Dramma per musica in tre atti su libretto di Giambattista Varesco.
Stuttgart, 24 novembre 2024
Come spettacolo operistico inaugurale della nuova stagione, la Staatsoper Stuttgart ha scelto Idomeneo, uno tra i capolavori assoluti del teatro mozartiano, presentato nella versione originale del 1781 con alcuni tagli abbastanza consistenti nel terzo atto. Una partitura ricca e complessa, che costituisce uno dei primi e più impressionanti saggi della genialità teatrale di Mozart per la vastità di respiro e la maestria nel trattamento di scene corali grandiose e di arie squisite per raffinatezza di scrittura vocale e strumentale. Il nuovo allestimento dell’ opera di Mozart era ideato da Bastian Kraft, il quarantaquattrenne regista nativo di Göppingen e residente in Svizzera, che due anni fa aveva ottenuto qui a Stuttgart un grande successo con la sua regia di Rusalka, molto apprezzata per la spettacolarità degli effetti scenici. Per la sua realizzazione teatrale dell’ Idomeneo, Kraft ha invece optato per un’ atmosfera molto essenziale, basata su giochi di ombre e alcuni elementi primordiali come il fuoco e l’ acqua. La rappresentazione scenica è sembrata molto ben riuscita nell’ evidenziare le componenti drammaturgiche del testo, in maniera coerente e senza esagerazioni. In complesso positivo è anche il giudizio sulla parte musicale. Cornelius Meister ha diretto da interprete di grande livello, confermando una volta di più la sua classe di musicista. Gli impasti ricchi e fluidi che il quarantaquattrenne maestro di Hannover ha saputo ricavare dagli splendidi strumentisti dellla Staatsorchester Stuttgart, il respiro conferito ai vasti affreschi corali magnificamente evidenziati dall’ esecuzione dello Staatsopernchor, preparato da Manuel Pujol, e la raffinatezza squisita dei colori strumentali erano le caratteristiche salienti di un’ interpretazione che può essere definita davvero esemplare per coerenza e sagacia di scelte interpretative. Una prova davvero notevolissima da parte di un direttore che si conferma tra i più intelligenti e interessanti interpreti di oggi. Nell’ insieme buona era anche la prova del cast vocale, tenendo conto che Idomeneo costituisce per i cantanti uno dei banchi di prova più ardui nel repertorio mozartiano per la difficoltà della scrittura vocale. La prestazione migliore è stata senza il minimo dubbio offerta da Diana Haller, che nel ruolo di Elettra ha raggiunto quello che forse è il migliore esito di tutta la sua carriera. La cantante fiumana ha dato una prova splendida e completa delle sue possibilità sia nello stile patetico di “Idol mio”, dove ha messo in mostra un “legato” di altissima scuola, che nel virtuosismo spettacolare di arie come “Tutte nel cor vi sento” nel primo atto e la difficilissima “D’ Oreste, d’ Aiace” cantata con i passaggi di coloratura eseguiti “di forza” come Mozart prescrive ed esige. Da tempo io sono convinto delle potenzialità artistiche che questa cantante dimostra di possedere e questa splendida raffigurazione di un personaggio assai arduo e complesso conferma che Diana Haller può legittimamente ambire a una posizione di primo piano come interprete del repertorio belcantistico. Il giovane soprano toscano Lavinia Bini ha dato un ritratto di Ilia scenico e musicale abbastanza interessante per la proprietà stilistica e l’ espressività di un fraseggio molto personale, anche se la voce a volte suona come se fosse sotto sforzo e per questo motivo alcune note del medium sono a volte afflitte da un certo sgradevole vibrato. Ben riuscita mi è parsa soprattutto l’ esecuzione dell’ aria “Se il padre perdei”, nella quale la Bini ha messo in mostra alcuni pianissimi dolci e ben timbrati. Una cantante che potrebbe in futuro arrivare a far cose interessanti in questo repertorio, se riuscirà a perfezionare alcuni particolari della sua tecnica. La trentottenne cantante sassone Annett Fritsch, che impersonava il ruolo di Idamante, ha una voce che decisamente suona come di soprano e quindi nelle scene con Ilia è mancata la necessaria differenza di timbro fra le due voci. La sua interpretazione vocale e scenica è stata comunque molto corretta anche se alcune note del registro basso suonavano deboli. Insufficiente invece è apparsa la raffigurazione del protagonista. Il tenore inglese Jeremy Ovenden ha una voce che potrebbe essere adatta a ruoli tenorili mozartiani come Belmonte, Don Ottavio o Ferrando ma non a una parte come quella di Idomeneo dove si richiede un’ autorità regale nel fraseggio e una forza espressiva che questo cantante non possiede, anche se la celebre aria “Fuor dal mar” è stata cantata da lui in modo abbastanza pertinente, con una buona precisione nelle agilità. Sufficiente anche la prova del tenore Charles Sy come Arbace, anche se la sua parte era molto ridotta a causa dei tagli apportati alla partitura. Il teatro era completamente esaurito e alla fine il pubblico ha applaudito a lungo e calorosamente tutti i componenti della produzione. Foto: Matthias Baus