragioni del personaggio tanto da farsi perdonare qualche forzatura in acuto. Il fisico minuto è perfetto per la figura alla Twiggy pensata dalla regia per il personaggio. I “buffi” sugli scudi, vengono infatti da Geronio e Prosdocimo le migliori prestazioni vocali. Impeccabile Giulio Mastrototaro nei panni del primo. Voce bella, ampia, ricca di armonici, facile nell’emissione. Ottima la qualità di canto che non solo si esalta in sillabati rapidissimi e nitidi ma anche soprattutto in un’espressività intensa che valorizza gli aspetti più umani e patetici del ruolo, tolto da ogni caratterizzazione macchiettistica. Daniele Terenzi ha del Poeta la dizione chiarissima e l’aplomb retorico unite a una voce interessante per robustezza e colore. Una promessa sicuramente da seguire. Francisco Brito affronta l’ingrata parte di Don Narciso – pur sempre scritta per David – con grande sicurezza, timbro piacevole, acuti sicuri e agilità pulite e precise. L’impegnativa “Tu seconda il mio disegno” è risolta con grande sicurezza e in modo pienamente sufficiente. Il volume non è enorme ma il contesto lo agevola al riguardo. Scenicamente riuscitissima la caratterizzazione di un damerino vanesio e superficiale.Timbro piacevole ma tecnica perfettibile specie sugli acuti non così precisi Antonio Garés (Albazar) che si vede riaperta l’aria di sorbetto “Ah! Sarebbe troppo dolce”. Particolare la regia Roberto Catalano che ambienta il tutto in una sorta di programma televisivo anni Sessanta tra Carosello e i varietà di Antonello Falqui con tanto di ballerine in stile Kessler che accompagnano come ombre Fiorilla. Centrale è il tema del consumismo, della società del boom che trova nell’abbondanza di oggetti una ragione di vita – Fiorilla colleziona amanti con lo stesso approccio vanamente consolatorio. In questa vita trasformata in spot pubblicitario tra riviste patinate e onnipresenti inviti all’acquisto – specie del profumo “Vero amore” che accompagna il tutto come sponsor principale – tutto si prosciuga e si mercifica a cominciare dai sentimenti. L’impianto scenico è essenziale e si basa sulla violenta contrapposizione tra il mondo borghese – giallo – degli acquirenti e quello proletario in blu – Coro, Zaida – degli sfruttati dalla macchina del mercato. Solo gli abiti scuri di Selim, l’elemento esotico ed estraneo a entrambi i mondi rompe la contrapposta bicromia. Un’ambientazione quindi sostanzialmente astratta ma che nell’onnipresenza di caffettiera acquistate o restituite occhieggia all’ambientazione napoletana del libretto. Una lettura certo “estrema” ma realizzata con cura e rigore. L’attenzione quasi maniacale per la recitazione, la perfezione dei tempi comici, il senso millimetrico del ritmo rendono lo spettacolo divertente e pienamente godibile. Perfetta nel contesto la caratterizzazione dei personaggi da Fiorilla e Narciso, perfette vittime del sistema a Prosdocimo pubblicitario cinico e disincantato, pronto a tutto per raggiungere i propri scopi. Il finale non manca di far riflettere quando le illusioni del possesso collassano e Fiorilla abbandonate parrucche e vestiti sgargianti ritrova la sua più intima umanità.