Roma, Teatro India: “Meno di due”

Roma, Teatro India
MENO DI DUE
scritto e diretto da Francesco Lagi
con Anna Bellato, Francesco Colella, Leonardo Maddalena
Roma, 26 novembre 2024
Alcune migliaia di anni fa, mani ignote tracciavano segni sulle pareti di una grotta, non semplicemente per raffigurare il mondo circostante, ma per lasciarne un’eco, un’immagine trasfigurata dall’umanità che vi si specchiava. Disegni di animali, insetti, mammiferi, e poi un fuoco. Attorno a quel fuoco due figure umane: non statiche, ma in movimento, sospese in una danza o forse immerse in un dialogo gestuale. Due esseri che cercavano di comprendersi, di oltrepassare la solitudine primitiva e costruire un ponte tra sé e l’altro. Quelle due sagome, cariche di tensione e possibilità, sembrano dirci che il rito dell’incontro, quel tentativo incerto e straordinario di colmare la distanza, è un’eredità che attraversa i millenni. È da questa suggestione che Meno di due, l’ultimo lavoro scritto e diretto da Francesco Lagi, prende forma. Uno spettacolo che è insieme indagine, celebrazione e riflessione sul cuore pulsante dell’umano: il desiderio di connessione. Nel microcosmo teatrale concepito da Lagi e messo in scena dalla compagnia Teatrodilina, la narrazione non è solo rappresentazione, ma un atto di evocazione. Sul palco, Anna Bellato, Francesco Colella e Leonardo Maddalena incarnano personaggi che potrebbero essere chiunque: archetipi universali immersi in una storia specifica, eppure capace di trascendere il contesto per raggiungere corde profonde e condivise. La trama è essenziale e lineare, come un disegno sulla roccia, ma nelle sue pieghe risiedono complessità emotive che si svelano lentamente. Lui, interpretato da Francesco Colella, è un uomo calabrese che ha percorso un lungo viaggio per incontrare Lei, interpretata da Anna Bellato, una donna che vive al Nord. La loro conoscenza è iniziata nella virtualità, tra messaggi, foto, vocali: un universo di dati scambiati che ha costruito una vicinanza immateriale, ma densa di aspettative. Ora, in un bar anonimo ma carico di simbolismo, si trovano per la prima volta faccia a faccia. Le foglie a terra, gli ombrelli gocciolanti e il freddo dell’autunno fanno da sfondo al loro incontro, amplificando l’atmosfera di sospensione e fragilità. Entrambi sono attraversati da una trepidazione sottile, quella di chi si appresta a misurare il divario tra l’immagine idealizzata e la realtà tangibile. Lagi riesce a catturare con estrema sensibilità questo momento sospeso, in cui ogni parola, ogni gesto si carica di significati ulteriori. Lui e Lei si muovono nello spazio con esitazione e tenerezza, costruendo un dialogo che si snoda tra ciò che viene detto e ciò che rimane taciuto. Ballano, in una scena che sembra condensare tutto il non detto: un ballo in ciabatte, intimo e disarmante, che svela la goffaggine e la bellezza di chi si espone all’altro senza difese. Ma l’equilibrio che stanno costruendo viene spezzato dall’arrivo di un terzo personaggio, interpretato da Leonardo Maddalena, che irrompe sulla scena con le chiavi di casa in mano e una presenza che non può essere ignorata. È l’altro, il passato o forse il presente di Lei, e con lui si apre una nuova tensione, un nuovo interrogativo. Chi è veramente Lei? Chi è Lui, in rapporto a questa nuova figura che reclama spazio? Il testo di Lagi si muove con eleganza tra la delicatezza e la crudezza, tra la poesia e l’ironia, restituendo una profondità che va oltre le parole. Come in una partitura musicale, il dialogo si intreccia con i silenzi, i gesti, gli sguardi, creando un ritmo che tiene il pubblico in costante tensione emotiva. La scenografia curata da Salvo Ingala è minimale, quasi ascetica, ma ricca di suggestioni. Gli oggetti sulla scena sembrano portatori di memorie, frammenti di storie non dette che si riverberano nel presente. Le luci di Martin Palma disegnano atmosfere che oscillano tra il chiaroscuro della grotta primitiva e la luminosità intermittente di una realtà moderna. Il suono, curato da Giuseppe D’Amato, accompagna con discrezione e precisione, amplificando i momenti di maggiore intensità senza mai risultare invasivo. Anna Bellato, Francesco Colella e Leonardo Maddalena sono straordinari nella loro capacità di incarnare personaggi che vibrano di autenticità. I loro corpi, le loro voci, i loro silenzi costruiscono un linguaggio che va oltre le parole, un linguaggio universale che parla direttamente al cuore dello spettatore. In loro riconosciamo non solo i personaggi, ma noi stessi, con le nostre esitazioni, i nostri dubbi, i nostri tentativi di costruire un legame che resista al peso della solitudine. Meno di due è un’opera che non si limita a raccontare una storia: è un rito moderno, un’esperienza che ci invita a riflettere su ciò che significa incontrarsi, conoscersi, amarsi. Lagi intreccia passato e presente con una maestria che lascia spazio alla contemplazione. Quelle figure dipinte sulle grotte, che danzavano o parlavano attorno al fuoco, sono gli stessi archetipi che vediamo oggi sul palco. Cambiano i contesti, cambiano i mezzi, ma il desiderio di connessione, la tensione verso l’altro, rimangono invariati. E così, Meno di due diventa una ricorrenza necessaria, un momento di introspezione e di condivisione che si rinnova ogni volta che si alza il sipario. Preferibilmente d’inverno, quando il freddo esterno amplifica il bisogno di calore. Lagi e Teatrodilina ci regalano uno spettacolo che non è solo arte, ma un riflesso della vita stessa: fragile, imperfetta, ma infinitamente bella nel suo continuo tentativo di colmare il vuoto. Anche quando, come le linee parallele del titolo, siamo meno di due.