Roma, Teatro Parioli Costanzo
IL NUOTATORE DI AUSCHWITZ
Ispirato alla vera storia di Alfred Nakache e al libro Uno psicologo nei lager di Viktor E. Frankl
Con Raoul Bova
Testo e Regia Luca De Bei
Disegno Luci Marco Laudando
Contributi Video Marco Renda
Musiche Originali Francesco Bova
Aiuto Regia: Barbara Porta
Costumi Francesca Schiavon
Roma, 27 novembre 2024
“Il nuotatore di Auschwitz” intreccia le vite di Alfred Nakache e Viktor Frankl, due uomini accomunati dall’esperienza nei lager nazisti e dalla capacità di resistere e trovare un senso anche nell’abisso dell’umanità. Alfred Nakache, nuotatore di fama mondiale ebreo di origine algerina, deportato ad Auschwitz come detenuto 172763, trova nella sua passione per l’acqua una via per sopravvivere all’orrore. Malgrado le privazioni, la fame e la perdita dei suoi cari, non si arrende. Dopo la liberazione, torna a gareggiare e raggiunge il traguardo delle Olimpiadi di Londra del 1948. Parallelamente, la figura di Viktor Frankl, psichiatra e autore di Uno psicologo nei lager, offre una prospettiva sull’importanza di trovare un significato all’esistenza anche nelle situazioni più estreme, diventando il contrappunto intellettuale ed emotivo alla storia di Nakache. Luca De Bei sceglie un’impostazione minimalista per la regia, valorizzando la parola e le immagini. La narrazione è sostenuta dalla forza del testo e dall’evocazione visiva, con pochi elementi scenografici che suggeriscono piuttosto che mostrare. L’acqua, filo conduttore della storia di Nakache, viene richiamata con semplicità con quattro linee luminose parallele che attraversano il palco, che ricordano le corsie di una piscina, ma anche quelle dei binari che portano al viaggio della sofferenza di Auschwitz. Questo approccio sobrio evita ogni spettacolarizzazione, lasciando che l’intensità della narrazione emerga attraverso dettagli simbolici. Il disegno luci di Marco Laudando gioca un ruolo centrale nell’atmosfera. I colori variano tra azzurri, grigi, bianchi freddi e rossi, richiamando il gelo del lager, il fluire dell’acqua e una luce simbolica di speranza. I chiaroscuri accompagnano i momenti di maggiore introspezione, isolando l’attore e amplificando il senso di solitudine e resilienza. La scenografia, essenziale ma efficace, trova nei giochi di luce la sua forza comunicativa. I costumi, curati da Francesca Schiavon, si distinguono per la loro semplicità e coerenza simbolica. Raoul Bova indossa una maglia e un pantalone grigio, un abbigliamento che richiama un uniforme quasi anonima e spersonalizzante dei detenuti del lager, ma che al contempo evidenzia il legame con la scena essenziale e con la tonalità cromatica dello spettacolo. Raoul Bova, unico attore in scena, affronta un ruolo complesso che richiede equilibrio e profondità. Per chi conosce il suo passato di atleta e campione di nuoto, il legame con il personaggio appare quasi fortuito, la sua esperienza personale come atleta aggiunge autenticità alla figura di Nakache. La sua interpretazione si caratterizza per una compostezza che riflette la tensione del racconto. Si alterna con equilibrio le vite di Nakache e di Frankl, grazie a una performance mai eccessiva, che evita ogni enfasi per lasciare spazio alla loro storia. I due leggii e il centro del palco rappresentano i punti focali da cui si irradia la sua voce. Nella recitazione, il passaggio dal personaggio al narratore mantiene quasi la stessa linea tonale, creando un effetto di continuità che, se da un lato restituisce la sensazione di un unico flusso narrativo coerente, dall’altro potrebbe attenuare la distinzione emotiva tra le diverse voci. Le musiche originali di Francesco Bova sono sobrie, accompagnano lo sviluppo della storia senza mai sovrastarla. I suoni creano un’atmosfera sospesa, accentuando la dimensione riflessiva dello spettacolo e il senso di attesa che permea la narrazione. Il nuotatore di Auschwitz non cerca il forte impatto emotivo, ma punta sulla capacità di suggerire e stimolare riflessioni profonde. Il tema centrale – la resistenza umana contro ogni avversità – viene trattato con rispetto e misura, celebrando il coraggio e la speranza anche nei momenti più bui. È una storia che ricorda a ciascuno di noi che, anche quando si affrontano le acque più gelide della vita, si può continuare a nuotare, trovando nel coraggio e nell’amore la forza per andare avanti. Un inno alla resistenza umana, capace di trasformare l’orrore in un trampolino di lancio verso il senso più profondo della vita.