Firenze, Amici della Musica: András Schiff nell’Arte della fuga (Die Kunst Der Fuge)

Firenze, Teatro della Pergola, Stagione Concertistica degli Amici della Musica di Firenze 2024/25
Pianoforte Sir András Schiff
Johann Sebastian Bach: Die Kunst Der Fuge, BWV 1080
Firenze, 30 novembre 2024
Avvicinarsi a Bach è sempre un’esperienza significativa. Compositore molto fecondo tanto che l’opera omnia, superando un migliaio di lavori fa convivere, in una fitta rete di rimandi, dottrina musicale, teologia, matematica, cabala, retorica, ecc. Ascoltarlo e studiarlo è come immaginare il più complesso ‘contrappunto alla mente e allo spirito’ che si possa concepire in una musica che, pur generatrice di armonia e bellezza, per nostra imperfezione non si è in grado di ‘comprendere’ attraverso la percezione uditiva come accade similmente con la musica humana di boeziana memoria. Pensando alla sua produzione sacra, egli si serve del binomio predicazione/insegnamento tanto da non stupire l’influenza di Athanasius Kircher e, più in particolare, della sua Musurgia universalis. Pur di nutrirsi del ‘verbo bachiano’, attingendo alla metafora, basterebbe l’accettazione al suo invito (Quaerendo invenietis) consapevoli di quanto egli, pur saldamente radicato al passato, costituisca ancora oggi la radice principale da cui far nascere qualsiasi tipo di pianta. Entrando in medias res il concerto che ha visto interprete al pianoforte Sir András Schiff nell’Arte della fuga (Die Kunst Der Fuge), la celeberrima raccolta di composizioni strumentali, senza una specifica destinazione, che insieme all’Offerta musicale (Musicalisches Opfer) BWV 1079 costituisce la summa mai raggiunta nell’arte del contrappunto, è stato un evento indimenticabile. L’espressione del pianista («uno dei più importanti interpreti di Bach del nostro tempo» e Medaglia Bach della città di Lipsia nel 2022): «Bach il più grande della musica», non solo ricorda la communis opinio, ma richiama alla mente il debito che tutti hanno nei confronti degli antichi. La dottrina del compositore (indiscussa auctoritas) dona il privilegio di vedere e intuire lontano solo per il fatto di essere “seduti sulle spalle dei giganti”. Lo stesso cognome, come ricordato da Schiff (riferendosi al sistema tedesco di notazione), è musica (B = Sib; A = La; C = Do; H = si naturale) e oltre ad essere scritto in alcune sue opere, si è ascoltato nel terzo soggetto dell’ultima fuga. L’efficacia della natura del soggetto è talmente forte che molti grandi del passato lo hanno preso in prestito per comporre. Pregevole l’iniziativa del musicista nel presentare e far ascoltare al pianoforte ogni elemento costitutivo ed aspetto trasformativo dell’opera, a partire dalla prima esposizione del soggetto in re minore (Re-La-Fa-Re- Do#-Re-Mi-Fa-Sol-Fa-Mi-Re). Sinceramente però non si può stabilire quanto il pubblico avrà percepito dalla lectio magistralis del visionario maestro ungherese. Di fatto tutta la narrazione, già ardua per gli sprovvisti di competenze compositivo-musicologiche, era ancora più difficile in assenza della partitura e di una consapevolezza di un linguaggio così denso di tecnicismi e rimandi al ragionare con i suoni. Tuttavia, si può affermare che l’operazione di Schiff è stata lodevole in quanto, grazie al suo carisma, è riuscito a far percepire quel ‘profumo paradisiaco’ che si può ammirare attraverso una visione scientifica della musica (Ars Musica) con lo stupore di cui ogni essere umano è dotato. A comprendere l’interpretazione del pianista, nel suo aspirare al logos, era richiesto silenzio onde entrare in contatto con il verbo bachiano. Ascoltare Schiff nello scolpire michelangiolescamente ogni elemento della fuga rimandava alla concezione goethiana dell’architettura come «musica pietrificata», per la sublime ricerca dei colori sul pianoforte, a tratti sembrava ascoltare la significativa varietà e sfumature di alcuni strumenti a tastiera (clavicordo, clavicembalo, organo, fortepiano e pianoforte). Al pubblico, oltre a restituire ogni parte essenziale dei contrapuncta, grazie ad una timbrica molto ricercata, era proposto quanto presentato nell’esposizione della fuga e, pur nell’attraversamento delle tonalità e di alcune mutazioni, si poteva comunque rintracciare ogni elemento della scrittura bachiana. Chissà, quasi avvicinandosi a certi Salomoni, se per comprendere questa musica occorre recuperare la retorica di Quintiliano o le ‘purgatissime orecchie dei principi’, conoscere il pensiero sulla musica di Leibniz, l’opera omnia di Bach oppure guardare agli obiettivi scientifico-musicali rintracciabili in quella Società musicologica tedesca (Die Correspondierende Societät der musicalischen Wissenschaften), quasi ripartenza dalle Arti liberali (in particolare del Quadrivium), eretta nel 1738 dal suo allievo Lorenz Christoph Mizler? O ancora guardare alla musica del ‘600, in particolare a Frescobaldi di cui sappiamo che Bach conosceva ed aveva copiato per studio i Fiori musicali? Di fatto la musica del Kantor è il respiro che mette in contatto con un universo che ancora attende di essere conosciuto del tutto e che, citando il frescobaldiano «Non senza fatiga si giunge al fine», allude al Quaerendo bachiano. Grazie all’eloquenza musicale di Schiff si potevano percepire esempi significativi come il Contrapunctus 6 [per Diminutionem] in Stylo Francese (il ritmo puntato restituisce la sua stessa maestosità) in cui il soggetto è presentato all’inizio dal basso, per diminuzione e per moto contrario nel soprano e ancora, per diminuzione e moto retto, nell’ alto così come la risposta per diminuzione e per moto contrario nel tenore, ecc.Al grande successo del concerto, presenti anche alcuni musicisti (qualcuno seguiva con la partitura) si deve aggiungere il fuori programma con il Tema delle Variazioni Goldberg (BWV 988). Durante l’esecuzione le mutevoli espressioni facciali del maestro di volta in volta sembravano alludere all’attesa del ‘già e non ancora’: in particolare si sono colte nel silenzio del gremitissimo teatro di fronte alla brusca interruzione della Die Kunst Der Fuge la quale ricorda l’incompiutezza dell’opera che si ferma alla battuta 239, ma anche il suo incantevole enigma.