Teatro dell’Opera di Roma Stagione di Opere e Balletti 2024- 2025
“SIMON BOCCANEGRA”
Melodramma in un prologo e tre atti, libretto di Francesco Maria Piave e Arrigo Boito
Musica di Giuseppe Verdi
Simon Boccanegra LUCA SALSI
Maria Boccanegra (Amelia) ELEONORA BURATTO
Jacopo Fiesco MICHELE PERTUSI
Gabriele Adorno STEFAN POP
Paolo Albiani GEVORG HAKOBYAN
Pietro LUCIANO LEONI
Un capitano dei balestrieri MICHAEL ALFONSI
Un’ancella di Amelia ANGELA NICOLI
Coro e Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore Michele Mariotti
Maestro del coro Ciro Visco
Regia Richard Jones
Scene e costumi Antony McDonald
Luci Adam Silverman
Coreografia per i movimenti coreografici Sarah Fahie
Maestro d’Armi Renzo Musumeci Greco
Nuovo Allestimento del Teatro dell’Opera
Roma, 27 novembre 2024
Spettacolo inaugurale della nuova stagione di opere e balletti del Teatro dell’Opera di Roma è questo Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi riproposto nella tradizionale versione del 1881 rivista dall’autore con la collaborazione di Arrigo Boito ed affidato alla direzione del maestro Michele Mariotti e del regista inglese Richard Jones. Questi trova la malinconia come fondamentale cifra espressiva dell’opera e pertanto ritiene di voler trasporre la vicenda in una Genova dell’immediato secondo dopoguerra nella quale il pensiero di una Italia non ancora risollevatasi dalla caduta del Fascismo gli susciterebbe, per analogia, l’evocazione di questo sentimento per le dolorose privazioni subite dalla popolazione. Ogni percorso può essere foriero di nuove letture e va accolto con attenzione ma bisogna far bene attenzione a non rendere “la tinta” di un dramma che già di suo certamente non è dei più allegri e soprattutto vari, troppo uniforme per dirla con Verdi. Nella trama e nella musica del Simone vi sono anche altri sentimenti che ne rendono articolata la vicenda e contribuiscono a scolpirne a tutto tondo i vari personaggi. Così come, volendo proseguire nel parallelo emotivo, l’immediato dopoguerra fu senza dubbio un momento molto duro per la nostra patria ma anche un’epoca di rinnovate energie e di alte tensioni morali. Per esempio tutto lo spettacolo è ambientato in una piazza italiana che ricorda la pittura di De Chirico, sovrastata perennemente da un nero profondissimo ed incombente e il mare, protagonista silenzioso è rievocato solo da un faro e da una grigia scogliera, non si vede né si respira mai. Altro aspetto sottolineato dallo spettacolo e ben presente nel dramma è la lotta fratricida tra patrizi e plebei, i quali spesso si muovono in scena senza una particolare caratterizzazione sociale nel gesto ma si affrontano con singolare ferocia e Simone, uomo magnanimo, d’amore e di pace nel finale ricompone tutti i contrasti. Volendo proseguire nel parallelismo con le recenti vicende storiche italiane ma forse andando un po’ oltre le intenzioni della regia, è bene non dimenticare che all’epoca nella quale viene artificiosamente trasferita l’opera fummo un paese a rischio di precipitare in una sanguinosa guerra civile che avemmo la grazia e l’abilità politica di evitare. Simone ben si colloca in quella temperie ideale esprimendo valori nobili, assoluti e senza tempo che trascendono tanto la Genova trecentesca quanto l’Italia dei primi anni ’50. Curatissima è parsa la recitazione dei vari personaggi anche se prescindendo da aspetti legati al gusto personale, l’idea di far scivolare il dramma storico nella commedia borghese ci lascia molto perplessi e sembra nella sostanza giovare poco alla narrazione. Quanto forse difettava nella parte visiva viceversa viene restituito ampiamente sul versante musicale. Il maestro Michele Mariotti ha trovato accenti diversificati e di rara nobiltà nella ricerca delle atmosfere timbriche, nella chiarezza della concertazione e nelle ispirate pause musicali che si fanno esse stesse teatro. Il mare di Genova, la marina brezza e l’abissale profondità dei sentimenti negati dalle immagini sono tornati prepotentemente, restituiti dalla capacità descrittiva della musica e dal giusto risalto dato alla parola scenica. Ugualmente assai notevole è stata la prova data dal Coro del teatro diretto dal maestro Ciro Visco. Sebbene non sempre collocato in posizioni favorevoli per privilegiare la valorizzazione del suono, ha saputo offrire una ottima prestazione in termini di varietà di colori, precisione musicale e cura del declamato. Momento altissimo della serata è risultato la scena del Gran Consiglio nel quale le pennellate di suono hanno davvero saputo tratteggiare l’individualità di un altro unico e ben definito personaggio. E veniamo agli interpreti vocali. Il Simone sebbene storicamente non sia stata un’opera in assoluto molto rappresentata è stata viceversa per la sua innegabile forza teatrale, il cavallo di battaglia dei grandi protagonisti soprattutto della corda grave. Scorretto metodologicamente e sgarbatamente inutile è il fare paragoni. Spesso poi la memoria inganna e in teatro alla fine contano i risultati della singola serata. Tutto il cast si è dimostrato nel complesso omogeneo e di alto livello soprattutto per l’accuratezza della preparazione, la tensione emotiva e l’intensità della prestazione. Nel ruolo eponimo Luca Salsi ha tratteggiato un corsaro fiero e magnanimo ma anche commosso ed affettuoso, con ricca varietà di accenti e colori vocali raffinati e personali. Eleonora Buratto è stata una Amelia soave ma anche decisa e vocalmente ha regalato momenti di intensa commozione. Michele Pertusi con la sua linea di canto nobile ha conferito tutta la alterigia aristocratica unita ad una sofferta, sincera umanità necessarie al personaggio di Fiesco, degno contraltare morale sul fronte “gentilesco” dei valori espressi dal Doge “plebeo”. Il tenore Stefan Pop è stato un Gabriele Adorno giovane, eroico ed amoroso grazie ad un timbro vocale oggettivamente bello ed omogeneo e ad un fraseggio sicuro ed elegante. Buono anche il Paolo Albiani di Gevorg Hakobyan anche se risolto più sulla ampiezza vocale che non sullo scavo psicologico nel personaggio. Infine funzionali e più che validi sono apparsi Luciano Leoni, Angela Nicoli e Michael Alfonsi rispettivamente nei ruoli di Pietro, dell’ancella e del capitano. Alla fine lunghissimi e sentiti applausi hanno premiato gli interpreti di una serata felice, nella quale tutti si sono espressi con generosa e alta professionalità. Photocredit Fabrizio Sansoni