Roma, Sala Umberto
AZZURRO
di Paola Ponti
tratto dal libro “Azzurro, stralci di vita” di CURZIO MALTESE
con Sergio Colicchio (il pianista)
musiche Nicola Piovani
luci Danilo Facco
costumi Arabella Bettazzi
coordinamento artistico Norma Martelli
voci registrate Federico Baudino, Irene Colicchio, Carmen Giardina
elaborazione suoni Lorenzo Gardena
direttore di produzione Rosi Tranfaglia
produzione Viola Produzioni – Centro di produzione teatrale
Regia di Carmen Giardina
Un grande giornalista guarda indietro alla sua vita e ne ripercorre le tappe. Curzio Maltese ci conduce in una cavalcata attraverso gli ultimi sessant’anni del nostro Paese, un racconto in cui si ride e ci si emoziona. E’ il racconto di una vita incredibile, travagliata e gioiosa, quella che scorre sul palcoscenico. L’Italia del boom, un Paese ancora ingenuo, rivolto al futuro, dove “persino i poveri potevano essere felici”, il sabato alla Rinascente dove lavora la mamma commessa, il profumo di Mariangela Melato, i foulard di Carla Fracci, le vetrine di Giorgio Armani. La fine dell’innocenza, il 12 dicembre 1969, con la bomba che scoppia a piazza Fontana. La lotta di classe al parco Lambro, il liceo negli anni di piombo, e le risate degli anni ’70, con Beppe Viola, Dario Fo, i comici del Derby: “ridevamo come pazzi e poi con un pensoso e penoso senso di colpa passavamo alle cose serie, la politica, il giornalismo, la cultura ufficiale. Pensa che scemi.” Dopo gli esordi nel giornalismo sportivo, arriva a Repubblica, dove inizia a scrivere di politica quando scoppia l’inchiesta Mani Pulite, seguita dalla discesa in campo di Berlusconi. Ma in Azzurro è l’uomo Maltese a parlare, ed è emozionante il racconto di un’infanzia senza padre, della scomparsa della sorella Cinzia, del grande amore per la moglie e il figlio, della gioia di poter seguire da vicino il lavoro di artisti geniali come Roman Polanski, Renzo Piano, Paolo Conte, Ken Loach e tanti altri. Una ricerca della bellezza che non poteva mai prescindere dall’allegria, che diventa salvifica nei momenti più difficili. Azzurro è un racconto talmente coinvolgente da far pensare fin dalla prima lettura a un naturale approdo al palcoscenico. Il cinema era una delle grandi passioni di Curzio Maltese, così mentre cercavo una chiave per la messa in scena, ho pensato a una scenografia che attraverso pochi elementi rappresentasse l’idea di una sala cinematografica: uno schermo, due poltroncine e un’insegna al neon che riprende il titolo del libro, Azzurro. Questo spazio ideale viene abitato dal protagonista in molti modi, permettendogli di attraversare diverse dimensioni: il ricordo, l’evocazione, il ritrovarsi spettatore della propria vita che scorre come su uno schermo, ma anche momenti di allegria che sfociano in canzoni, quasi come in un musical. Antonio Catania mette il suo talento al servizio di questo impegnativo compito e insieme al suo partner in scena, il pianista Sergio Colicchio, ci trasporta nel viaggio della vita di Curzio Maltese e di un’Italia in cui non possiamo che ritrovarci. Credo che nessun attore meglio di Antonio Catania avrebbe potuto interpretare meglio Curzio Maltese, un uomo innamorato della vita anche nei momenti più difficili, la sua recitazione non è mai enfatica o retorica, ma sempre capace di ironia e umanità. Allo stesso modo la scrittura di Maltese e l’adattamento teatrale di Paola Ponti si sposano alla perfezione con la musica del grande amico Nicola Piovani. Una presenza capace di creare un contrappunto perfetto al viaggio di una vita, nei suoi aspetti divertenti come in quelli più toccanti, in cui tutti possiamo ritrovarci. Carmen Giardina
AZZURRO
di Paola Ponti
tratto dal libro “Azzurro, stralci di vita” di CURZIO MALTESE
con Sergio Colicchio (il pianista)
musiche Nicola Piovani
luci Danilo Facco
costumi Arabella Bettazzi
coordinamento artistico Norma Martelli
voci registrate Federico Baudino, Irene Colicchio, Carmen Giardina
elaborazione suoni Lorenzo Gardena
direttore di produzione Rosi Tranfaglia
produzione Viola Produzioni – Centro di produzione teatrale
Regia di Carmen Giardina
Un grande giornalista guarda indietro alla sua vita e ne ripercorre le tappe. Curzio Maltese ci conduce in una cavalcata attraverso gli ultimi sessant’anni del nostro Paese, un racconto in cui si ride e ci si emoziona. E’ il racconto di una vita incredibile, travagliata e gioiosa, quella che scorre sul palcoscenico. L’Italia del boom, un Paese ancora ingenuo, rivolto al futuro, dove “persino i poveri potevano essere felici”, il sabato alla Rinascente dove lavora la mamma commessa, il profumo di Mariangela Melato, i foulard di Carla Fracci, le vetrine di Giorgio Armani. La fine dell’innocenza, il 12 dicembre 1969, con la bomba che scoppia a piazza Fontana. La lotta di classe al parco Lambro, il liceo negli anni di piombo, e le risate degli anni ’70, con Beppe Viola, Dario Fo, i comici del Derby: “ridevamo come pazzi e poi con un pensoso e penoso senso di colpa passavamo alle cose serie, la politica, il giornalismo, la cultura ufficiale. Pensa che scemi.” Dopo gli esordi nel giornalismo sportivo, arriva a Repubblica, dove inizia a scrivere di politica quando scoppia l’inchiesta Mani Pulite, seguita dalla discesa in campo di Berlusconi. Ma in Azzurro è l’uomo Maltese a parlare, ed è emozionante il racconto di un’infanzia senza padre, della scomparsa della sorella Cinzia, del grande amore per la moglie e il figlio, della gioia di poter seguire da vicino il lavoro di artisti geniali come Roman Polanski, Renzo Piano, Paolo Conte, Ken Loach e tanti altri. Una ricerca della bellezza che non poteva mai prescindere dall’allegria, che diventa salvifica nei momenti più difficili. Azzurro è un racconto talmente coinvolgente da far pensare fin dalla prima lettura a un naturale approdo al palcoscenico. Il cinema era una delle grandi passioni di Curzio Maltese, così mentre cercavo una chiave per la messa in scena, ho pensato a una scenografia che attraverso pochi elementi rappresentasse l’idea di una sala cinematografica: uno schermo, due poltroncine e un’insegna al neon che riprende il titolo del libro, Azzurro. Questo spazio ideale viene abitato dal protagonista in molti modi, permettendogli di attraversare diverse dimensioni: il ricordo, l’evocazione, il ritrovarsi spettatore della propria vita che scorre come su uno schermo, ma anche momenti di allegria che sfociano in canzoni, quasi come in un musical. Antonio Catania mette il suo talento al servizio di questo impegnativo compito e insieme al suo partner in scena, il pianista Sergio Colicchio, ci trasporta nel viaggio della vita di Curzio Maltese e di un’Italia in cui non possiamo che ritrovarci. Credo che nessun attore meglio di Antonio Catania avrebbe potuto interpretare meglio Curzio Maltese, un uomo innamorato della vita anche nei momenti più difficili, la sua recitazione non è mai enfatica o retorica, ma sempre capace di ironia e umanità. Allo stesso modo la scrittura di Maltese e l’adattamento teatrale di Paola Ponti si sposano alla perfezione con la musica del grande amico Nicola Piovani. Una presenza capace di creare un contrappunto perfetto al viaggio di una vita, nei suoi aspetti divertenti come in quelli più toccanti, in cui tutti possiamo ritrovarci. Carmen Giardina